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“Non ho colpe: il rigore è della legge. Ma sono pronto a discuterne”

Intervista al Garante della privacy, Francesco Pizzetti.

di Benedetta Verrini

«Ho pienamente a cuore le preoccupazioni del non profit italiano», spiega a Vita il presidente dell?Autorità garante della privacy, Francesco Pizzetti. Vita: Professore, oltre alle preoccupazioni ci sono parecchie difficoltà operative: le organizzazioni non potranno più utilizzare uno strumento fondamentale quale l?elenco telefonico… Francesco Pizzetti: Chiariamo un passaggio fondamentale. La Direttiva Ue del 2002 sulla riservatezza nelle comunicazioni su questo punto è estremamente rigorosa. L?elenco telefonico serve per fare telefonate interpersonali, non può più essere usato per fini diversi, a meno che l?utente non abbia esplicitamente e preventivamente espresso il suo consenso. Vita: Il questionario sui nuovi elenchi, però, ha omologato tra questi ?fini diversi? anche le comunicazioni del non profit. E ha avuto poco successo. Pizzetti: Il modulo sottoposto agli abbonati si è rifatto alle indicazioni della Direttiva e alla legge italiana: il suo obiettivo non era fare una distinzione tra le varie tipologie di comunicazione che era possibile ricevere, ma piuttosto di raccogliere il consenso dell?utente a che il suo nominativo fosse utilizzato, appunto, anche per ?fini diversi? dalle chiamate personali. è vero che non si è realizzata una campagna informativa eccezionale per la diffusione di questi questionari, ma questo riguarda i gestori telefonici, non il Garante. Vorrei ricordare, d?altra parte, che ogni anno gli abbonati possono modificare la loro opzione. Vita: Ma oggi, con la minima percentuale di abbonati disponibili a contatti, resta il nodo della sostanziale ?incomunicabilità? tra organizzazioni sociali e potenziali donatori, non crede? Pizzetti: Assolutamente no. Vorrei sfatare l?idea che nel nuovo quadro legislativo della privacy ci sia stata una sottovalutazione del sociale. Capisco che in questo momento di passaggio possano esserci problemi organizzativi, ma vorrei ricordare che la legge italiana ha espresso un grande riconoscimento valoriale delle onlus e del loro ruolo nella nostra società quando ha ?aperto? alla possibilità di attingere alle liste elettorali. Agli elettori le associazioni possono rivolgersi liberamente, senza dover chiedere un consenso preventivo e limitandosi a informare su come hanno avuto l?indirizzo. So bene che tali liste possono comportare, almeno inizialmente, uno sforzo di razionalizzazione dei dati, ma non ritengo si tratti di un problema insormontabile. Inoltre, alle organizzazioni resta aperta anche un?ulteriore possibilità, quella dell?utilizzo dei database già acquisiti di sostenitori: per quei nominativi il contatto resta possibile, premettendo un?informativa su dove si è attinto indirizzo e telefono. Vita: Altri Paesi hanno lasciato aperta al non profit la possibilità di realizzare almeno un ?primo contatto? con gli utenti telefonici. Pizzetti: Il Codice della privacy su questo punto è stato molto specifico: non è un orientamento del Garante, ma è la legge stessa che richiede il consenso anche per il ?primo contatto? ed è per questo che abbiamo suggerito l?indicazione, in elenco, della bustina o del telefonino. Vita: è possibile che in una futura campagna informativa sugli elenchi si possa distinguere tra comunicazioni pubblicitarie tout court e comunicazioni del non profit? Pizzetti: Nulla osterebbe, anche se, a dire il vero, può diventare davvero complicato effettuare una distinzione tra i diversi generi di corrispondenza. Vita: è disponibile a un incontro con le realtà del non profit? Pizzetti: Senza dubbio. Anzi, su questo punto ci tengo a tranquillizzare il più possibile il mondo della solidarietà. Incontriamoci.


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