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I vigili del fuoco ancora in allarme. Pompiere o poliziotto? Non è la stessa cosa

Firmato il contratto, i 33mila uomini del corpo temono per il loro futuro. Che potrebbe essere “militarizzato”.

di Carmen Morrone

“Un giorno senza rischio, non è vissuto”: non è lo slogan di un gruppo di temerari, ma è tratto dalla preghiera dei vigili del fuoco dedicata alla loro patrona, santa Barbara. Un lavoro, quello dei 33mila pompieri italiani, che si svolge in situazioni di pericolo tanto nelle emergenze quanto nel quotidiano. Dopo settimane di scioperi, alla fine di gennaio i vigili del fuoco hanno ottenuto il rinnovo del contratto, scaduto 25 mesi fa. Ma ora la preoccupazione è un?altra. È infatti all?esame del Parlamento un disegno di legge, presentato dal governo, per disciplinare il rapporto di lavoro dei vigili del fuoco in regime di diritto pubblico secondo autonome disposizioni. Insomma, il rapporto di lavoro dei pompieri non apparterà più al comparto del pubblico impiego privatistico, ma sarà spostato in un nuovo dipartimento chiamato ?vigili del fuoco e soccorso pubblico?. Il disegno di legge lo definisce ?comparto autonomo? e la sua disciplina sarà adottata dal governo entro un anno dalla entrata in vigore della legge stessa.”Una scatola vuota”, l?hanno definita i vigili del fuoco, che temono si riempa degli stessi contenuti che regolano il rapporto di lavoro dei poliziotti, forze di ordine pubblico alle dipendenze dei prefetti. “Abbiamo scelto di fare i vigili del fuoco, già come servizio militare, per poter fare un lavoro che ci facesse sentire utili; non vorremo che la riforma ci desse compiti estranei al sentire nostro e della gente, che ci ha sempre considerati soccorritori, non dipendenti dal governo”, dicono i vigili del fuoco della caserma di piazzale Cuoco, a Milano. “Nel luogo del disastro, noi vogliamo fare il nostro lavoro senza che nessuno ci dica cosa e come dobbiamo fare”, aggiungono. Qualcun altro, più esplicito, fa notare che se avesse voluto diventare poliziotto avrebbe fatto un altro concorso. “Il paragone con il poliziotto non c?entra nulla, perché il disegno di legge non parla del comparto sicurezza”, chiarisce il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento dei vigili del fuoco. “Avere un comparto ad hoc ha il vantaggio di farci negoziare direttamente i termini contrattuali, con tutti i diritti e le tutele sindacali, e avere delle retribuzioni consone. Non cambia nulla, invece, rispetto al rapporto con il cittadino, verso il quale rimane inalterato lo spirito di soccorso”. Queste rassicurazioni non convincono però alcuni rappresentanti sindacali. “In questo tipo di contratto mancano il diritto di sciopero, le rappresentanze sindacali, la contrattazione. Dà il via libera a una gestione centralizzata, che sacrifica tutta l?attività di gestione delle calamità che i vigili hanno sempre fatto in collaborazione con gli operatori locali e il mondo del volontariato”, afferma Adriano Forgione, coordinatore nazionale Fp-Cgil vigili del fuoco. “Oggi il sistema è flessibile, tanto che le soluzioni durante le calamità vengono studiate anche con le associazioni di volontariato. I vigili del fuoco non ritengono di avere ruolo di ordine pubblico, crescono e si formano nella cultura della protezione”.


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