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Costanzo: “Quella volta che misi in fuga un usuraio”

Testimonianza

di Francesco Maggio

Maurizio Costanzo l?usura l?ha conosciuta da vicino: il papà, infatti, quando si ammalò di tumore fu costretto a ricorrere a uno strozzino per procurarsi i soldi necessari a pagarsi le cure e gli diede in pegno il libretto della pensione. Quando morì, per recuperare il libretto e poter fare la reversibilità sulla madre, fu inevitabile l?incontro con lo strozzino. Ma, con un atto di coraggio, “un coraggio che non ho più mai avuto e mai avrò nella vita”, ricorda Costanzo stesso, strappò tutte le cambiali e l?usuraio fu così sorpreso da quel gesto di ribellione che se ne andò via senza farsi più vivo. Il giornalista ricorda questo episodio nel suo ultimo libro (Chi mi credo di essere, Mondadori) e con E&F ci ritorna su per stigmatizzare ancora una volta il fenomeno: “Gli strozzini sono esseri spregevoli”, afferma, “ma non di rado, purtroppo, i basisti sono anche nelle banche”. E&F: Quante volte nei suoi programmi ha affrontato il tema dell?usura? Costanzo: Tantissime volte. Tra l?altro, con i programmi abbiamo così spinto affinché venisse approvata nel nostro Paese una legge antiusura e antiracket. E&F: C?è una storia che ricorda in modo particolare? Costanzo: Sì, mi è rimasta impressa la vicenda di un pover?uomo di Latina che, uccidendosi per usura, ha lasciato due lettere, una alla moglie e una a me perché la leggessi. Ricordo che lessi quella lettera in trasmissione e la commozione colse un po? tutti. E&F: Pensa che oggi l?Italia sia un Paese ancora a rischio usura? Costanzo: Credo, purtroppo, che l?usura sia un male inestinguibile. E che l?aumento del disagio sociale ne alimenti la diffusione. Non bisogna mai abbassare la guardia.


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