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Carceri turche: una campagna per fermare le morti per fame

L'ha organizzata l'associazione Azad, presieduta da Dino Frisullo. Ecco come partecipare

di Gabriella Meroni

Ancora un morto per fame, proprio il giorno di Pasqua: è il 28enne Murat Coban, trasferito dal carcere d’isolamento di Sincan all’ospedale di Ankara dopo 167 giorni di digiuno. Il suo avvocato Zeki Ruzgar denuncia che alla madre, nonostante il consenso ministeriale, non è stato permesso neppure di assisterlo o visitarlo. E’ stata intanto sepolta a Tokat Erol Ercan, che era da dieci anni in prigione, condannata all’ergastolo. Secondo il dottor Tufak Kaan, presidente dell’Ordine dei medici di Ankara, “Questo silenzio uccide: abbiamo visitato 47 dei 59 detenuti ricoverati nel l’ospedale Numune e nell’ospedale statale di Ankara, e siamo convinti che bisogna cambiare strada oggi, ora, immediatamente”. Il neurologo Cagri Temucin ha aggiunto che i detenuti, anche se curati, subiranno danni irreversibili anche nella capacità di memoria e di apprendimento, e tre di loro possono morire da un momento all’altro. Hamit Geylani, vicesegretario generale del partito Hadep, ha chiesto che si tratti subito con i prigionieri, mentre l’Associazione per i diritti umani Ihd ha tenuto un presidio, in silenzio e in abiti da lutto, davanti alla propria sede di Istanbul, come farà – ha dichiarato la vicepresidente Kiraz Bicici – ogni settimana a partire da oggi. La polizia ha caricato un gruppo di familiari dei detenuti appartenenti all’associazione Detak, che volevano issare uno striscione “Demoliamo i loculi, libertà per i prigionieri” davanti al consolato francese nel quartiere di Taksim a Istanbul, arrestandone alcuni che cercavano di improvvisare un corteo. Quattro madri di detenuti, in sciopero della fame, sono state espulse dai locali dell’Assemblea dei Cittadini di Helsinki per opera degli impiegati dell’associazione. Manifestazioni di protesta si sono tenute intanto negli aeroporti di Berlino, Dusseldorf, Francoforte e Bruxelles, con forte emozione e solidarietà da parte dei viaggiatori. La “International Initiative Freedom for Ocalan – Peace in Kurdistan”, con base a Colonia, ha lanciato una campagna in difesa dell’Associazione diritti umani (IHD), minacciata di scioglimento nel processo aperto il 19 marzo e aggiornato al 5 maggio con l’accusa di “svolgere attività politica estranea ai suoi compiti” e di fare “propaganda separatista”. L’associazione, sei delle cui sedi erano state sigillate dalla polizia durante la repressione di dicembre nelle carceri, era stata anche oggetto di una campagna denigratoria sui suoi presunti “finanziamenti esteri”. Alla prima udienza del processo avevano assistito diplomatici di Svezia, Danimarca, Francia, Germania, Usa e Belgio (e nessun italiano). L?associazione Azad di Dino Frisullo si associa a questa campagna e chiede a giuristi, avvocati e parlamentari, oltre a tutti i cittadini, di inviare telegrammi e fax alle autorità turche, per protestare contro la repressione dei diritti umani e contro il rifiuto di ogni trattativa con i prigionieri in sciopero della fame. Per conoscere gli indirizzi cu inviare le proteste: associazione Azad – Lungotevere Testaccio, 00154 Roma – Tel 06.5730.2933 ? fax 06.5730.5132 ass.azad@libero.it


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