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Allarme. Quando la riservatezza danneggia la solidarietà. Maledetta privacy

Le nuove norme del garante rendono quasi impossibile il direct marketing anche per gli enti non profit. E per molti sarebbe la fine.

di Benedetta Verrini

Non saranno la contrazione della spesa sociale o le mancate agevolazioni fiscali a spezzare le gambe alle organizzazioni non profit. Saranno le nuove norme sulla privacy, quelle entrate in vigore lo scorso settembre e che rendono praticamente impossibile il direct marketing, cioè le comunicazioni a target mirati di cittadini tramite posta, email, telefono. E nel ?mucchio? delle migliaia di aziende che ora non potranno più consultare elenchi telefonici e anagrafe elettorale per estendere i loro contatti, sono finite anche le associazioni di volontariato, le onlus, le organizzazioni non governative. «È gravissimo», commenta Rossano Bartoli, direttore generale della Lega del Filo d?Oro, onlus che effettua tra gli 8 e i 9 milioni di spedizioni l?anno verso sostenitori effettivi o potenziali. «Se penso al panorama di organizzazioni non profit che basano buona parte della loro sensibilizzazione, organizzazione di eventi e raccolta fondi sul direct marketing, mi tremano i polsi. Come sarà possibile aggiornare i cittadini sulle nostre attività, realizzare campagne, sostenere i progetti?». Da come viene interpretata la nuova normativa sulla privacy, infatti, solo chi ha dato un consenso esplicito a ricevere messaggi commerciali e chi ha risposto positivamente alla relativa domanda nei questionari sui nuovi elenchi telefonici (inviati in queste settimane da Telecom) potrà essere raggiunto da aziende e non profit. «Si tratterà, probabilmente, di non più di 3 milioni di famiglie su 22», avverte Bartoli. «Certamente una base insufficiente. Le persone sensibili e attente al sociale in Italia sono sicuramente di più». Il vincolo non riguarda, naturalmente, i vecchi indirizzari delle associazioni: ma si tratta comunque di una questione di tempo. Perché se c?è un 80% di sostenitori fidelizzati, ogni anno questa percentuale si erode, fino ad azzerarsi nel giro di 4-5 anni. «Campagne e direct marketing si fanno proprio per rinnovare il proprio parco-sostenitori», spiega Bartoli. Il problema investe da vicino centinaia di realtà italiane, grandi e piccole, che utilizzano il direct marketing (Airc, Medici Senza Frontiere, Unicef, WWF…) e rappresenta una grave perdita di corrispondenze (e quindi di incassi) anche per Poste Italiane. Basti pensare che quei 6-7 contatti annuali delle associazioni ai 4 milioni di donatori fanno un ?volume? di 100-120 milioni di recapiti l?anno. «Vorremmo», conclude Bartoli, «che il governo valutasse il problema di un mondo che deve essere sostenuto e valorizzato. Non possiamo cambiare strategia nel volgere di una stagione: qualcuno ci dia una soluzione».


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