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Sanità & Ricerca

Il gene della tolleranza

È una sorta di agente dell’“ospitalità immunologica”, capace di far accettare al corpo umano la presenza di organi estranei. Impedendo così le crisi di rigetto. La scoperta porta la firma di una sci

di Franco Bomprezzi

«L ?impatto potrebbe essere enorme»: Claudio Bordignon, direttore del Tiget, l?istituto Telethon per la terapia genica, al S.Raffaele di Milano, è abituato a pesare bene le parole, a non suscitare, nemmeno involontariamente, aspettative eccessive in chi attende da anni una risposta, una speranza, una certezza. Ma questa volta il ?potrebbe? ha il carattere della prudenza formale, obbligatoria per gli uomini di scienza, anche quando si trovano davanti a una scoperta ?vera?, importante e foriera di applicazioni nel breve-medio periodo. La scoperta ha fatto immediatamente il giro del mondo, dopo la pubblicazione di rito sulla rivista ?Nature?, l?indiscussa bibbia della comunicazione scientifica in campo genetico. Ed è una scoperta dal nome italiano, quello di Maria Grazia Roncarolo, ricercatrice torinese che ha trovato a Palo Alto, nel DnaxResearch Institute, il centro ideale per sviluppare ricerche di frontiera nel campo immunologico. Adesso anche questo ?cervello? italiano può tornare a lavorare qui, grazie ai finanziamenti di Telethon, e mettere al servizio di tutti il frutto di un lavoro davvero importante e strategico. Dal primo febbraio, infatti, Maria Grazia Roncarolo lavora al Tiget, assumendo la direzione del Laboratorio di Terapia Cellulare, per lo studio della tolleranza imunologica. In questo ambiente professionale di assoluta avanguardia sarà possibile, già verso la fine dell?anno, sperimentare nei trapianti di midollo osseo l?efficacia delle cellule regolatrici/soppressive chiamate ?Tr1?, che, a differenza dei linfociti T, bloccano la reazione di rigetto nei confronti dell?agente estraneo che, con il trapianto, viene immesso nel corpo del paziente. Maria Grazia Roncarolo è stata capace di studiare queste cellule, di comprenderne il funzionamento e l?importanza, di isolarle, di riprodurle con il metodo della clonazione. Siamo a un passo dalla terapia antirigetto ?mirata?, ossia non più un ?bombardamento? del sistema immunitario generale del paziente, come avviene sino ad oggi, per far sì che l?organismo ?accetti? l?intruso, sia che si tratti di un organo nuovo (cuore, polmone, reni) o di una singola cellula (terapia genica). Se l?applicazione clinica della scoperta di Maria Grazia Roncarolo avrà gli effetti sperati, sarà possibile ?mirare? la reazione antirigetto, lasciando inalterate le difese dell?organismo nei confronti di tutti gli altri ?nemici?, dai germi ai batteri. Non solo: la somministrazione delle celluce ?Tr1? sarà limitata nel tempo, e non costringerà il paziente a una terapia immunitaria ?a vita?, con farmaci che inevitabilmente minano le difese complessive dell?organismo. La ricaduta di una scoperta di questo genere è davvero notevole: i ricercatori del Tiget pensano non solo ai trapianti, ma anche alla cura delle malattie autoimmuni, alle malattie infiammatorie croniche, alla terapia genica per le malattie neuromuscolari. E come spesso accade nella scienza, la scoperta è nata da una intuizione semplice, al limite dell?evidenza: la ricercatrice italiana, invece di studiare a fondo le cause degli ?insucessi?, ossia i meccanismo di rigetto che hanno vanificato, con esito mortale, i benefici dei trapianti, ha preferito concentrarsi sui rari casi di?successo?, ossia su quegli organismi che quasi inspiegabilmente hanno accettato senza combattere l??ospite? che veniva loro imposto. Ed è così che si è imbattuta in una grande quantità di cellule ?Tr1?, questi ?agenti segreti? dal grande e inesplicabile potere di calmare le ?guardie del corpo?, quei linfociti T che difendono l?organismo dell?uomo contro tutto e contro tutti. E adesso non resta che attendere i risultati della sperimentazione clinica, per vedere all?opera questi messaggeri della ?tolleranza immunologica?.


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