Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Solidarietà & Volontariato

8850 italiani in attesa di un trapianto

6.600 aspettano un rene, con un tempo di attesa medio di 3,15 anni, 1.290 necessitano di un fegato (attesa media 1,4 anni) e 624 di un cuore (2,2 anni)

di Paolo Manzo

Sono 8.850 gli italiani in lista d’attesa di trapianto, secondo i dati del Centro nazionale trapianti aggiornati al 30 giugno. Tra questi, 6.600 aspettano un rene, con un tempo di attesa medio di 3,15 anni, 1.290 necessitano di un fegato (attesa media 1,4 anni) e 624 di un cuore (2,2 anni). Lo ha riferito questa mattina ai microfoni di ‘Radio Anch’io’ Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti, durante un dibattito sui problemi della donazione di organi, sangue e tessuti. I donatori sono circa mille ogni anno. Rispetto allo scorso anno il numero di organi donati e’ cresciuto del 15% e nel 2003 la regione piu’ generosa e’ stata l’Emilia Romagna, con 34,6 donatori effettivi per milione di abitanti contro i 18,5 della media nazionale e i 16,5 della media europea. ”Si tratta ovviamente di dati medi, un indice per capire come sta funzionando il sistema ma che ovviamente non rende conto dei problemi umani dei singoli pazienti”, ha sottolineato Costa. L’esperto ha spiegato che ”possono donare gli organi solo i cittadini gia’ deceduti, la cui morte sia stata accertata secondo determinati criteri previsti dalla legge. Parametri certi, scientificamente provati e validi in tutto il mondo”. I donatori, ha ribadito Costa rispondendo alle perplessita’ di alcuni ascoltatori, ”sono cittadini deceduti nelle Rianimazioni, il cui cervello e’ irreversibilmente, irrimediabilmente e certamente morto”. Tuttavia, per conservare la funzionalita’ del’organo da prelevare ”e’ necessario collegare queste persone a un respiratore meccanico, che mantenga il battito cardiaco e faccia arrivare sangue agli organi”. Cio’ richiede ”un grandissimo sforzo organizzativo, oltre che clinico, ed e’ ovvio -ha ammesso il direttore del Centro nazionale trapianti- che rispetto a un problema cosi’ delicato si scateni tutta una serie di aspetti emotivi di rifiuto, da parte dei familiari e della popolazione”. Ma ”i criteri per accertare la morte di un candidato donatore sono sicuri – ha ribadito Cosa – ed e’ grazie a questi che possiamo salvare la vita di molti malati”. Secondo il presidente dell’Associazione italiana per la donazione di organi e tessuti (Aido), Vincenzo Passarelli, ”la collaborazione della popolazione e’ fondamentale per diminuire il divario tra necessita’ e disponibilita’ di organi, ma serve piu’ informazione”. Passarelli ricorda che e’ possibile esprimere il proprio consenso all’espianto di organi in caso di decesso in quattro modi: ”Con una registrazione alla banca dati del ministero della Salute, da effettuarsi all’Asl; attraverso il tesserino inviato nel 2000 dall’allora ministero della Sanita’; tramite la tessera di un’associazione donatori o firmando una dichiarazione di volonta’ su un foglio comune”. La volonta’ dei familiari ”viene rispettata, ma in presenza di consenso preventivo dell’interessato un’eventuale opposizione dei parenti non vale”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA