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Firenze, il palazzo dove morì la pena di morte

Alle spalle della Firenze più battuta dal turismo si apre una via che custodisce montagne di storia. Qui si innalza la mole del Palazzo del Bargello, che fu la sede del Podestà

di Giampaolo Cerri

Fuori dai tour mordi e fuggi delle comitive turistiche e quindi dal tripudio kitch di pizzerie al taglio e negozi di catena più o meno griffati. Vicino, eppure lontano, alla linea invisibile che collega il Duomo a Palazzo Vecchio e lungo la quale si muovono le centinaia di migliaia di uomini e di donne che ogni anno consumano Firenze per diletto, pendolando fra Santa Maria del Fiore e Piazza Signoria, logorando le pietre di via Calzaioli, concedendosi tutt?al più qualche divagazione verso Ponte Vecchio e, di là d?Arno, Palazzo Pitti. Fuori dalle piste solite dei vacanzieri, nel cuore medievale della città c?è un pezzo di Firenze da amare. Pietre, linee, scorci, dettagli e luci che scrivono la poesia di un strada e dei suoi palazzi. è la bellissima via del Proconsolo, dove si affaccia austero il Palazzo del Bargello. Le pietre scure e ruvide disegnano la struttura di un fortilizio di secoli lontani: mura merlate, una torre campanaria preesistente a tutto l?edificio, che conteneva la campana detta la Montanina, che suonava quando si dovevano chiamare a raccolta i cittadini fiorentini in caso di guerra o di assedio. Qui, quando ancora Firenze era una Repubblica in cui si confrontavano Guelfi e Ghibellini, Bianchi e Neri, Potenti e Bassi o, più spesso, gli interessi delle corporazioni o delle famiglie dei notabili, risiedeva il Podestà, ovvero il potere esecutivo, il governo della cosa pubblica in un Comune che cominciava a costruire il proprio splendore. Intorno al 1287 venne costruito il verone, la stupenda e affascinante loggia affacciata sul cortile dove spesso il Podestà adunava i rappresentanti delle arti e delle corporazioni. E per metter d?accordo le fazioni in una città iperfaziosa, il Podestà veniva chiamato da fuori, lasciandogli solo il privilegio di apporre, sulle mura interne del cortile, lo stemma in pietra del suo casato. Più avanti, quando il centro del potere si spostò di poche centinaia di metri, nel Palazzo della Signoria, al Bargello arrivò il Consiglio di Giustizia, l?organismo incaricato di far rispettare la legge, di eseguire le sentenze, il cui capo era detto, appunto, ?il Bargello?. I suoi ?bargellini? chiudevano le porte della cinta muraria nottetempo, ai rintocchi della maestosa Badia, che sta lì dirimpetto, e vigilavano sulla sicurezza cittadina. Palazzo del Bargello era anche il luogo dove si applicavano le pene. Dalle colonne più alte del cortile penzolarono, impiccati, i rampolli della famiglia Pazzi che congiurarono contro i Medici, facendo scorrere il sangue fin dentro Santa Maria del Fiore. Correva il 1478. Giù da basso, a contemplare l?orrendo spettacolo, un certo Leonardo da Vinci, che con il carboncino schizzò la scena con macabro dettaglio. Per vivere la suggestione di questo palazzo, certo meno bello di tanti altri edifici, c?è bisogno di guardare, sull?angolo della facciata che guarda piazza San Firenze, il gancio dove venivano appesi, per giorni, i fiorentini che finivano alla gogna. O di pensare a quel giorno del 1786, in cui gli illuminati Lorena abolirono la tortura, ordinando che proprio in prossimità del pozzo del Bargello fossero gettati gli strumenti di coercizione fin lì usati nelle segrete. Il 30 novembre di quel 1786 venne promulgata da Pietro Leopoldo di Lorena, Granduca di Toscana dal 1765 al 1790, la Riforma penale. Con quella riforma, che del Granduca fu «monumento e gloria», secondo uno storico del primo Novecento, la Toscana divenne il primo Stato al mondo in cui si abolì la pena di morte, «conveniente», secondo Pietro Leopoldo, «solo ai popoli barbari». E così tra queste pietre risuona ancora il grande comando del Granduca che ordinava «la demolizione delle Forche ovunque si trovino»… Da non perdere Museo del Bargello Uno dei musei più affascinanti di Firenze, dedicato alla scultura del ?400 e ?500. Si va dal Bacco di Michelangelo al David di Donatello, per culminare nel Cosimo I di Benvenuto Cellini… Info: www.firenzemusei.it/bargello La Badia Fiorentina Sempre su via del Proconsolo si affaccia questa storica chiesa. Qui avvenne la prima lettura pubblica della Divina Commedia. Era il 1373. Il lettore si chiamava Giovanni Boccaccio. Palazzo Pazzi Palazzo Pazzi in via del Proconsolo presenta una netta novità: pianterreno ancora bugnato di pietraforte e piani superiori intonacati con gentile decorazione: qui si rifugiarono i cospiratori della congiura del 1478. Museo di antropologia Uno dei più importanti in Italia. Anch?esso si affaccia sua via del Proconsolo, ospitato in un palazzo che era degli Strozzi e che per i costi eccessivi restò non finito. Da qui il nome di ?Palazzo non finito? tel. 055.2396449


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