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Famiglia & Minori

Parigi e New Orleans due welfare in crack

News Orleans e Parigi sono davvero due icone che avvertono sul destino del welfare nelle società occidentali

di Riccardo Bonacina

Due mesi fa, l?aspetto che più ci impressionò della tragedia di New Orleans: la solitudine della gente. Gli abitanti della città americana non avevano vissuto solo il dramma portato da Katrina, ma anche il dramma di un modello sociale, quello dello Stato compassionevole, che nel momento dell?emergenza rivelava la propria drammatica fragilità. Che impressione quelle strade dove non c?era alcuna organizzazione in grado di portare aiuto, quelle strade senza volontari né organizzazioni umanitarie, con le strade controllate dagli sciacalli. Impressionante fotografia di un modello sociale che ha fatto fuori i corpi intermedi, un modello in cui il potere ha scelto di interloquire direttamente con il cittadino, senza quelle che lui ritiene essere solo fastidiose ?interferenze?. Vita provò allora a spulciare l?elenco delle organizzazioni non profit presenti a New Orleans consultando il sito della Johns Hopkins university: vi ha trovato quasi esclusivamente chiese di ogni obbedienza cristiana. Ma le chiese nell?America della moral majority sono come delle tane, dei rifugi, dei luoghi chiusi, che inghiottono gli individui e li sottraggono alla vita sociale. Poche settimane fa, di fronte alle condizioni disastrose in cui ancora si trovano gli sfollati di Katrina, annotammo con ironia lo sforzo dello Stato compassionevole che chiede alla Camera degli Stati Uniti uno storno di fondi destinati a medicinali per curare disfunzioni dell?erezione, come il Viagra, per recuperare 690 milioni di dollari in cinque anni da usare a favore degli sfollati. Due mesi dopo dobbiamo fare i conti con un?altra impressionante emergenza, questa volta nel cuore dell?Europa: quella della rabbia e della violenza dei giovani delle banlieue francesi. Anche qui, oltre i fuochi e l?odio che popolano le strade della periferia parigina, a colpirci è stato il fallimento di un altro modello sociale: quello del welfare statalista che ha preteso di risolvere i problemi sociali per vie dirigistiche e l?integrazione con le pratiche burocratico-amministrative. Che impressione leggere nella nostra inchiesta sullo scorso numero di Vita, dell?assenza dalle periferie urbane delle grandi associazioni come Sos racisme; che impressione leggere di come la burocrazia statale abbia via via assorbito le piccole associazioni riducendole a funzioni parastatali. Per i ragazzi delle banlieue, mediatori culturali o volontari municipali non sono diversi dai poliziotti, sono solo un altro volto, meno brutale e repressivo, dello stesso nemico: lo Stato. Il presidente Chirac, dimostrando di non saper uscire dal modello di welfare state che gli è franato tra le mani, non ha avuto idea migliore di quella di proporre la statalizzazione del volontariato proponendo il servizio civile nazionale. News Orleans e Parigi sono davvero due icone che avvertono sul destino del welfare nelle società occidentali: due modelli conclamati ancora oggi anche in Italia – lo Stato compassionevole a destra e il welfare statalista a sinistra – hanno mostrato il loro fallimento. Spiace notare come ci si accapigli ancora su modelli finiti per sempre insieme alla loro pretesa di fare a meno della società civile. In Italia sono ben vivi i nodi di un possibile, più moderno welfare mix che si fonda su un necessario pluralismo di attori e sulla valorizzazione della capacità di auto organizzarsi dei corpi sociali.


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