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Nestlé: un marchio di ingiustizie globali

"Ogni giorno 4000 bambini potrebbero essere salvati dalla morte per malattie e denutrizione se fossero allattati al seno e non con latte in polvere" di Paolo Baruffa e Patricia Xillo

di Redazione

?Ogni giorno 4000 bambini nel Sud del mondo potrebbero essere salvati dalla morte per malattie e denutrizione se fossero allattati al seno e non con latte in polvere (UNICEF ? O.M.S.). Nonostante ciò molte società produttrici di latte in polvere, pur di vendere i loro prodotti, non si fanno scrupolo a promuoverne l?uso con tecniche di marketing irresponsabili. UNICEF e O.M.S. hanno redatto un Codice Internazionale che bandisce queste tecniche di marketing; diverse aziende dichiarano di attenersi al Codice, ma monitoraggi indipendenti ed episodi clamorosi hanno messo in luce molte gravi infrazioni del Codice da parte di tutte le compagnie, ma soprattutto ad opera della Nestlè, che detiene il più vasto mercato di latte in polvere nel Terzo Mondo. In una lettera a noi spedita il 25 ottobre 2001 il Presidente del Comitato Italiano per l?UNICEF Gianni Micali scrive: ?Numerose violazioni commesse da alcune industrie multinazionali del settore sono state denunciate nel 1996 con il rapporto Cracking the Code (Infrangere il Codice), redatto dall? Inter Agency Group on Breastfeeding Monitoring (Gruppo Congiunto per il Controllo dell?Allattamento al Seno), di cui ha fatto parte anche l?UNICEF. La Nestlè è stata riconosciuta tra i maggiori responsabili di questo tipo di violazioni, ed è stata fatta oggetto di una campagna di denuncia che è tuttora in atto, dato il reiterarsi di questi comportamenti?. In una lettera più recente, datata 25 giugno 2003, anche il Direttore Generale del Comitato Italiano per l?UNICEF Roberto Salvan, ci ha riconfermato la posizione dell?UNICEF sulle responsabilità delle aziende che violano il Codice Internazionale. ?Tali affermazioni? scrive ?sono di dominio pubblico e possono facilmente essere confrontate con la pubblicistica e con la documentazione ufficiale dell?UNICEF (cfr. www.unicef.org/programme/breastfeeding)?. I risultati più importanti del rapporto sopracitato, sono stati pubblicati anche dalla rivista British Medical Journal (l’articolo online è disponibile sul sito di BMJ). Il British Medical Journal è una delle più importanti riviste mediche nel mondo, nota per la serietà con la quale verifica la scientificità degli articoli prima di pubblicarli. Più recentemente, il 18 gennaio 2003, il British Medical Journal ha pubblicato i risultati di una ricerca effettuata nell?Africa Occidentale (nello specifico nel Togo e Burkina Faso) per quello che concerne l?adeguamento di tali paesi al Codice . Lo studio ha preso in considerazione ospedali, la grande e la piccola distribuzione e il contributo dei media, rivelando che in entrambi i paesi ci sono sistematiche violazioni al Codice, specie per quello che riguarda la fornitura gratuita di campioni di latte in polvere. Lo studio ha evidenziato che il 90% dei medici e degli infermieri non è neppure a conoscenza dell?esistenza di una legislazione internazionale in materia. Le multinazionali coinvolte sono, oltre a Nestlè, la Danone, la Wyeth, la Novolac e altri produttori nazionali e internazionali. Anche la testimonianza della Dr.ssa Chiara Castellani, ginecologa, responsabile di programmi di assistenza materno-infantile prima in Nicaragua e attualmente in Congo, ci fa ben capire la drammaticità della situazione: ?Benché fin dall?inizio della mia esperienza in Nicaragua dovetti immediatamente constatare gli effetti deleteri dell?allattamento artificiale sullo stato di nutrizione e sulla morbi-mortalità per diarrea dei bambini minori di un anno, fu solamente quando mi trovai in una realtà marginale rurale, con una popolazione estremamente povera, che disposi di termini di confronto concreti quasi paradossali: nei villaggi più poveri e isolati, dove la guerra condizionava situazioni di miseria e di mancato accesso all?assistenza sanitaria, la malnutrizione aveva una prevalenza superiore al 50% nei bambini minori di 6 anni, ma i lattanti (regolarmente allattati al seno perché non c?era altro alimento disponibile a causa della guerra) erano degli stupendi bambini grassocci e sveglissimi, talora a scapito delle madri, denutrite esse stesse per l?incapacità economica di procurarsi degli alimenti nutritivi. La malnutrizione infantile era una conseguenza immediata dello svezzamento, non esistendo alternative alimentari di buon tenore proteico. Viceversa nel centro urbano in cui si trovava l?ospedale, vi erano alcune famiglie che non potrei definire ricche ma che potevano permettersi la spesa del latte artificiale: era fra i loro figli che riscontravo i casi di diarrea cronica e di marasma infantile precoce. Nel 1987, l?anno in cui la guerra fu più dura, la principale causa di morte ospedaliera fu la diarrea. Su 27 decessi per diarrea, 26 furono di minori di 1 anno. Tutti meno uno erano allattati artificialmente e con un deficit nutrizionale moderato o grave associato. L?allattamento artificiale favoriva anche gravidanze ravvicinate, favorendo ulteriori circoli viziosi di povertà e malnutrizione. Il dato meno comprensibile di questa situazione era che chi utilizzava il latte artificiale lo faceva convinta di spendere i suoi pochi risparmi per meglio nutrire il proprio bambino, ?come fanno in Europa?, mentre le madri che non avevano la possibilità materiale di acquistare il latte in polvere si sentivano quasi in colpa del fatto che la povertà impedisse loro di garantire il meglio ai propri figli: quando mi sinceravo con loro se stavano allattando al seno, mi sentivo rispondere con rammarico: ?non ho altro?. Eppure in quegli anni il governo Sandinista stava portando avanti delle campagne di promozione dell?allattamento al seno, utilizzando anche media (come la radio) diffusi nelle zone rurali; la pubblicità al latte in polvere come ai biberon era severamente proibita. Ciononostante persino alcuni miei colleghi, in perfetta buona fede, prescrivevano il latte artificiale in situazioni in cui non sussistevano reali controindicazioni all?allattamento materno. Anche nella zona in cui attualmente opero in Congo la guerra e l?isolamento stanno minando le poche risorse economiche della popolazione; la malnutrizione è diffusissima, ma non nel minore di un anno, perché la sola forma possibile di alimentarlo è l?allattamento materno. Persino il piccolo rimasto orfano viene allattato da una ?mama mbuta?, normalmente un?altra madre presente nella famiglia allargata, normalmente già nutrice di un altro bambino. Le poche volte che ho dovuto ricorrere a un complemento di latte vaccino anche se maternizzato (per esempio nel caso di madre affetta da ipogalattia per tubercolosi o AIDS), pur evitando il biberon e utilizzando tutte le precauzioni igieniche ho avuto risultati scoraggianti ?. Da questa testimonianza si evince come l?uso improprio del latte in polvere nei paesi poveri sia diventato una piaga sociale. Il problema, infatti, non sta solo nella natura del latte in polvere, meno nutritivo e protettore del latte materno, ma nel modo scorretto in cui viene presentato alle madri. Attraverso innumerevoli e gravi violazioni del Codice Internazionale, le compagnie inducono le madri ad abbandonare l?allattamento al seno in favore del latte artificiale. I produttori pubblicizzano il latte in polvere non come un sostituto del latte materno nei casi estremi in cui esso non possa essere usato (madre deceduta o gravemente malata, abbandono) ma come simbolo del progresso e di salute a priori. Oltre a distribuire cartelloni pubblicitari recanti immagini di bambini sani e paffuti negli ospedali, le ditte produttrici si mettono in contatto con i medici locali. Organizzando corsi e seminari per il personale sanitario fanno entrare in uso i loro prodotti negli ospedali. In passato, i rappresentanti delle ditte arrivavano a fingersi infermieri per convincere le donne incinte a comprare il prodotto commercializzato. In questo sono molto facilitati dalla carenza di informazioni mediche (spesso le uniche disponibili sono proprio quelle fornite dalle ditte produttrici). Una delle più redditizie tattiche di marketing usate è di dare gratis il latte per bambini o i sostituti agli ospedali e ai reparti maternità. In molti casi, viene dato abbastanza latte perché tutti i bambini nati all?ospedale siano allattati con il biberon. Alle madri viene spesso dato anche un barattolo campione da portare a casa. Dare il latte con il biberon ai neonati fa sì che il latte materno venga progressivamente a mancare e l?allattamento al seno diventi impraticabile. Di conseguenza il bambino diventa dipendente del latte artificiale. Una volta a casa, le madri non ricevono più il latte gratis, ma se lo devono comprare. Ma le famiglie guadagnano troppo poco per attenersi alle dosi prescritte. Pertanto, non deve stupire se il latte è annacquato diverse volte più del prescritto, con il risultato finale che i bambini, lungi dal crescere belli e robusti, diventano rachitici e sottopeso fino a morire. La seconda ragione per cui l?allattamento al biberon uccide è la mancanza di igiene. L?acqua con cui il latte è preparato è spesso malsana ed è impossibile sterilizzare biberon e tettarelle senza la comodità del fornello e senza disinfettanti. Mamme con pochi soldi, poche comodità e poche conoscenze igieniche somministrano ai loro bambini latte allungato in biberon a malapena sciacquati , con tettarelle esposte all?aria, su cui si posano di continuo decine di mosche. Le inevitabili conseguenze sono infezioni intestinali che provocano diarree mortali. L?O.M.S. e l?UNICEF stimano che la morte di circa un milione e mezzo di bambini, su circa undici milioni che muoiono ogni anno, avvenga nei paesi a basso reddito per mancanza di allattamento al seno. Molti di più sono quelli che non muoiono, ma costituiscono un grave fardello per le famiglie e per la società, a causa della malnutrizione, delle infezioni e delle conseguenze che tali problemi hanno sullo sviluppo dei bambini stessi. Proprio per far pressione sui produttori e distributori di sostituti del latte materno perché commercializzino i loro prodotti nel rispetto del Codice OMS è nata la R.I.B.N. (Rete Italiana Boicottaggio Nestlè ), un insieme di individui ed associazioni che si propone di proteggere l?allattamento al seno, soprattutto nei paesi a basso reddito. Sono soprattutto loro, i bambini, le vittime innocenti di questo sistema diabolico! Non possiamo più tacere di fronte a questo scenario e noi, Vi invitiamo, cari lettori, a farlo con un gesto concreto: la prossima volta che andrete al supermercato astenetevi dal comperare tutti i prodotti a marchio Nestlè e questo fatelo fino a quando la multinazionale non rispetterà il Codice Internazionale. Noi vi ringraziamo per questo gesto concreto di solidarietà, anche a nome di tutti quei bambini sacrificati ogni anno sull?altare del profitto di poche imprese dai comportamenti eticamente inaccettabili e scandalosi. Fino a poco tempo fa, il boicottaggio era rivolto a Nesquik e a Nescafè, prodotti simbolo Nestlè, successivamente si è deciso di estenderlo a tutti i prodotti a marchio Nestlè. Se invece di difendersi senza produrre prove, la Nestlè si proponesse di applicare veramente in tutto il mondo la lettera e lo spirito del Codice Internazionale e cercasse un accordo con le altre compagnie perché la seguano su questa strada, noi la smetteremmo di esercitare questa pressione e milioni di bambini sarebbero più felici. Purtroppo l?operato della Nestlè non si limita (per così dire) al marketing aggressivo dei sostituti del latte materno; il SINALTRAINAL Sindacato Nazionale degli alimenti della Colombia denuncia il terrorismo della multinazionale Nestlè con un comunicato disponibile all?indirizzo http://italy.indymedia.org/news/2002/10/92511.php. intitolato ?Nestlè, violenza globale?, nel quale scrive: ?il terrorismo psicologico si è convertito nella migliore arma per la multinazionale svizzera Nestlè, contro i lavoratori della sua filiale colombiana , la Comestibles La Rosa S.A.. Dalla fine del 2001 sono stati attaccati violentemente i membri del Sindacato Nazionale, dei Lavoratori dell?Industria e degli Alimenti Sinaltrainal-Colombia obbligandoli a rinunciare al proprio posto di lavoro, con la minaccia di licenziamento per pochi denari di indenizzazione. Con questa politica la Nestlè non rispetta i nostri diritti e pretende di annichilire il nostro sindacato?Chiediamo che si rigetti e si condanni la politica della multinazionale degli alimenti più grande del mondo? Ripudiamo la repressione e la persecuzione scatenate dalla multinazionale Nestlè in Colombia, contro i suoi lavoratori e contro il Sindacato nella fabbrica di Cicolac Ltda nella città di Valledupar ? Cesar e nei suoi impianti di ricevimento del latte?. ? Negli ultimi 15 anni? continua ?sono stati assassinati in Colombia 7 dirigenti sindacali lavoratori della Nestlè. Di fronte alla lotta dei lavoratori per la difesa delle loro vite e del loro benessere, Nestlè ha risposto con la violenza e col terrore pretendendo di lasciare senza sostegno le famiglie di 96 lavoratori precari con il proposito di sottocontrattare la manodopera per mezzo di agenzie di impiego temporaneo terziarie. Questo procedimento arbitrario della Nestlè attenta contro i Diritti Umani dei lavoratori, il diritto di associazione ed è nient?altro che una forma di terrore per destabilizzare l?organizzazione sindacale, colpire la stabilità lavorativa. Ma Nestlè non solo attenta contro i lavoratori, ma anche contro le comunità, contro la sicurezza alimentare, contro lo sviluppo delle regioni e contro l?economia nazionale, così come contribuisce all?impoverimento del nostro popolo e ad aumentare il conflitto colombiano ?. A gennaio 2003 presso la fabbrica della Nestlè Cicolac, i lavoratori hanno organizzato una serie di scioperi ed una manifestazione dei sindacalisti di Sinaltrainal (vedi foto allegata, un momento della manifestazione). ?La violenza della Nestlè è mondiale? questa è la politica della Nestlè in tutto il mondo. Questa realtà esige in modo urgente di unire la solidarietà contro la globalizzazione della miseria e dell?oppressione?. Così conclude il drammatico ed accorato appello del coraggioso Sindacato colombiano, una richiesta di aiuto che attende anche la nostra solidarietà . Paolo Baruffa e Patricia Xillo Rete Italiana Boicottaggio Nestlè (R.I.B.N.) Sito internet: www.ribn.it


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