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Famiglia & Minori

Insulti a Don Mazzi. E il ministro perse le staffe

La lettera "privata" di Giovanardi al sacerdote. Che ha la colpa di non essere d’accordo con la sua proposta sulla chiusura anticipata delle discoteche

di Stefano Arduini

«Egregio Reverendo», incomincia così l?incredibile lettera che Carlo Giovanardi lo scorso 21 ottobre ha fatto recapitare nella sede di Exodus sulla scrivania di don Antonio Mazzi. Alla formalità dell?incipit seguono dieci acidissime righe con cui il ministro ha voluto rispondere alla decisione del prete antidroga di non partecipare alla conferenza di Palermo. Vita ha avuto modo di leggere integralmente la missiva. «La sua assenza mi toglierà dall?imbarazzo di avere fra i relatori un ?cattivo maestro? corresponsabile delle tragedie delle stragi del sabato sera con i suoi inviti allo sballo e alla trasgressione sul mensile patinato dei discotecari italiani (Night Time, ndr)», si legge nel secondo capoverso. Non soddisfatto, l?esponente dell?Udc rincara la dose: «Per fortuna ci sono migliaia di operatori seri e di comunità che parteciperanno alla Conferenza, avendo a cuore la ricerca di soluzioni positive per la prevenzione e il recupero dei tossicodipendenti, piuttosto che impegnarsi in piccole polemiche politiche o peggio di schieramenti di partito. Distinti saluti». «Sono umiliato e offeso, siamo al limite della querela. Solo l?ignoranza può spiegare frasi come queste»: così il fondatore di Exodus ha commentato a caldo l?affondo del ministro. Una reazione che non placato le ire del responsabile delle politiche antidroga che, anzi, 24 ore dopo, interpellato dal nostro settimanale, è tornato alla carica: «Sono esterrefatto che un religioso come don Mazzi si permetta di rendere pubblica una lettera inviata a titolo personale (ma scritta su carta intestata del ministro per i Rapporti con il parlamento, ndr), quanto al merito della questione io nella mia vita ho visto troppi giovani di 13/14 anni morire all?angolo di una strada alle tre di notte e credo che un educatore responsabile debba fissare delle regole e lo debba fare per il bene dei ragazzi». Difficile comprendere quale stretta attinenza vi sia fra l?assenza a un convegno sulla lotta alle droghe, per quanto importante sia, e la contrarietà a una norma che proponeva la chiusura delle discoteche all?una invece che alle tre di notte. «Evidentemente il ministro non ha digerito la mia battaglia contro quella proposta di legge, ma mai mi sarei aspettato che arrivasse agli insulti. Rimane il fatto che entrambi abbiamo un obiettivo: salvare i ragazzi dalla droga. La differenza è che lui pensa che chiudere i locali due ore prima sia utile, mentre io credo che non faccia molta differenza se uno si ?fa? alle 11 del mattino o alle 3 di notte». «Ma forse la mia colpa è aver osato esprimere queste idee su una rivista», continua il prete milanese, che aggiunge: «Invito i lettori a giudicare in prima persona se il passaggio contestato da Giovanardi sia meritevole della valanga di infamie che mi ha riversato contro. Ecco quello che ho scritto su Night Time: ?Ho la quasi certezza che gli sballi più inquietanti non nascono in discoteca, ma prima. Chi frequenta questi locali (e io ho voluto e voglio frequentarli, non per predicare o per convertire, ma per farmi compartecipe di questa fetta delicata della vita dei giovani) sa che di pasticche, birre e alcolici, sono già piene le solite macchine dei soliti giovani che arrivano alle solite discoteche già più o meno sbronzi e fatti. Chiudere all?una o alle tre, non distribuire alcolici dopo una certa ora, a certa gentaglia fa solo il solletico. Nascerebbero in un baleno bar a dieci metri dalla discoteca?».


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