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Il carcere per tossicodipendenti a regime solo nel 2006

Lo ha confermato il ministro Giovanardi

di Redazione

Un tavolo di lavoro per completare il progetto per la casa di reclusione a custodia attenuata di Castelfranco Emilia (Modena) e poterne cosi’ avviare la fase sperimentale con i primi detenuti tossicodipendenti gia’ dalla fine dell’anno, per essere a pieno regime nel 2006. L’Amministrazione penitenziaria ha presentato ai soggetti interessati la bozza del progetto, che mette in chiaro, quasi a voler scongiurare le polemiche che segnarono l’inaugurazione della struttura, che tutte le fasi di intervento saranno dirette e gestite dall’Amministrazione. Il progetto di recupero pero’ sara’ ”copartecipato”, con il coinvolgimento di volontariato e comunita’ terapeutiche. La bozza e’ stata presentata nel carcere, alla presenza del Ministro con i rapporti con Parlamento Carlo Giovanardi, che ha la delega alle politiche contro la tossicodipendenza. Con lui Nello Cesari, provveditore regionale della Amministrazione penitenziaria, Francesco D’Anselmo, direttore, del carcere, Andrea Fantoma, dirigente del Dipartimento delle politiche antidroga, oltre a rappresentanti di Regione, Provincia e Prefettura di Modena, Ausl e del Comune. Adesso nei 23 ettari di campi che circondano il carcere ci sono rotoballe di fieno, e le mucche, una trentina, sono ancora quelle pezzate bianco-nere. Ma secondo la bozza nel 2006 ci saranno ‘bianche modenesi’ (di cui restano solo 30 capi), serre biologiche, arnie, vigneti, acetaie e una lavanderia industriale. Nella struttura si faranno corsi per cuochi, falegnami, calzolai, giardinieri, elettricisti, elettrauto, saldatori, tornitori e carpentieri. Nel carcere si verra’ esclusivamente su base volontaria. La casa e’ destinata solo ai tossicodipendenti condannati a pene superiori ai 4 anni (che non possono essere affidati ai servizi sociali). Ma potrebbero arrivare anche detenuti con pene inferiori, che potrebbero direttamente essere avviati al lavoro esterno. Saranno 40-60, solo uomini. Privilegiati i residenti della regione. Circa 55 gli agenti penitenziari previsti per la custodia. Per loro ci sara’ un corso di formazione di tre mesi. Per finanziare i corsi per i detenuti viene ipotizzata la possibilita’ di accedere ai finanziamenti di Unione Europea e Regione. Tra carcere e Sert, comunita’ terapeutiche, cooperative sociali e mondo del volontariato ci sara’ un rapporto partecipato. I volontari potranno, a determinate condizioni, lavorare nella struttura. Equipe miste valuteranno la possibilita’ di accesso alla riabilitazione e, in corso d’opera, l’effetto della riabilitazione. Le comunita’ potranno poi proporre alla amministrazione anche misure alternative (come lavoro esterno o anche lo spostamento in comunita’), ma la loro verifica potra’ essere anche negativa, con revoca di queste misure. I piani di recupero saranno modulati sui singoli casi. Per i detenuti extracomunitari che avranno imparato un mestiere e’ prevista l’offerta di rimpatrio nel paese di origine per avviare una attivita’ connessa alla professionalita’ acquisita. Infine il progetto individua anche quattro 4 comunita’ terapeutiche (San Patrignano, Ceis di Modena, L’angolo e Mosaico, Lag di Vignola), cinque cooperative sociali e tre associazioni che hanno dato la loro disponibilita’ a partecipare al progetto. ”Abbiamo insediato un tavolo tecnico, che in tempi brevi, dovra’ costruire anche le compatibilita’ finanziarie – ha detto Giovanardi – Non sara’ un lager, ne’ un campo di concentramento. Qui e’ la societa’ che si interroga sulla possibilita’ di recuperare fin dalla reclusione quei detenuti che non possono uscire ma che fin da subito possono iniziare un percorso che li recuperi ad una vita sociale”.


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