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Sanità & Ricerca

Trapianto di rene su un paziente Hiv positivo

E' il primo intervento di questo tipo in Italia, e il 38esimo in tutto il mondo. Costituisce un grande precedente nell'abbattimento di riserve cliniche e discriminazioni

di Redazione

Per la prima volta in Italia, è stato eseguito un intervento di trapianto in un paziente sieropositivo. L?uomo, in dialisi da cinque anni a causa di un?insufficienza renale, ha ricevuto un rene ?nuovo? donatogli da un genitore. L?intervento è stato eseguito circa un mese fa a Palermo, all?Istituto Mediterraneo per i Trapianti (Ismett). In tutto il mondo, i trapianti su persone sieropositive sono stati finora soltanto 37. «Non c?era nessun motivo valido dal punto di vista scientifico per non offrire a questo paziente la stessa opportunità terapeutica di qualsiasi altra persona ammalata di insufficienza renale», ha spiegato Ignazio Marino, direttore dell?Ismett. «Dopo aver valutato le condizioni del paziente e verificato che non esistesse alcun tipo di controindicazione clinica, lo abbiamo inserito in un protocollo clinico utilizzato per questa tipologia di trapianto negli Stati Uniti, a Pittsburgh, e a San Francisco. Oggi la funzionalità dell?organo dopo il trapianto è buona, il paziente è uscito dall?ospedale e sta bene». L?intervento di Palermo ha un?importanza particolare: rappresenta un precedente, perché finora in Italia la presenza di infezione da Hiv era stata considerata un criterio di esclusione assoluta per qualsiasi tipo di trapianto d?organo, e per diversi motivi. Dal punto di vista medico, si temevano le complicazioni che la terapia immunosoppressiva (necessaria dopo il trapianto) avrebbe potuto scatenare in persone come i sieropositivi (cioè già deboli dal punto di vista immunologico). L?altro problema, invece, è di carattere sociale: data la cronica carenza d?organi, era opinione diffusa che non dovessero essere trapiantati pazienti con un?aspettativa di vita incerta. Oggi però i continui progressi in campo farmacologico permettono alle persone Hiv positive di tenere sotto controllo il virus e di avere un?aspettativa di vita molto lunga, anche di 15 o 20 anni.


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