Welfare & Lavoro

Spagna,Olanda,Usa Qui è già cambiato tutto

Perché a Madrid i trapianti sono il doppio della media Europa? Ad Amsterdam è davvero così facile praticare l'eutanasia?

di Redazione

Ma è vero che nei Paesi stranieri si donano più organi e più volentieri che in Italia? È vero che nella ?cattolicissima Spagna?,come è stato proclamato con sottile perfidia nei giorni scorsi dai giornali italiani, non si pongono ostacoli di sorta a espianti e trapianti, costi quel che costi? È vero che all?estero hanno posto limiti severi a provetta selvaggia, mentre in Italia continuiamo a essere al Far West? È vero che nella progressista Olanda l?eutanasia è, se non legalmente, almeno formalmente libera e accessibile a chiunque? È vero che… In questi giorni di infuocato dibattito bioetico in Italia se ne sono sentite di ogni colore, con l?unico apparente esito di aggiungere confusione a confusione. Il pressappochismo ha fatto il paio con gli interessi di parte, con la sfrenata ideologizzazione delle questioni etiche sul tappeto. E così, se faceva comodo, si poteva anche mettere in giro la voce che in Spagna l?opinione dei parenti non conta nulla, quando si tratta di espiantare un organo. Tanto, avrà pensato qualche giornalista o qualche fine testa d?uovo di politico, chi si prenderà mai la briga di controllare? Nel Far West di solito vince chi spara più forte, o chi le spara più grosse. Proprio constatare questa situazione ci ha spinti a cercare di fare un po? di chiarezza in materia di fecondazione artificiale, trapianti, eutanasia. Con un ?tabellone? semplice e chiaro come quello riprodotto in alto, che mette a confronto le legislazioni dei principali Paesi europei e degli Stati Uniti sui tre delicati temi. E andando poi a vedere cosa accade nei tre Paesi che, nel bene o nel male, sono ritenuti all?avanguardia quanto a trapianti (la Spagna), le tecniche riproduttive (gli Usa), l?eutanasia (l?Olanda). Spagna:un’genzia “recluta” gli organi Se i 31,5 donatori per milione di abitanti del 1998, il doppio della media europea, non fossero abbastanza per convincervi che la Spagna è all?avanguardia in materia di donazione di organi, potete fare un salto all?indirizzo Internet www.msc.es/ont. È il sito dell?Organización Nacional de Transplantes (Ont), l?agenzia per i trapianti del ministero della Sanità che dal 1989 si occupa di promuovere, facilitare e coordinare il trapianto di organi. Ed è la vera chiave del successo spagnolo. Che in realtà non dipende tanto dalla maggior disponibilità degli spagnoli a cedere gli organi in punto di morte. La legge spagnola sui trapianti, infatti, non è molto diversa da quella degli altri Stati europei: il trapianto può eseguirsi solo previo accertamento della morte cerebrale sottoscritto da tre medici diversi da quelli che eseguono l?espianto dell?organo o il suo trapianto, tutti i cittadini deceduti vengono considerati donatori a meno che non abbiano lasciato indicazioni esplicite circa la loro opposizione, anche se, a differenza della legge appena licenziata dai deputati italiani, l?ultima parola spetta sempre ai familiari del donatore che devono dare il loro consenso per iscritto. Ad attirare i donatori spagnoli non è dunque qualche comma particolare, ma piuttosto il lavoro svolto dall?Ont. Che articola i suoi interventi a livello locale, regionale e nazionale, raccoglie tutte le richieste di organi e le fa incontrare con l?offerta dei donatori, organizza efficienti sistemi di trasporto e, soprattutto, si occupa di reclutare nuovi donatori. A questo servono, infatti, una linea telefonica attiva 24 ore su 24 (fornisce ogni sorta di informazioni sui trapianti e riceve circa 10 mila chiamate annuali, di cui l?80% per sapere come diventare donatore) e i Coordinatori nazionali dei trapianti: figure professionali presenti in tutti gli ospedali che spiegano a chi sta per morire che cosa può significare donare i propri organi, stanno vicino alle famiglie aiutandole a decidere e garantiscono che tutti i dati sanitari del donatore siano comunicati alla sede centrale dell?Ont. Molto importante è anche il sistema con cui l?Organizzazione nazionale dei trapianti distribuisce le offerte di organi secondo precisi piani geografici. Il territorio spagnolo è stato suddiviso in sei zone: ogni giorno vengono stabiliti dei turni e le offerte si fanno prima all?ospedale di una determinata zona, quindi alla città o alla comunità autonoma. E se in tutto lo Stato non ci siano ?ricettori? per l?organo offerto, questo – se c?è tempo sufficiente – viene offerto all?estero attraverso l?Organizzazione Catalana di Trapianti di Barcellona. Usa:è solo questione di soldi o di etica Negli Usa la legge sull?inseminazione artificiale, molto permissiva, è in vigore già da 10 anni. Autorizza non solo l?inseminazione artificiale all?interno di una coppia ma anche quella ottenuta utilizzando lo sperma di un terzo uomo. E si va anche oltre. La legge riconosce l?inseminazione artificiale a donne non sposate e autorizza l?affitto dell?utero. Insomma la libertà delle coppie e degli individui è massima. In un Paese multietnico tutto ciò significa molte cose. Innanzi tutto una profonda discriminazione tra coppie o individui benestanti, che possono permettersi di pagare l?inseminazione artificiale, e coppie povere. Come dimostra il caso delle donne che affittano l?utero, normalmente spinte dalle precarie condizioni di vita a fare una scelta tanto estrema. In una recente sentenza la Corte suprema del New Jersey ha fotografato i due volti della miseria e della ricchezza che si incrociano nell?inseminazione artificiale: una giovane donna che aveva affittato il suo utero voleva riavere il proprio figlio naturale ma la Corte ha sentenziato che era molto meglio per il bambino restare nella coppia che lo aveva pagato perché questa gli offriva migliori condizioni di vita. L?America dell?inseminazione artificiale è semplice, organizzata ed efficientista. Basta recarsi presso una delle migliaia di cliniche specializzate e autorizzate, aprire un catalogo, scegliere lo sperma tra quello di molti donatori in base all?età, alla razza o ad altre caratteristiche, stipulare un contratto, pagare il conto. «L?inseminazione artificiale sta diventando sempre più accettata dall?opinione pubblica americana», spiega Clarissa Long, professore di ?Law, public policy and biotechnology? (giurisprudenza, amministrazione pubblica e biotecnologia) alla John Kennedy School of Government dell?università di Harvard. «Questa legge ha permesso a molte famiglie americane di avere dei figli. Certo ha anche provocato effetti non positivi sulle adozioni, che sono calate, ma è stata sempre più accettata con il passare del tempo negli Usa, anche se ovviamente si tratta di una disciplina molto delicata». E la clonazione? Non si tratta di un futuro da romanzo ma di qualcosa che è già tra noi. Di fatto la legge permette già la clonazione umana a condizione che sia prodotta senza utilizzo di risorse pubbliche o al di fuori di quei pochi stati, come la California o il Michigan, che hanno già votato una legge che la vieta. Ciò vuol dire che a New York o Boston è teoricamente possibile clonare un uomo senza infrangere la legge. È solo una questione di coscienza. Al centro di questo terremoto tecnologico c?è innanzi tutto la famiglia o meglio il concetto storico di famiglia. Una legge che permette l?inseminazione artificiale anche al di fuori della coppie sposate, apre le porte della maternità o della paternità a single e a persone che secondo i dettami della natura non avrebbero mai potuto avere un figlio. Si tratta di una specie di sfida dell?uomo ai suoi limiti. «Il concetto di famiglia in America è sempre meno identificato con la famiglia biologica e sempre di più a quello di persone legate da un rapporto di frequentazione quotidiana», chiarisce ancora la Long. Insomma la società americana è già pronta alla sfida portata dalle biotecnologie alla tradizione. Perfino la clonazione umana, giudicata molto negativa dalla stragrande maggioranza subito dopo l?annuncio della clonazione della pecora Dolly, è oggi giudicata molto meno criticamente nei sondaggi. Gli Usa sono bravissimi a organizzare mercati funzionanti per ogni tipo di bisogno. L?inseminazione artificiale da questo punto di vista è un modello emblematico. Basta avere una carta di credito o un buon conto in banca e domanda ed offerta possono incontrarsi quasi automaticamente. Olanda:l’eutanasia si dichiara su un modulo Nei Paesi Bassi l?eutanasia è un reato condannato dalla legge. Il che, apparentemente, è quanto accade in tutti gli altri Paesi europei. Ma le cose stanno diversamente, perché in Olanda l?estinzione della vita da parte di un medico su richiesta del paziente non viene punita se commessa in situazione di forza maggiore. Quando, cioè, un medico può ottemperare al proprio dovere di lenire la sofferenza del paziente unicamente ponendo fine alla sua vita. A definire la ?situazione di forza maggiore? sono precisi criteri di avvedutezza stabiliti dall?articolo 9 del Regolamento Commissioni Regionali di Verifica Eutanasia datato 27 maggio 1998: richiesta volontaria e durevole del paziente, sofferenze insopportabili senza prospettive di miglioramento secondo le conoscenze mediche vigenti, consultazione da parte del medico curante di un altro medico indipendente e accurata esecuzione dell?azione di estinzione della vita. Condizioni che, compilando un apposito modulo per i casi di eutanasia, il medico deve segnalare al necroscopo del suo comune. Che, a sua volta, accerta la morte non naturale del paziente e invia una relazione al Procuratore della Regina e alle apposite commissioni regionali di verifica eutanasia. In tutta l?Olanda ne esistono cinque: sono formate da un medico, un giurista e un esperto di etica ai quali spetta verificare se il medico si trovava in situazione di forza maggiore. Se la commissione giudica che il medico ha agito con avvedutezza, il pubblico ministero in genere rinuncia a promuovere l?azione giudiziaria. Se invece il paziente che richiede l?eutanasia ha una malattia psichica, e dunque le sue sofferenze non sono provocate principalmente da un?affezione fisica, giudicare le condizioni di avvedutezza è più difficile. In questo caso il medico è allora tenuto ha consultare due esperti indipendenti, di cui almeno uno psichiatra, ed entrambi devono visitare personalmente il paziente. L?appello alla ?situazione di forza maggiore? non è escluso, ma viene giudicato con riserbo e, di regola, il pm avvia un?azione penale rimettendo la soluzione definitiva al giudice. I medici non sono obbligati a praticare l?eutanasia e non tutte le richieste rivolte ai medici di famiglia o agli specialisti vengono accolte. Secondo un?indagine valutativa sulle procedure di segnalazione del 1996, le richieste di eutanasia e aiuto al suicidio nel 1995 erano 9.700, quelle accolte e realizzate 3.600. Poiché, inoltre, la procedura di segnalazione e verifica di ogni caso di eutanasia varata nel 1990 esige che il paziente sia in cura già da tempo presso il medico, un malato non può recarsi nei Paesi Bassi allo scopo di richiedere l?estinzione della vita. L?ampia maggioranza della popolazione e dei medici olandesi è oggi favorevole alla legalizzazione e si sta attualmente discutendo se escludere l?eutanasia dal diritto penale rafforzando il sistema delle regole di avvedutezza e la verifica da parte delle cinque commissioni regionali. Per informazioni ci si può rivolgere al ministero degli Affari Esteri olandese, servizio informazioni per l?estero, casella postale 20061, 2500EB L?Aja; www.minbuza.nl/english. Servizio di Gabriella Meroni e Carlotta Jesi da New York: Sergio Lucchetti da Harvard: Edoardo Narduzzi da Amsterdam: Jules Vissers da Parigi: Gabriella Trentin da Copenhagen: Marianne Lubanski Sager


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