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Diritti umani: Amnesty, la libertà è in trincea

Amnesty International accusa le ripercussioni di una politica dei diritti umani condizionata dall'ossessione della sicurezza

di Redazione

l 2005 è stato un anno pieno di contraddizioni, in cui i segnali di speranza per i diritti umani sono stati indeboliti dagli inganni e dalle false promesse dei governi, secondo il rapporto annuale di Amnesty International presentato oggi in conferenza stampa a Roma. Paolo Pobbiati, presidente della sezione italiana di Amnesty International, ha accusato l’ossessione della sicurezza seguita agli attentati dell’11 settembre di aver sviato le energie e l’attenzione del mondo dalle gravi crisi dei diritti umani nel mondo. “C’è un effetto domino nella guerra al terrorismo, molti governi la sfruttano per regolare i conti con le opposizioni interne” ha detto Pobbiati. Il presidente ha però delineato uno scenario contraddittorio e caratterizzato anche da segnali in controtendenza rispetto a questa situazione, benché frustrati spesso dalle politiche realizzate dai governi. “Dopo l’11 settembre i governi sono incalzati dall’opinione pubblica e dalle organizzazioni non governative sulle strategie antiterrorismo. La società civile inizia a porsi delle domande e ad agire anche in opposizione a certe scelte” ha detto Pobbiati. “La guerra al terrore pregiudica sempre più l’autorevolezza morale e politica di chi la conduce”. Il rapporto presentato da Amnesty International compie una panoramica sul rispetto dei diritti umani nel mondo, dal Darfur a Guantanamo fino alla Corea del Nord, formulando una serie di richieste alle autorità internazionali per migliorare la situazione attuale. “Più che mai il mondo ha bisogno che i Paesi con potere ed influenza internazionale… agiscano con responsabilità e rispetto per i diritti umani” è scritto in un comunicato dell’associazione.


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