Famiglia & Minori

Un figlio, un voto. Il dibattito è aperto

Perché l’Italia non ha nessuna politica per le famiglie? Perché la denatalità non trova soluzioni? (a cura di Giuseppe Frangi e Benedetta Verrini).

di Giuseppe Frangi

Dare peso elettorale ai minori. La proposta di riforma costituzionale, lanciata da Luigi Campiglio, economista, prorettore dell?Università Cattolica, e sostenuta dalle Acli di Luigi Bobba, ha fatto discutere. E ha anche stupito per la novità che contiene. Dice Campiglio che la politica in Italia ignora la famiglia (il parallelo con la situazione fiscale francese è imbarazzante, come il box di pagina 11 attesta), perché la famiglia non ha peso elettorale. Così si spiega il paradosso che in una città come Milano, in pieno declino demografico, i pochi bambini debbano contendersi i pochissimi posti degli asili nido. La politica non si occupa di loro, perché loro non pesano elettoralmente (il discorso rovesciato potrebbe essere fatto sulle pensioni che nessuno osa toccare proprio per calcoli elettorali). Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi: l?Italia è il Paese con il tasso di natalità più basso al mondo ed è il primo Paese nella storia dell?umanità in cui gli ultra65enni sono più numerosi dei teenager. La proposta di Campiglio è una proposta radicale, cioè in linea con la gravità della situazione. Ma proprio per questa sua radicalità ha spiazzato proprio i più diretti interessati: le associazioni in prima linea nella difesa dei diritti dei minori e delle famiglie. Per questo Vita ha pensato a un forum in cui l?ideatore della proposta si potesse confrontare con gli interlocutori più coinvolti. Hanno partecipato alla discussione Luisa Santolini, presidente del Forum delle associazioni familiari, Lino Lacagnina, presidente dell?Agesci, Ernesto Caffo, fondatore e presidente di Telefono Azzurro, Alberto Frisio di Famiglie nuove. Ha presenziato anche l?avvocato Roberto Falessi, specializzato in diritto minorile. Un confronto a cinque voci Elezioni 2006. Nelle urne 10 milioni di schede in più? Vita: Quando il professor Campiglio ha lanciato la sua proposta, le reazioni si sono divise tra lo stupore e la critica preventiva. Questo incontro è l?occasione per sciogliere qualche nodo. Per questo cominceremo il giro di tavolo chiedendo agli esponenti della società civile di spiegare le loro perplessità o le ragioni della loro adesione. Ernesto Caffo: La proposta di Luigi Campiglio parte da un presupposto importante: che i bambini sono sempre di più dei soggetti di diritto. Lo sancisce la stessa Convenzione di Strasburgo. Quello che voglio discutere è l?idea di delegare questo ruolo ai genitori e alla famiglia. Nella famiglia ci sono tante componenti non sempre armoniche. L?interesse degli adulti spesso è in competizione con quello dei bambini. La qualità della vita dell?adulto spesso prevale sulla cura del bambino, a conferma di come la famiglia sia oggi una realtà complessa. La proposta Campiglio quindi è una grande provocazione perché affronta frontalmente il tema della rappresentanza dei bambini, lo rimette al centro, costringendo la società degli adulti a farne un punto centrale della strategia di sviluppo. Quello che mi lascia perplesso è l?idea di affidare ai genitori questo compito di rappresentanza. Luisa Santolini: La proposta è sicuramente positiva perché richiama la politica e la società civile alle proprie responsabilità. Per 50 anni la politica ha dimenticato la famiglia e i risultati sono quelli che abbiamo di fronte. Ho qualche perplessità invece riguardo al come la proposta di Campiglio verrebbe realizzata, anche se è una perplessità diversa da quella espressa da Caffo. Che tra le tante figure di adulti a prendere la rappresentanza siano genitori, mi sembra nell?ordine delle cose. Ma qui sorge il problema: come associazioni noi stiamo lavorando a rendere sempre più coese le coppie. A renderle sempre più ?coppia?. Per esempio siamo favorevoli all?affidamento condiviso, siamo favorevoli all?idea che si sia genitori per sempre, che nell?applicazione della 194 si coinvolga l?uomo in una scelta così drammatica. La proposta Campiglio rischia invece di dividere, di regredire a un individualismo che mette a rischio la coppia. Mi chiedo come si possa superare questa divisione tra due genitori che non votano allo stesso modo. Lino Lacagnina: Apprezzo la proposta perché viene incontro alla solitudine, spesso così drammatica, delle famiglie. E poi perché ha provocato un dibattito sui diritti dei bambini, che ritengo fondamentale. Usando una formula presa a prestito da un amico, dico sempre che ci ?preoccupiamo? troppo di loro e non ci ?occupiamo? di loro: sottolineo questo perché è la caratteristica di fondo dell?associazione cui aderisco. Mi chiedo se la proposta Campiglio sia un passaggio giusto per favorire il protagonismo dei ragazzi, di quello che Baden Powell chiamava addirittura l?autoeducazione. Favorire il protagonismo dei giovani e tradurre questo in ascolto da parte di chi fa le leggi, per me, è una questione fondamentale. “Ask the boy”, diceva Baden Powell. Chiedi al ragazzo prima di decidere. Questa è un?indicazione di metodo che mi sembra decisivo poter portare su grande scala. Luigi Campiglio: Ribadisco che la mia è una proposta ingannevolmente semplice e provocatoria. L?intendimento infatti è quello di dare gambe, forza, potere, rispetto istituzionale e politico proprio alle istituzioni che, come quelle presenti al tavolo, oggi sono tenute in seconda fila rispetto all?importanza di quello che fanno e di quello che rappresentano. Il deterioramento delle condizioni economiche delle famiglie è molto grave: del resto non possiamo stupircene visto che una famiglia con un figlio e 24mila euro di reddito in Italia ne paga 4.200 di imposte, mentre in Francia ne paga solo 910. Allora la questione centrale mi pare sia questa: che cosa si può fare per evitare, come dice Luisa Santolini, che la politica continui a snobbare la famiglia com?è accaduto in questi ultimi 50 anni? Io rispondo che la via di uscita più logica è quella di assegnare, a chi oggi ha un peso uguale a zero, un peso uguale a uno: cioè se i minori entrano nella competizione elettorale. In questo caso i partiti in corsa per il potere devono fare i conti con 10 milioni di voti che entrano sulla scena. Allora il famoso asilo nido, la scuola materna che da anni aspetta, forse verranno finalmente realizzati. Il meccanismo centrale della mia proposta è quello di portare il sistema politico a essere obbligato a occuparsi della questione. Perché chi non lo fa perde le elezioni. A Lacagnina dico che i ragazzi cui fa riferimento sono a loro modo dei privilegiati. Non a tutti capita la fortuna di un?esperienza come quella degli scout. Perciò correggerei la formula in “Ask all the boy”. Chiedi a tutti i ragazzi. Quanto alla delega al voto, se venisse a galla un conflitto tra il figlio e il padre o la madre, non rappresenterebbe un momento di dialogo su questioni di cui non si parla mai? Non è un momento di crescita? Alberto Friso: Mi sembra molto positivo che di nuovo entrino in circolo grandi idee per dare un peso ai bambini, all?infanzia e alla famiglia. è un processo che si è concretizzato negli ultimi decenni con la Convenzione dell?Aja e la Carta dei diritti, ma deve essere frutto di una crescita più vasta della coscienza di che cos?è la persona. Che è qualcosa di molto più grande di quello che oggi vediamo essere l?oggetto di interesse da parte dei politici. Quanto all?idea di Campiglio, trovo fondamentale che sia partito da un?ottica concreta, con un gesto di fiducia nella possibilità di innovare in campo politico per mettere a punto un modello di democrazia di cui sperimentiamo tutti i limiti. Quanto alla questione della delega, non vorrei che prevalesse una paura dettata da una visione troppo pessimistica della famiglia. Del resto, nelle tante coppie che funzionano c?è uno spirito di condivisione che neanche in passato si trovava. Per cui non penserei neanche alla delega alla mamma come chance per ridare peso alla donna nel rapporto. Questo è un tema che è bene tenere sganciato. Campiglio: Ho pensato che la madre fosse la scelta migliore perché mi pare che una democrazia economica al femminile sia già in partenza più attenta alle questioni della famiglia. Lo suggeriscono i dati: i Paesi in cui è maggiore la presenza politica delle donne sono Paesi che su questi temi sono più attenti. Comunque a riprova che ci si debba muovere basta guardare la riforma fiscale avviata da Tremonti, che è già partita su basi individuali del contribuente. Il quoziente familiare alla francese non è stato neanche preso in considerazione. E il meglio che ora si possa fare è mettere delle pezze. Vita: Nel dibattito entrano due questioni differenti: i diritti dei minori e quelli della famiglia. Resta aperta la questione se siano convergenti o no. Caffo: Ribadisco che il modo di rappresentare gli interessi dei bambini deve essere più ampio. L?esperienza in questi anni, anche nel mondo della scuola, ci insegna che la voce dei genitori non è sempre stata dalla parte dei bambini. Spesso in questi anni ci siamo trovati isolati su battaglie per l?infanzia, lasciati soli proprio da coloro che difendevano il diritto delle famiglie. Bisogna trovare dei percorsi costanti nella società per dare ai bambini un ruolo centrale senza per questo delegare ad altri il ruolo che la famiglia deve avere. Si deve cercare di costruire, in un?interazione costante, un rapporto che può permettere ai bambini di essere soggetti di diritto così come lo sono gli adulti, così come accade per le persone che hanno bisogni specifici. Santolini: Caffo ha ragione. Ma consideriamo che ad esempio gli organi collegiali nelle scuole, cui penso faccia riferimento, sono stati una grandissima truffa perpetrata ai danni delle famiglie. Ma qui si esce dal tema. Al professor Campiglio confermo che il fine dovrebbe essere quello di dare forza, davanti alle istituzioni, alle associazioni che sono tenute in seconda fila rispetto all?importanza di ciò che fanno. Sia Telefono Azzurro che noi siamo marginali nel panorama delle interlocuzioni. I soggetti forti sono ben altri. Mi chiedo se non sia possibile fare un lavoro di corresponsabilità, di dare più peso a questi soggetti per poter interloquire con la politica. Mi chiedo se la strada non sia quella di dare rappresentanza alle famiglie attraverso le associazioni che le famiglie liberamente si danno o hanno scelto. Lacagnina: Certamente le famiglie hanno bisogno di aiuto, di lavorare su se stesse, di superare la cultura eccessivamente protettiva che a volte le paralizza. Eppure credo che gli interessi di famiglie e minori siano complementari e non contrastanti. Ma ci sono altre questioni che mi sembrano tristemente emblematiche. Per esempio, oggi l?Italia è uno dei pochi paesi a non avere un Forum dei giovani. Ed è una mancanza grave perché l?esperienza della partecipazione non la si acquisisce per delega. Altrimenti il non protagonismo dei giovani si perpetua. Roberto Falessi: Per quanto riguarda i minori c?era già stata la breccia formidabile della Convenzione di Strasburgo del 1996 sull?esercizio dei diritti (ancora non attuata nell?ordinamento italiano). La proposta di Campiglio mi convince perché va in questa direzione. È una convenzione internazionale che consente al minore di esprimere la propria opinione per tutti i procedimenti civili che lo riguardano. A maggior ragione il minore può esprimere opinioni su questioni che lo interessano a livello politico. Ed essere portatore di proposte, di idee, e di giudicare chi lo ha governato. L?infanzia deve vedersi riconoscere quei diritti per i quali Caffo tanto combatte e che a volte non sono riconosciuti dalle famiglie stesse. Vita: D?accordo. Ma non vi pare che il problema numero uno consista ne fatto che l?Italia oggi sia un Paese in cui i minori sono una razza in via di estinzione? Campiglio: L?Italia è come una nave che sta affondando nell?indifferenza generale. Se fossimo il Paese con il più alto tasso di criminalità o di inquinamento, la questione sarebbe sulle prime pagine dei giornali. Il fatto di essere il Paese con il più basso tasso di natalità al mondo invece non fa notizia. Caffo sostiene che il voto è una piccola cosa e ha ragione. Il voto non è la soluzione, è però il treno sul quale possono finalmente viaggiare le soluzioni. Caffo: Il tema della natalità é quello che ci deve preoccupare. La scommessa sta nel dare alle famiglie strumenti per poter accogliere un bambino e costruire attorno a lui un percorso educativo e di cura. Questo richiede investimenti che la comunità degli adulti oggi non fa. La provocazione di Campiglio in questo senso è utilissima. Ridice che la genitorialità è fondamentale per lo sviluppo del Paese. Santolini: Non garantiamo più il ricambio generazionale. Non c?è più tempo e i tempi della demografia sono tempi lunghi. La Francia ha cominciato 50 anni fa e adesso ne vede gli effetti. C?è anche una disinformazione e un qualunquismo nell?affrontare questi temi: quante volte ci sentiamo dire che l?immigrazione è una soluzione al problema demografico. Per questo mi piacerebbe che Vita non facesse cadere la riflessione su questi temi. Guai se questa di Campiglio fosse solo una bella iniziativa. Invece discutere serve: a forza di ragionare, infatti, affiniamo il come, per trovare la soluzione migliore. Lacagnina: C?è anche una sfida culturale da lanciare. Se noi adulti non riusciamo a testimoniare che la vita è bella e che vale la pena esser vissuta; che la felicità si trova facendo felici anche gli altri, in primis i propri figli, non si va lontano. Io stesso me ne accorgo con i miei figli. Vorrei trasmettere loro questa dimensione molto meglio di quanto ho fatto. Frisio: Sì, c?è bisogno di un cambiamento culturale e filosofico. E io credo che questo cambiamento possa avvenire nel solco dell?idea di misericordia, delle tre grandi religioni, o di compassione, della tradizione buddista. Oggi gli orizzonti sono incrostati dall?inamovibilità di troppi interessi. Così non c?è un orizzonte ideale che susciti attrattiva nei giovani. Vita: Chiederei al professor Campiglio una conclusione. Come si può continuare nell?impegno? Campiglio: Intorno a questo tavolo ho trovato disponibilità ad ascoltare. Non altrettanto avviene nel mondo politico, dove ho trovato il muro. La politica si chiude a riccio non perché il sistema sia guasto ma perché teme l?incertezza: 10 milioni di voti in libera uscita, da che parte andranno? Dobbiamo sfruttare la prima occasione disponibile: le elezioni del 2006. Se nel 2005 questa proposta trovasse uno sbocco costituzionale, potete immaginare su quali basi si svilupperebbe la competizione politica? Persino i manifesti cambierebbero. Ve lo immaginate uno slogan del tipo “+ 30% asilo nido”? Si può relegare il professor Campiglio a livello di provocazione culturale, non si possono accantonare organizzazioni, campagne di stampa, migliaia di famiglie mobilitate. Quanto alle mille obiezioni che ci faranno, sono simili a quelle che vennero fatte a Stuart Mill quando lanciò l?idea del voto alle donne. Che, detto per inciso, è stato introdotto nella civilissima Svizzera solo nel 1971…

a cura di Giuseppe Frangi e Benedetta Verrini


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