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Legge trasfusioni la riforma arriva a Montecitorio

L'analisi del testo unificato uscito dal Senato con l'aiuto del presidente nazionale dell'Avis, Andrea Tieghi.

di Benedetta Verrini

Il 31 luglio, in piena ?emergenza sangue?, il Senato ha approvato all?unanimità il disegno di legge di riforma del sistema trasfusionale italiano. Un testo che ha già ricevuto il giudizio positivo dei soci Avis, che ora auspicano di «vedere emanata questa tanto attesa normativa, che dovrebbe adeguare il nostro servizio trasfusionale alle nuove esigenze del Paese e della sanità italiana». Vita ha analizzato il testo unificato uscito da Palazzo Madama con l?aiuto del presidente nazionale Avis, Andrea Tieghi. Un lavoro lunghissimo, passato attraverso diverse legislature, reso più critico e urgente dal cambiamento del quadro normativo (la riforma del Servizio sanitario nazionale intervenuta nel 1992 e la più recente modifica al Titolo V della Costituzione, che ha introdotto elementi di forte autonomia delle Regioni e delle aziende sanitarie). L?importanza del via libera alla riforma della legge 107/1990, quella che fino ad ora ha regolato il sistema-sangue in Italia, si avverte tutta nelle cronache estive che parlano di scarsità di sangue nei maggiori ospedali italiani. Ma si legge anche nell?eccellente relazione al disegno di legge (S255-A e collegati) elaborata dal relatore, il senatore Antonio Tomassini (FI). «In Italia le attività trasfusionali sono disciplinate dalla legge 4 maggio 1990, n. 107, e da numerosi decreti di attuazione», esordisce il documento. «Purtroppo a più di dieci anni dall?approvazione di tale legge, molte delle previsioni contenute non hanno trovato applicazione e ci riferiamo, in particolare, all?attivazione di adeguati strumenti di coordinamento e di governo del sistema, alla razionalizzazione della rete trasfusionale, alla definizione di un efficace meccanismo di compensazione tra Regioni e aziende sanitarie, a una definizione chiara dei rapporti con le aziende di frazionamento del plasma, a un rafforzamento del ruolo delle associazioni di volontariato». Il ddl si propone di regolare l?intero sistema in modo simile a ciò che oggi avviene per la rete dei trapianti. «Con un Centro nazionale sangue con funzioni di programmazione del fabbisogno», commenta Andrea Tieghi, «perché l?obiettivo dell?autosufficienza si deve raggiungere attraverso la responsabilizzazione delle Regioni, ma con la consapevolezza che il sangue resta una questione nazionale». Al Centro nazionale sarà affiancata una Consulta nazionale (in cui siedono rappresentanti degli utenti, delle associazioni di volontariato, delle società scientifiche e dei Centri regionali di coordinamento e compensazione), che verifica quali sono le esigenze e le criticità del territorio e potrà suggerire le politiche da adottare. Il processo di decentramento e l?aziendalizzazione spinta delle Asl rischiano infatti di mettere in pericolo la tenuta del sistema. Lo dice la stessa relazione: Regioni e aziende tendono «a dimensionarsi sempre di più sulla propria autosufficienza, piuttosto che contribuire agli obiettivi di autosufficienza regionale e nazionale. Ciò sta generando effetti negativi anche sul volontariato del sangue, come lo scarso utilizzo dei donatori in alcune aree eccedenti del nostro Paese, il ritorno alla donazione occasionale e alla mobilità dei donatori, un?eccessiva frammentazione delle organizzazioni, il tentativo da parte delle aziende e delle Regioni di mettere in discussione il ruolo, le competenze e il finanziamento delle associazioni di volontariato». Difficoltà confermate dal presidente Avis: «La politica di raccolta del sangue non può essere fatta solo a livello locale», dice. «è giusto raccogliere tutto il sangue che si può e allocarlo là dove si sa che c?è carenza». Ora l?auspicio è che la riforma possa essere discussa in tempi molto brevi. «Il giudizio sul ddl è del tutto positivo», commenta Tieghi. «Mi auguro che a Montecitorio possa essere ulteriormente rafforzato il ruolo del volontariato all?interno della Consulta, e che il via libera giunga in tempi rapidi. Sono troppi anni che donatori e malati aspettano una svolta». Obiettivo autosufficienza Le finalità del testo di riforma 1 – il rafforzamento dei princìpi etici e di tutela dei cittadini 2 – la ripartizione dei poteri tra Stato e Regioni in materia di programmazione, organizzazione e finanziamento del settore 3 – la razionalizzazione delle strutture trasfusionali 4 – il rafforzamento del ruolo delle associazioni e delle federazioni dei donatori di sangue 5 la programmazione, organizzazione e finanziamento delle strutture trasfusionali 6 – il coordinamento e controllo del settore 7 – le misure per l?autosufficienza nazionale 8 – le modalità di definizione dei requisiti minimi per l?autorizzazione e le procedure per l?accreditamento 9 – l?aggiornamento delle norme per la qualità e la sicurezza del sangue e dei suoi prodotti


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