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E il Banco alimentare si prepara. A noi, gli avanzi

Ogni anno 4 miliardi di euro di beni alimentari finiscono direttamente nei rifiuti.

di Riccardo Bonacina

“Pronto, sono Cecilia Canepa, avrei un?idea”, inizia così la bella storia che vi raccontiamo. Bella perché dimostra che le idee quando sono supportate dalla tenacia possono andare a buon fine. Una telefonata alla redazione di Vita nella primavera di due anni fa, in apparenza non molto diversa dalle tante telefonate cui siamo stati abituati da lettori attenti, attivi. Cecilia Canepa era stata eletta nel Consiglio d?istituto della scuola milanese frequentata dai figli e incaricata di seguire l?andamento della mensa, sorvegliandone la qualità e la congruità del servizio. La sua idea nasce da uno scandalo: lo scandalo dello spreco. «Non sapete», aveva detto al telefono. «Non potete immaginare la quantità di avanzi che vengono gettati. Uno schifo se pensiamo a quanta gente se la passa male e a quanto sono affollate le mense dei poveri. Perché non pensare di distribuire a chi ha fame gli avanzi della ristorazione collettiva? è possibile che non si riesca a fare come negli Stati Uniti?». Le cifre della vergogna Ecco lo scandalo, viviamo in un mondo in cui gli avanzi sono considerati rifiuti. Madre Teresa diceva: «Quello che mi scandalizza non è che esistano i ricchi e i poveri. È lo spreco». Si decide così per un incontro in redazione. C?è la signora Canepa, insieme a don Mauro Inzoli e Marco Lucchini, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Banco alimentare, la realtà non profit che aiuta più di 6mila associazioni che si occupano direttamente dell?assistenza a poveri ed emarginati con la distribuzione di 43.979.439 chili d?eccedenze dell?industria alimentare italiana. I due, esperti e preparati, illustrano i mille lacci e lacciuoli burocratici che impediscono in Italia la realizzazione di un?idea semplice quanto efficace: distribuire agli indigenti le enormi quantità di cibi pronti che ogni giorno vengono buttati nelle discariche. Le cifre sono impressionanti: nei rifiuti viene gettato ogni giorno il 15% di pane e pasta acquistati dagli italiani; il 18% della carne; il 12% di verdura e ortaggi. Alla fine dell?anno sono 1,5 milioni di tonnellate di alimenti per un valore di 4 miliardi di euro. Nel settembre 2000 si decide di non lasciar cadere l?idea e con l?aiuto del comando dei Nas, di due giuristi d?eccezione come l?ex presidente della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli e il magistrato della Corte dei Conti, Mario Ciaccia, e di altre associazioni tra cui Sant?Egidio, nasce una vera e propria task force che studia il problema, che contatta le organizzazioni americane e verifica i vincoli italiani e comunitari da superare. Si studia la Good Samaritan Law (La legge del Buon Samaritano), la legge voluta da Clinton nel 1996 per eliminare i vincoli igienici e tributari per le organizzazioni di volontariato che recuperano cibi pronti da distribuire ai poveri, si contatta la più grande organizzazione americana, la City Harvest che a New York distribuisce alimenti pronti a 200mila poveri, si prepara un repertorio normativo per trovare le soluzioni. La task force lavora sodo e, solo 18 mesi dopo, la soluzione arriva agli uffici legislativi del Consiglio dei ministri. Il 2 agosto il disegno di legge, personalmente firmato dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dal sottosegretario Gianni Letta è iscritto al punto2 del Consiglio dei ministri e approvato. Legge rivoluzionaria Mario Ciaccia, magistrato, attuale capo di gabinetto del ministro Urbani e tra gli estensori del disegno di legge, è entusiasta: «è davvero una storia semplice eppure rivoluzionaria quella di questo provvedimento. Si tratta d?una norma di un solo articolo composto di 2 commi. L?Italia sarà il primo Paese europeo a seguire l?esempio Usa e finalmente ci sarà la possibilità di riutilizzare, per beneficenza, le grandi quantità di cibo deperibile che, a fine giornata, non possono più essere vendute o utilizzate, e così distribuirle ai poveri attraverso organizzazioni di volontari. Per superare i mille intoppi burocratici riguardanti i profili sanitari dei cibi pronti, i contenitori, il trasporto, abbiamo fatto leva su un?idea molto semplice ma risolutiva: le organizzazioni di volontariato che distribuiranno il cibo pronto avanzato ai poveri sono considerate come utilizzatori finali». «In questo modo», spiega il magistrato, «i produttori di alimenti, dalla piccola trattoria al supermarket o ai giganti della ristorazione collettiva potranno essere tranquilli sia sulla cessione del cibo sia sulle finalità non lucrative della distribuzione». Che tempi sono previsti affinché il disegno di legge diventi legge dello Stato? «Lo schema di legge sarà portato alla prima Conferenza Stato-Regioni per una ratifica, poi potrà andare in parlamento», spiega Ciaccia. «Magari in una commissione con poteri deliberanti. Non scordiamoci che il disegno di legge ha suscitato il personale interesse ed entusiasmo del presidente del Consiglio, per la liberalità e semplicità della norma e che su un principio così giusto è prevedibile un?adesione bipartisan. Sarebbe un bel regalo di Natale del parlamento al Paese e a chi in Italia se la passa peggio». «Certo sarebbe un bel regalo, anzi un miracolo», dice oggi Cecilia Canepa. «Chi l?avrebbe mai detto quando sono venuta a trovarvi in redazione? Penso sia una storia istruttiva per tutti i cittadini e un segnale sociale importante in un periodo in cui sembrano prevalere gli egoismi». E nel 2003 a Milano… Marco Lucchini, direttore della Fondazione Banco Alimentare, sta già pensando a come attrezzarsi: «L?idea è di strutturare un servizio come quello sperimentatissimo del City Harvest: ovvero un call center, un servizio 24 ore su 24 capace di ritiri e consegne immediate». Problemi logistici? «Dovremo dotarci di veicoli refrigerati leggeri e veloci e di contenitori idonei. Servirà poi una campagna informativa per convincere le aziende a credere nell?iniziativa e, ovviamente, saranno necessari numerosi volontari». Il primo test? «Speriamo nel 2003, a Milano dove sono numerose le mense per i poveri e le comunità che sono i naturali destinatari della distribuzione di cibo pronto». Info: Banco Alimentare www.italia.gov.it Comunità Sant’Egidio I pionieri a New York. Consegne 24 ore su 24 Il benzinaio che a New York nel 1981 fece il primo pieno al furgone della City Harvest non immaginava che stava dando carburante ai pionieri della solidarietà alimentare mondiale: 21 anni fa, infatti, gli ideatori del più antico programma al mondo di raccolta di resti di cibo dalle mense e dai ristoranti, decisero di mettere in moto la loro macchina della solidarietà. Da allora non è difficile incontrare per le strade di Manhattan, ma anche di Harlem o del Bronx, veloci camioncini che sfamano oltre 195mila persone la settimana. Ma per riempire i piatti dei poveri, City Harvest non ha avuto bisogno di immense cucine o di cuochi francesi, è bastata un?idea e un po? di spirito di iniziativa. E naturalmente un mezzo di trasporto, capiente e veloce: il furgone bianco con logo verde che oggi è diventato un simbolo della carità a stelle e strisce. City Harvest è, però, anche il volano della battaglia contro l?economia dello spreco che nella sola New York getta nel bidone dell?immondizia oltre 18 miliardi di chili di cibo all?anno. Dal 1996, inoltre, l?associazione si avvale della Good Samaritan Law, la legge del Buon Samaritano approvata dall?amministrazione Clinton, che consente alle organizzazioni di volontariato che si occupano degli affamati di utilizzare anche le pietanze già cotte senza impantanarsi nei vincoli previsti dalle norme igieniche. Da allora si sono svuotate le pattumiere della Grande mela e si sono riempite le pance di quel 20% di newyorkesi che frequenta le mense della solidarietà. Stefano Arduini Info: City Harvest


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