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Impresa sociale: primo passo verso il futuro

L'opinione di Franco Marzocchi, presidente di Federsolidarietà e di Emanuele Forlani della Compagnia delle opere, sul disegno di legge sull'impresa sociale

di Benedetta Verrini

Atteso da tempo, provvedimento ormai indispensabile in una legislazione fortemente ?particolaristica? come quella del non profit, il disegno di legge sull?impresa sociale ha ottenuto il primo via libera dal Consiglio dei ministri. Si tratta di un testo di principi giudicato «un buon punto di partenza» dalle organizzazioni di settore. L?opinione di Franco Marzocchi, presidente di Federsolidarietà, e di Emanuele Forlani, direttore dell?Ufficio studi della Compagnia delle opere. Dopo mesi di discussioni e false partenze, il disegno di legge delega sull?impresa sociale ha mosso il suo primo passo e si candida a diventare il quadro di riferimento normativo del settore. Si tratta di un unico articolo, contenente le linee guida cui il governo dovrà attenersi per la stesura dei decreti legislativi che disciplineranno organicamente la materia. «Siamo soddisfatti perché questo disegno di legge è anche frutto del lavoro che, fin dall?anno scorso, ha impegnato 60mila italiani nella proposta di legge d?iniziativa popolare sull?impresa sociale» sottolinea Forlani, riferendosi al successo della raccolta di firme promossa dalla Cdo, che fu completata in dieci giorni, con un?adesione trasversale di associazioni, politici e intellettuali, da Gianfranco Fini a Marco Boato, da Carlo Bo a Massimo Cacciari, da Focsiv a Intersos. Ma il disegno di legge appena approvato ha soprattutto recepito, in buona sostanza, le osservazioni e le proposte avanzate in questi mesi dal Forum del Terzo settore. «Tra queste, la caratteristica identificativa dell?impresa sociale come soggetto privato con finalità pubbliche » spiega Marzocchi. «Indicazione confermata dal divieto di controllo da parte di imprese profit e di soggetti pubblici». «Questa disposizione ci trova d?accordo» aggiunge Forlani. «Non siamo mai stati favorevoli a forme di controllo totale, né da parte pubblica né privata. Solo nel caso del privato, ad ogni modo, l?aver lasciato aperta la possibilità di detenere partecipazioni minoritarie rappresenta comunque un aspetto positivo». Tra gli altri aspetti qualificanti della delega ci sono anche i limiti alla remunerazione dei fattori di produzione. «L?assenza di fini di lucro non si persegue solo vietando di ridistribuire gli utili» continua Marzocchi, «ma anche impedendone la ripartizione sotto forme più indirette, come potrebbe essere la corresponsione di compensi ?stellari? ai collaboratori». La delega impone la redazione e la pubblicità del bilancio sociale, in modo che l?impresa abbia una gestione completamente trasparente e sotto il controllo della comunità locale. Oltre a ciò, è prevista la creazione di «organismi che assicurino forme di partecipazione anche ai diversi prestatori d?opera e ai destinatari delle attività». «Un passaggio estremamente qualificante, inserito su proposta di Federsolidarietà e Forum del Terzo settore» sottolinea Marzocchi. «Con questa previsione sarà possibile far sì che i destinatari dei servizi dell?impresa non si trovino a subire passivamente le prestazioni, ma possano partecipare alle scelte d?indirizzo». C?è anche un riferimento all?individuazione di imprese sociali che possano diventare, per la qualità del servizio svolto, ?centri di eccellenza di interesse nazionale?: «Si tratterà di vedere, all?interno dell?impresa sociale, quali soggetti possano diventare punti di sperimentazione e di eccellenza, senza però creare discriminazioni» dice Forlani. Per Marzocchi il passaggio va ben specificato, fissando requisiti precisi, per evitare che «possa prestarsi a un uso strumentale, per favorire le imprese sociali strumentalmente utili a chi governa, sia a livello nazionale che a livello locale». Rispetto alle bozze circolate in precedenza, infine, nella delega sono state eliminate le indicazioni relative al regime fiscale. «è probabile che il ministero dell?Economia abbia preferito riservarsi uno spazio per valutare la ricaduta economica di eventuali agevolazioni» conclude Marzocchi. «A ogni modo, non vedo ragioni per impedire che l?impresa sociale goda dello stesso regime delle onlus». Punti chiave del ddl Art.1 (punto a, n.1): obbligo di operare esclusivamente in ambiti di particolare rilievo sociale Art.1 (punto a, n.2): divieto di redistribuzione degli utili o di quote di patrimonio sotto qualsiasi forma, anche indiretta Art.1 (punto a, n.3): obbligo di reinvestire eventuali incrementi di carattere patrimoniale nello svolgimento dell?attività istituzionale Art.1 (punto a, n.4): divieto per i soggetti pubblici e le imprese private con finalità lucrative di detenere il controllo dell?impresa Art.1 (punto b, n.10): costituzione di organismi che assicurino forme di partecipazione anche ai prestatori d?opera e ai destinatari delle attività sociali


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