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La maturità a punti? È un passo avanti, ma…

Vorrei sapere quanto ciò potrebbe influire sull'esito finale e come funziona, in generale, la votazione? T.L. (Cr)

di Redazione

Mio figlio deve affrontare l’anno prossimo gli esami di maturità. Sono già preoccupata: con la nuova legge sono aumentate le bocciature e in più il credito scolastico accumulato negli anni scorsi non può essere dei migliori. Vorrei sapere quanto ciò potrebbe influire sull’esito finale e come funziona, in generale, la votazione? T.L. (Cr)(e mail) Risponde Pietro Pesce, Presidente 59° Commissione Fin dall’approvazione della Legge 425/97, relativa al nuovo esame di Stato, nonostante le numerose novità che essa introduceva, la preoccupazione maggiore di studenti e docenti, come segnala infatti anche il nostro lettore, si è, giustamente, concentrata sulla rigidità del punteggio non solo per quanto riguarda la valutazione delle singole prove ma anche perché ogni fase (credito scolastico, risultati degli scritti, ecc.), prevedendo la pubblicazione del punteggio, predefinisce in una certa misura l’esito finale riducendo la libertà di manovra. L’insistenza di molti sulla rigidità della valutazione si ispira, apprezzandolo, ad un modello alternativo. Il contrario di rigido è elastico, una valutazione “elastica” sta a significare discrezionale. Il nuovo esame di Stato ha cercato di sostituire ad una valutazione prevalentemente discrezionale una valutazione oggettiva. Quello che voglio dire è che mentre nel vecchio esame di maturità la carriera scolastica di uno studente, cioé l’impegno ed i risultati conseguiti negli anni, aveva un valore incerto che variava da commissione a commissione, nel nuovo esame di Stato vale da 5 (nel caso di media insufficiente) a 20 punti (nel caso di risultati brillanti); così pure può dirsi del bonus a disposizione della commissione per premiare quegli allievi che abbiano svolto esami particolarmente positivi. Naturalmente il problema della rigidità della valutazione è un problema reale e si è risolto positivamente dove le commissioni erano formate da persone professionalmente preparate, che sapevano cioé individuare gli obiettivi, il loro grado di difficoltà e il livello ottimale di raggiungerli. Inoltre dove vi erano commissari in grado di valutare globalmente il ragazzo, ossia capaci dal punto di vista umano. Anche nel vecchio esame succedeva la stessa cosa ma era meno chiaro cosa andasse valutato. Se c’è un appunto da fare al meccanismo valutativo del nuovo esame è che 20 punti, cioé, nel migliore dei casi 1/5 del punteggio da assegnare alla formazione e all’attività scolastica del ragazzo sono pochi per tenere in adeguato conto il giudizio della scuola. Secondo me, comunque, la via imboccata è positiva, si tratta solo di analizzare le prime esperienze ed introdurre gli opportuni obiettivi.


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