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Droga, Babolin (Cnca): “Pronti a discutere con tutti”

Il presidente del coordinamento nazionale comunità terapeutiche: "Ritroviamo la calma, confronto aperto anche con San Patrignano"

di Redazione

“Mettiamo fine al dibattito duro, feroce, spesso dominato da posizioni preconcette, che ha contraddistinto il confronto di questi ultimi anni in materia di droghe e apriamo una nuova stagione di dialogo, aperto a tutte le espressioni della società interessate ai problemi posti dal consumo, l’abuso e la dipendenza di sostanze. È tempo che i servizi pubblici e privati, San Patrignano e le associazioni di consumatori, la Comunità Incontro, la FICT e le organizzazioni aderenti al Cartello “Non incarcerate il nostro crescere”, gli studiosi, i ricercatori e i decisori politici si incontrino in un percorso condiviso di elaborazione e riforma.” È quanto ha affermato Lucio Babolin, presidente del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), intervenendo in rappresentanza del Cartello nazionale “Non incarcerate il nostro crescere” al convegno organizzato oggi dal Ministero della Solidarietà sociale, intitolato “I quattro pilastri per una nuova politica dell’Italia sulle droghe”, in occasione della Giornata mondiale contro l’abuso di droghe. Babolin ha indicato in una nuova Consulta per le tossicodipendenze la sede istituzionale opportuna per avviare tale confronto con il più ampio ed eterogeneo numero di soggetti impegnati nell’ambito delle droghe. Il presidente del CNCA ha, poi, esposto i punti fondamentali su cui è necessaria un’urgente azione di riforma del sistema di intervento, questioni da cui partire senza sopprimere le differenze che pure si registrano all’interno del mondo degli addetti ai lavori. I punti di possibile confronto richiamati da Babolin sono: 1. Il sistema dei servizi versa in uno stato di gravissima difficoltà. Nei servizi pubblici registriamo un organico inferiore del 50% a quanto previsto negli organigrammi; le comunità terapeutiche del privato-sociale, d’altra parte, devono fare i conti con rette inferiori del 50% rispetto agli stessi servizi offerti per le disabilità e la psichiatria (40 euro a persona a fronte di 80-100 euro) e, per di più, pagate anche con due anni di ritardo. 2. Un serio aggravamento della situazione degli eroinomani. Aumentano ? in questo strato della popolazione ? l’incidenza delle patologie psichiatriche, l’associarsi della dipendenza di eroina ad altri fenomeni come il vivere senza dimora o il contemporaneo abuso di altre sostanze a partire dall’alcol, le infezioni da HIV. Si tratta di tossicodipendenti che presentano necessità urgenti, gravi, molteplici e a cui occorre dare risposte complesse e più adeguate (casa, farmaci HIV, farmaci sostitutivi, interventi strutturati e diffusi di riduzione dei rischi, comunità con percorsi diversificati…). 3. Una diffusione e “normalizzazione” del consumo di sostanze anfetaminiche ed eccitanti, con una sottovalutazione degli effetti soprattutto del policonsumo (uso di più sostanze) e dei mix assunti. 4. L’enorme sommerso dei consumatori, abusatori e dipendenti da cocaina, nelle più svariate forme (fumata, iniettata, sniffata, “basata”), valutati dal CNR di Pisa in circa 1.300.000 persone, delle quali solo 20-25 mila in contatto con i servizi. 5. La situazione disastrosa in cui versano le persone tossicodipendenti in carcere, senza un’adeguata assistenza sanitaria ? anche in riferimento ai trattamenti specifici di cui dovrebbero usufruire ?, impossibilitati ad accedere ai reparti a custodia attenuata ? in numero del tutto insufficiente ?, e raramente presi in carico da parte del sistema dei servizi territoriale – attraverso messa alla prova, arresti domiciliari, ingresso in comunità o altro ancora -, come sarebbe più opportuno per persone in stato di salute non compatibile con la condizione carceraria. Queste e altre questioni richiedono un ridisegno quasi totale del sistema dei servizi, che va ripensato nei suoi interventi di prevenzione, presa in carico, forme di trattamento, forme di supporto e inserimento sociale, stabilizzazione dei servizi di riduzione del danno, nuova forme di comunità, approcci sperimentali. “Chiediamo a tutti ? ha concluso Babolin ? pragmatismo, approccio scientifico, capacità di innovazione, vero interesse per le persone tossicodipendenti. C’è molto di urgente e necessario che possiamo fare insieme, e non si può attendere oltre”.


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