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Boicottaggi: Usa, tocca a Gucci e Stella McCartney

Sindacati del tessile all'attacco per le condizioni di lavoro in Asia: attivisti travestiti da mucche davanti ai negozi della figlia di McCartney

di Giampaolo Cerri

Guai americani per Stella. La figlia di Paul McCartney che ha sfondato nella moda, regina del jet set e attenta al sociale, è stata contestata dai sindacati americani del tessile della Unite Afl-Cio. Come racconta il magazine statunitense Village Voice nel suo numero di ottobre, la catena di negozi che porta il suo nome, così come Gucci e Alexander McQueen, tutte società che fanno capo al gruppo internazionale Pinault, sono sotto accusa per lo sfruttamento della manodopera femminile in India e Thailandia. Nei giorni scorsi, alcuni attivisti travestiti da mucche, hanno picchettato il prestigioso negozio newyorchese della 14esima strada. «Da mucche perché ricordavamo l’impegno animalista di Stella», ha spiegato Kay Devine, giovane esperta di comunicazione del sindacato, «perché le bestie sì e gli uomini no?». Secondo le accuse dei sindacati, nei laboratori asiatici del gruppo, si lavorarebbe fino a 17 ore al giorno per una paga quotidiana di 4 dollari. Il gigante della moda ha fatto sapere di aver difficoltà a controllare tutti i fornitori nel mondo – più di 2mila – e il loro subfornitori.


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