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Forum sociale: ong italiane, nel mirino Wto

Il Forum sociale europeo deve dare vita a una nuova agenda dell'economia internazionale che abbia al centro la riforma dell'Organizzazione internazionale del commercio (WTO)

di Redazione

Il Forum sociale europeo deve dare vita a una nuova agenda dell’economia internazionale che abbia al centro la riforma dell’Organizzazione internazionale del commercio (WTO)Il Forum sociale europeo deve dare vita a una nuova agenda dell’economia internazionale che abbia al centro la riforma dell’Organizzazione internazionale del commercio (WTO) e il ripensamento degli accordi di partenariato tra l’Unione europea e i Paesi piu’ poveri. Lo hanno chiesto le organizzazioni non governative italiane intervenute ad Atene. “Che il WTO sia moribondo e’ un fatto”, ha affermato Andrea Baranes della CRBM (Campagna per la Riforma della Banca Mondiale), “i negoziati a Ginevra non fanno significativi passi avanti dopo la vittoria di Pirro della Ministeriale di Hong Kong dello scorso dicembre. Non e’ soltanto il sistema del WTO in una crisi strutturale di democrazia interna, ma e’ l’intero approccio liberista per l’economia mondiale ad essere arrivato ad un punto di non ritorno. Ad Atene si parlera’ molto di commercio internazionale, della questione della liberalizzazione dei servizi e di come gestire l’agricoltura del pianeta. Lo si fara’ proponendo idee innovative e guardando al futuro, superando gli schemi triti e ritriti che ci somministrano da anni il WTO e i Paesi ricchi”, ha concluso Baranes. L’Unione europea ha “definitivamente voltato le spalle a chi chiede regole chiare e vincolanti sull’ambiente, i diritti sociali ed umani per le multinazionali europee nelle loro scorribande sul pianeta”, ha dichiarato a sua volta Mariarosa Cutillo di Mani Tese, “cosi’ come nel commercio, l’agenda europea e’ sempre piu’ ostaggio degli interessi di pochi grandi gruppi industriali che accettano solo approcci volontaristici per far fronte agli impatti spesso devastanti del loro operato. Al Forum di Atene discuteremo di come lanciare una grande iniziativa europea per rimettere in discussione questo approccio, riportando al centro dell’economia europea la supremazia dei diritti, anche per quel che concerne l’export e gli investimenti europei nel mondo”.


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