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Cooperazione & Relazioni internazionali

Le cifre nascoste da Berlusconi e Putin. Cecenia? Un paradiso

Accusano Amnesty di falsare la realtà Ma basta stare ai dati del ministero della giustizia russo per allarmarsi.

di Daniele Scaglione

Sul tema dei diritti umani, l?Unione europea ha sempre preferito le belle parole ai fatti, ed evidentemente il presidente di turno ha pensato di interrompere questa riprovevole consuetudine. Non passando ai fatti, bensì eliminando le belle parole. Al termine della visita a Roma del presidente russo Vladimir Putin, Silvio Berlusconi ha affermato che sulla Cecenia bisogna smettere di “diffondere leggende e guardare alla realtà dei fatti”. Le ?leggende? sarebbero le denunce secondo cui la popolazione cecena è perseguitata in tutta la Russia, non solo laddove è in corso la guerra, e che nella zona del conflitto l?esercito russo commette centinaia di esecuzioni extragiudiziali, fa sparire le persone, arresta arbitrariamente la gente, tortura e stupra i civili. ?Leggende? diffuse con il supporto di un?enormità di prove da tante organizzazioni per i diritti umani (che peraltro denunciano anche i gravi abusi commessi dalle forze indipendentiste). Ma Berlusconi ci rassicura: sono tutte frottole, come gli garantiscono sue “fonti italiane che conoscono bene la realtà in Russia”. Ci piacerebbe conoscerle, queste fonti, e chiedere che ci tranquillizzino anche sulle condizioni di vita nelle carceri russe, dove secondo Amnesty International la tortura è sistematica, dove in celle da cento metri quadrati vengono affollate cento persone, dove, e qui si cita il ministero di Giustizia del Paese, 92mila detenuti soffrono di tubercolosi, 33.600 di Hiv/Aids, e 30mila di sifilide. Fonti sicuramente meno attendibili di quelle in possesso del presidente del Consiglio, vale a dire la già citata Amnesty e Human Rights Watch, sostengono che la guerra si stia estendendo dalla Cecenia alla vicina Inguscezia, dove negli ultimi mesi le forze federali russe e le truppe armate del presidente ceceno Akhmad Kadyrov hanno colpito insediamenti civili e campi profughi. Le organizzazioni per i diritti umani raccontano inoltre storie come quella di Sergei Kalinin, un sedicenne arrestato nel distretto di Mosca per furto d?auto. Pare che egli stesso abbia confessato il reato, però solo dopo che i poliziotti gli avevano suggerito di farlo sbattendogli la testa contro il muro. Il fatto risale a tre anni fa, ma nonostante anche un ospedale abbia certificato che Sergei è stato pestato al punto di rompergli delle vertebre, nessuna inchiesta è stata avviata. L?impunità è garantita inoltre per i tanti casi di stupri sulle donne detenute e niente viene tentato per frenare il rapimento di ragazze destinate a essere vendute come schiave sessuali, nonostante ogni anno in Russia e altre repubbliche dell?ex-Urss se ne registrino circa 50mila casi. Se nell?ambito dell?Ue le esternazioni di Berlusconi sono senza precedenti, nel governo italiano ne esistono almeno un paio di illustri, anche se un po? datati. Nel luglio del 1998, il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, dopo una visita lampo ad Algeri affermò che le cose da quelle parti in fondo non andavano poi così male. Prima ancora, nel 1991, al presidente del Consiglio, Giulio Andreotti in viaggio verso la Cina fu chiesto se avrebbe sollevato il caso dei prigionieri per motivi di opinione che gli aveva segnalato Amnesty International. Andreotti rispose che non si fidava tanto di quella organizzazione (molto più affidabile, evidentemente, era il governo che due anni prima aveva scatenato la repressione di Tienanmen). In Cina pochi giorni fa si sono recati Prodi e lo stesso Berlusconi, sempre a nome dell?Unione europea. Si è parlato anche di diritti umani, garantisce Prodi. Formule di rito sentite più e più volte, destinate a non suscitare alcun miglioramento. Le dichiarazioni di Berlusconi in favore di Putin quasi quasi ce le fanno rimpiangere.


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