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Authority del non profit: ecco cosa hanno detto

Lorenzo Ornaghi, Giampaolo Barbetta, Salvo Pettinato lo scorso 4 aprile si sono confrontati con i leader delle oltre 30 organizzazioni del Comitato editoriale. Ecco un resoconto del dialogo

di Redazione

L’apertura di un canale di comunicazione costante ed efficace con i componenti dell’Agenzia, e la determinazione di poteri e compiti di quest’ultima (senza sottovalutare il problema della reperibilità dei componenti): questi, in breve, i ?desiderata? espressi dai rappresentanti delle organizzazioni del Comitato editoriale di Vita che ieri pomeriggio hanno dialogato per due ore con i vertici dell’Agenzia per le Onlus nella redazione di Vita. Un incontro fitto di domande e risposte, in cui il presidente dell’Agenzia Lorenzo Ornaghi (docente all’Alta scuola di Economia e Relazioni Internazionali di Milano), e i due componenti Salvo Pettinato (avvocato tributarista) e Giampaolo Barbetta (docente di Politica economica all’università Cattolica di Milano) hanno brevemente relazionato su quanto è emerso dai primi incontri dell’Agenzia: innanzitutto, la necessità di dotarsi quanto prima di una sede stabile e di personale adeguato a operare; in secondo luogo, la definizione più chiara di competenze e poteri del nuovo organismo. Lorenzo Ornaghi: Grazie. Grazie davvero per questa opportunità, perchè questa è la maniera di conoscerci e conoscersi. Sperando di far cosa utile, inizio dicendo quali sono state le mie valutazioni in questa fase d?avvio, secondo l?aspetto della valutazione dal punto di vista della mia competenza accademica cioè quella, chiamiamola così, politico istituzionale, quindi vantaggi e svantaggi della nascita di questa, chiamiamola provvisoriamente, istituzione. Questa è un?agenzia molto attesa. Molto attesa, e quindi con l?inevitabile rischio di forbice tra le alte aspettative e quello che un?istituzione quando nasce può immediatamente dare e fare. E il punto che più mi ha colpito non è stato questo bensì, quando ho cominciato a fare l?apprendista giurista, il carattere dell?aspetto normativo; quindi è vero che si dice che il legislatore da tempo è meno bravo nello scrivere leggi e atti normativi, però l?ampiezza delle attribuzioni e molto spesso le non coerenze, sono rilevanti, ecco il primo aspetto che colpiva. A partire dallo stesso ampissimo ambito di competenze identificate da onlus, terzo settore e ente non commerciale, e la non univocità delle categorie individuate è sicuramente un problema ed è quindi il primo aspetto che interessa lo studioso di istituzioni. Il secondo aspetto, che interessa sempre lo studioso di istituzioni, è che, contrariamente a quello che diceva un grandissimo storico delle istituzioni, non è sempre vero che le istituzioni nascono già morte e quindi ci dovrebbe essere un meccanismo, che è quello su cui io personalmente sto puntando, di autocorrezione e questo mi sembra il punto più rilevante già messo all?ordine del giorno delle informali riunioni che abbiamo avuto. Meccanismo di autocorrezione che cosa significa? Significa ovviamente darsi una struttura, significa ottemperare, perché non si può che fare così, alle disposizioni che disciplinano la nostra attività e nello stesso tempo incamminarci in una strada che, mi è sembrata d?intuire anche da parte di politici che ritengono aver maggior competenza con questi ambiti, è stata auspicata proporre magari ipotesi di riordino di riforma stessa dell?attività, in vista di una maggior funzionalizzazione e una maggior chiarificazione di quelli che sono i compiti di questa agenzia. Il grado di non perfetta coerenza è dato anche dall?ampiezza della composizione (undici membri sono tanti), cosa che da sempre porta vantaggi e svantaggi, anche questo è un punto su cui fermare l?attenzione. Qul?è il ruolo davvero cruciale di questa agenzia? Non è un caso che io, pur sapendo che esistono, che son doverose alcune funzioni di controllo, insisto dal mio punto di vista di studioso delle istituzioni, sulla funzione di promozione perché è in questa che vedo di più il futuro non contingente dell?Agenzia e quindi le sue potenzialità di sviluppo. Che cosa sta succedendo? Sta succedendo, come tutti sapete, che abbiamo una sede provvisoria che è molto provvisoria e che siamo in attesa di una sede definitiva. Questa sede costringe già, se davvero sarà provvisoria per due anni, a dei vincoli sulla struttura stessa e potrebbe avere effetti negativi sulla funzionalità dell?Agenzia stessa. Al di là di questo, che però è un problema che va in qualche modo risolto, noi ci siamo già trovati diverse volte avviando un lavoro che a me sembrava e continua a sembrare utile che è di riflessione, perché si creasse fra gli 11 componenti un lessico abbastanza condiviso, non idee condivise perché queste sono ovviamente delle singole teste, ma la conoscenza di una realtà che è appunto una realtà variegata e l?individuazione di alcuni problemi su cui cominciare a lavorare, cominciare a monitorare quel che sta succedendo in termini legislativi, capire le diverse attese di tutto ciò che è compreso in quelle tre generalissime categorie è importante, quindi da parte mia la sottolineatura continua della necessità che si prenda contatto con tutte le realtà, come nel caso di oggi. Passata qualche settimana, o qualche mese, direi che l?urgenza della struttura operativa comincia a pesare su di me più di quanto non pesasse all?inizio, quindi è un problema che, a partire dalla prossima riunione, dovremmo cominciare a profilare meglio collegiarmente e vedere se esistono soluzioni. Comunque direi che se le cose non van male nel giro di pochi mesi almeno sette/otto persone che cominciano a lavorare a tempo pieno ci sono, anche lì come sapete il personale è personale che dev?esser e distaccato, e a quel punto la ?presa di contatto maggiore? che appunto c?è stata in alcune circostanze, diventerà routine. Sulle altre funzioni quelle scritte, quelle che siamo tenuti ad adempiere, dai pareri che dobbiamo dare quando ci verranno richiesti, a quelle di controllo che è argomento delicatissimo direi che alcuni di noi hanno già idee più chiare si preciseranno e si metteranno in forma scritta quando appunto il regolamento interno comincerà a prendere forma. Gianpaolo Barbetta: io aggiungo solo pochissime cose perché mi sembra che l?aspetto più utile sia sentire voi, avere un?idea delle possibili aspettative e sintonizzarle con le reali possibilità. Solo una cosa rispetto a quello che già il professor Ornaghi ha raccontato: a me sembra che in questo contesto in cui stiamo cercando di capire che cosa possiamo fare e come lo possiamo fare, sia importante comprendere la differenza tra questo settore che siamo chiamati in qualche modo a regolare e il resto dell?economia e della società nella quale ci muoviamo. Io ho la forte sensazione che, come Ornaghi metteva in evidenza, il nostro compito dovrà essere più un compito di sviluppo di regolazione promozionale che non di regolazione di controllo; sono convinto che questo settore abbia avuto in passato un forte bisogno di essere messo al centro dell?attenzione dell?opinione pubblica perchè passava per molti aspetti inosservato. Adesso c?è sicuramente il bisogno di regolazione, di stabilire alcune categorie e criteri generali rispetto alle quali le organizzazioni devono attenersi e muoversi ma che non siamo in presenza di quelli che gli economisti chiamerebbero degli atteggiamenti opportunistici, non ci sono quelli che fanno i furbi e che cercano di aggirare la legislazione. In molte più circostanze alcune carenze o insufficienze nell?azione di alcune organizzazioni o categorie di organizzazioni sono dovute più che all?astuzia a carenze di crescita professionale, di strumenti, di riflessioni attorno a come un?organizzazione del terzo settore si possa e si debba muovere. Uno dei compiti di questa agenzia sarà quindi di promuovere la crescita dal punta di vista manageriale, delle capacità di rappresentazione pubblica, della operatività; da questo punto di vista per molti aspetti una parte dell?attività della Charity Commission britannica può essere per noi d?esempio; quando andate ad aprire il sito della Charity Commission vi rendete conto che le prime cose che vedete sono gli opuscoli, gli strumenti di azione che la Charity mette a disposizione (per esempio come si fa uno statuto o come si redige un bilancio, ecc) Quindi l?idea è che questo settore abbia bisogno più di essere sostenuto e promosso che non controllato e che anzi il controllo fiscale e burocratico sia stato per molti aspetti una delle cause del rallentato sviluppo di questo settore nel nostro paese. Salvatore Pettinato: Cercando di non fare il notaio mi sembra che sia giusto e interessante da parte nostra, forse anche doveroso, trasmettere una certa parte di concettologia giuridica. Il punto uno: quando si fa riferimento al DPCM 329, a cui spesso facciamo riferimento, è già il nostro regolamento, quindi quando si fa riferimento al regolamento dell?agenzia si sappia bene che esso esiste, è formulato sotto forma di decreto del Presidente del Consiglio ed è un punto di riferimento al quale noi inevitabilmente dobbiamo guardare. Quando invece si dice, voi state facendo il vostro regolamento precisiamo bene che noi stiamo facendo quello che si chiama ?regolamento di organizzazione e funzionamento? ed esprimerà le scelte che noi dobbiamo fare e che dobbiamo approvare sulla nostra metodologia operativa e all?interno di questo nostro regolamento interno che dovranno trovare impatto tutti gli stimoli e i compiti stabiliti dal DPCM 329 che sono tanti e che al di là di quelli non possiamo fare niente. Il DPCM 329 con molta meticolosità distingue tre ambiti. Noi abbiamo molte funzioni proprie, quelle che sono chiamate attribuzioni che sono regolamentate all?articolo 3 che definisce le cose che noi siamo chiamati a fare. In quest?ambito il grosso da un punto di vista quantitativo, sono compiti giuridico-interpretativo. Noi dobbiamo essere degli stimolatori della pubblica amministrazione dei controllori delle norme, noi interverremo perché identificheremo certe disposizioni che non collimano. Noi dovremo enfatizzare, sottolineare e proporre a chi poi ha il compito di legiferare. L?altro ambito saranno le promozioni, delle analisi di studio e piccole cose che in teoria riguardano la vigilanza in cui il DPCM ha voluto rispettare certi passaggi contenuti nelle leggi a riguardo della raccolta di fondi, ma noi non abbiamo il potere di andare da qualcuno a far notare che non sta facendo il suo dovere. E non è chiaro se noi durante una raccolta di fondi possiamo avvisare la guardia di finanza ad indicare presunte irregolarità. Abbiamo in questo ambito dei poteri abbastanza attenuati. Un altro articolo fondamentale è l?articolo 5, quello in cui viene indicato quello che noi effettivamente possiamo fare. Sono quattro cose: collaborazioni varie e potenziali, indagini generali che potremo promuovere, e un potere di consultazione generale degli enti. È anche importante l?articolo che regolamenta le relazione con la pubblica amministrazione. Già adesso visto che il DPCM è perfetto e sostanzialmente ?in vigore?, le amministrazioni statali sono tenute a richiedere preventivamente a coinvolgerci. L?amministrazione da una parte dà a noi il potere di stimolare, intervenire – e questo aspetto rispecchia quello che anni fa era la mia prima idea ? per sottolineare l?importanza di questa materia. Però, anche noi possiamo essere sommersi dallo Stato che comincia a contattarci richiedendo il nostro intervento. Domande del Comitato editoriale 1. Quella dell?Agenzia è un?importante occasione per cercare di mettere ordine in un settore malamente regolamentato. Per sfruttarla appieno, perché non creare una struttura permanente, fatta di rappresentanti del non profit, che funga da interfaccia tra noi e l?Agenzia, raccogliendo questioni e problemi da ?girare? agli esperti? Giuliano Rossi, Arci 2. L?Agenzia si trasformerà mai in vera e propria Authority? Visti i poteri di controllo che la legge le conferisce, il fatto di configurarsi come Authority darebbe più peso e autorevolezza all?azione del nuovo organismo. Alessandro Botti, Com. 30 Ore per la vita 3. Il Terzo settore attende da tempo una regolamentazione giuridica univoca, magari realizzata attraverso la riforma del codice civile. Che ne pensate? La proporrete? Maurizio Ampollini, Forum Terzo settore 4. Come si muovderà l?Agenzia in vista della stesura e approvazione della nuova legge delega sull?impresa sociale? Livia Consolo, Consorzio Cgm 5. Promuovere il terzo settore è facile quando ci sono leggi che lo promuovono. In Italia però non è così. Voi quale tipo di potere avrete nell?influenzare le decisioni di chi governa? Quale impatto avrà la vostra azione? Ilaria Borletti, Summit della solidarietà Salvatore Pettinato: Mi ha colpito il riferimento che ha fatto la dottoressa Borletti al rapporto che noi possiamo o intendiamo instaurare per quello che riguarda l?impatto in riferimento alle nuove leggi. Qui devo sottolineare una cosa, nessuno di noi si è mai attribuito poteri articolari. Anche per noi è un mistero capire quale potrà essere l?impatto sulle nuove leggi perché a nessuno di noi sfugge che anche se noi tirassimo fuori dai nostri cilindri le pietra filosofali, poi tutto dipende dal mondo del non profit italiano, che è un mondo politicizzato, esposto alle incidenze dell?informazione, alle incidenze della pubblica opinione, alle incidenze dei mass media. Basta solo che io proponga di riguardare alcuni aspetti della validità funzionale del concetto di Onlus di diritto ? che secondo me crea un sacco di problemi ? alludendo a una semplice modificazione a carico di qualche Onlus, chissà cosa succede. Ci saranno le lobby e le sollevazioni. Sicuramente lavoreremo a maggioranza, esprimeremo nostri punti di vista, ma deve essere chiaro il concetto: potremo essere un?occasione di reputazione importante e niente più per il semplice motivo che non ci sono stati dati i poteri. Noi siamo strettamente irreggimentati nel tessuto legislativo pensato per noi. Gianpaolo Barbetta: Anche questo percorso dell?agenzia va letto in una prospettiva di lungo periodo. Se qualcuno ha in mente che cosa significava dieci anni fa parlare di non profit in questo paese, si accorgeva che non significava sostanzialmente nulla. Ho in mente un convegno a Torino di dieci anni fa in cui presentammo i dati del non profit in Italia, a parte il settore sono arrivate critiche inaudite. Allora non si poteva parlare di non profit. È chiaro che si sta compiendo un percorso che deve ragionevolmente una forte spinta nella direzione di un riconoscimento di un maggior spazio per organizzazione e le istituzione che la società civile è in grado di esprimere autonomamente. L?agenzia è un pezzo di questo percorso. Io credo che sarebbe saggio da parte nostra ragionare sul quinquennio che abbiamo di fronte come il periodo che prepara lo spazio e le convenzioni per fare tra cinque anni un agenzia o una authority vera che potrà lavorare come si deve. Questo potrebbe già essere un buon risultato del nostro lavoro. Credo che il rapporto con il terzo settore sia per noi essenziale, un rapporto che non veda confusione di ruoli. Noi non siamo i rappresentanti del terzo settore, non siamo stati nominati per questo, né siamoi rappresentati delle istituzioni. Siamo un?agenzia pubblica con il compito di regolazione e di promozione. Ci stiamo attrezzando, e questo primo incontro già lo testimonia, affinché il nostro primo atto pubblico sia una presa di rapporto con il terzo settore. Sono anch?io convinto che nel nostro regolamento ci sia una forte dissintonia tra l?articolo 3 e l?articolo 5. l?attribuzione dei compiti e l?attribuzione dei poteri (sostanzialmente nulla). Allora capire che influenza avremo è molto difficile da fare. La capacità di essere un soggetto autorevole conterà molto in questo. Lorenzo Ornaghi: la domanda è legittima: qual è il nostro ruolo politico? Sono d?accordo con il primo intervento: siamo di fronte ad un?occasione importante, le occasione importanti possono essere colte, perse e sciupate. Il rischio di sciuparle è grande. Attenzione, non è un rischio solo nostro se non sapremo fare le cose, ma è un rischio anche vostro. Perché, è vero che c?è la cifra comune, e questo è l?aspetto fondamentale di questo ampissimo settore. Però, non possiamo che prendere atto e agire di conseguenza sul fatto che accanto alla cifra comune c?è una pluralità e una varietà che è la ricchezza stessa. Che a questa pluralità e varietà che nessuno, ma nemmeno i legislatori, volevano mettere una camicia. E però talvolta anche la diversità degli interessi che deve stare dentro il vostro mondo venga ribaltata sull?agenzia, questo sarà per alcuni aspetti inevitabile. Ma se l?agenzia deve essere l?arena per le diversità fra di voi, l?occasione sarebbe persa. Questo va detto con grande franchezza. Io credo che la funzione più interessante in questo momento sia la promozione, che non significa pensare che il controllo non sia utile. La promozione significa: poche cose ma chiare. Allora l?interfaccia con voi significa questo: registriamo quali sono le poche cose importanti da fare, sapendo però che sulle quelle poche cose ci sarà la vostra maggioranza ?forse ? ma non la vostra unanimità. Se noi fossimo soltanto la macchina che dispensa pareri, l?agenzia sarebbe una buona occasione, ma non un?importante occasione. Se l?agenzia riesce ad enunciare alcuni gradi principi, credo che sia una grande occasioni. L?agenzia per come è stata pensata dalle diverse parti politiche, per come arrivata questa agenzia va messa il più possibile in asse con quel che sta accadendo nel nostro paese con quello che sta accadendo in Europa. La funzione è quella di pensarla in asse con queste trasformazioni. Errori ne faremo di sicuro, e ci saranno anche dei dissensi. A vostra volta, evitate di rovesciare sull?agenzia decisioni, soluzioni o questioni sulle quali l?agenzia magari è chiamata a esprimersi a livello teorico, ma non a livello decisioni o pareri.


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