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Famiglia & Minori

Che c’è dietro il butano

Intervista a Riccardo Gatti, esperto di dipendenze. «Abolire le finte campagne antidroga. E controllare le tv giovani»

di Redazione

Medico psicoterapeuta, psichiatra e direttore del Dipartimento delle dipendenze della Asl Città di Milano, Riccardo Gatti è stato uno dei personaggi più intervistati di questo settembre. Nella sua città infatti, il 6 settembre è morto, dopo aver assunto un cocktail di hashish e butano, un ragazzo di 14 anni. «Tutti a chiedermi che affetti provoca il butano e cosa dire ai genitori. Le solite domande. Non è questo il modo di affrontare la questione». Questo intervento, che Gatti affida a Vita, vuole quindi costituire un momento di rottura nel dibattito sul contrasto alle tossicodipendenze che rischia di impantanarsi in una sequela di sterili sos. Vita: L?ha sorpresa che un ragazzo normale si riduca a sniffare il gas degli accendini? Riccardo Gatti: No, anzi: mi stupisco dello stupore. Questo caso non anticipa un trend di consumo, ma si colloca in una strategia globale di diffusione delle sostanze. Vita: Cioè? Gatti: Il mercato della droga ha assunto i meccanismi della grande distribuzione, grazie alla politica dello struzzo attuata da questo e dal precedente governo, e alla sponda fornita dalle tv che attraverso la pubblicità hanno veicolato il messaggio: buon cittadino uguale buon consumatore. Di qui il mito del consumatore consapevole di droghe. Vita: Lei sostiene che il governo non ha fatto niente. Ma negli ultimi anni le campagne antidroga ci sono state? Gatti: Non servono. Anzi, sono nocive, perché fanno conoscere ai ragazzi le droghe. Conoscendole, si illudono poi di controllarne il consumo. Vita: Che alternative ci sono? Gatti: Modificare i processi educativi. I genitori devono tornare a fare i genitori. Lo sballo è un bisogno indotto dall?esterno, dal mercato. Chi educa dovrebbe fornire codici per affrontare queste intromissioni. E i politici, se davvero lo vogliono, dovrebbero fare una politica antidroga reale. Vita: Al posto del ministro Giovanardi cosa farebbe? Gatti: Imporrei controlli sui canali televisivi per i giovani.


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