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Droga, Mimmo Battaglia: “Usciamo dalla torre di Babele”

Lettera aperta del neo presidente della Fict, federazione italiana comunità terapeutiche

di Stefano Arduini

Tra gli entusiasmi per i mondiali e le attese sul referendum, la giornata mondiale contro la droga di ieri si è comunque ritagliata uno spazio per far parlare di se. Ma, come? E, soprattutto, perché? Come al solito le ultime notizie, vecchie o nuove secondo i diversi punti di vista, hanno messo in luce più le divergenze che i punti in comune. Che la droga separi è largamente risaputo e tristemente vissuto da chi l’ha sperimentata di persona. Separa dalla famiglia, dagli amici, dal lavoro, dagli interessi, dagli affetti. E che separi in maniera subdola è quanto mai storia comune. All’inizio aggrega, migliora, rilassa, emoziona. Poi tutto comincia a girare intorno a lei, perno inesorabile che gradualmente riduce tutto il resto ad un labile e spesso scomodo sfondo. Unico ed esigente padrone che canalizza ogni attenzione di tempo e di spazio. E non solo di chi la usa. Questo il suo grande potere di cui tutti, in un modo o nell’altro, rischiamo di esserne vittime. E così anche la Giornata Mondiale Contro la Droga, ideata in realtà per unire le forze contro un nemico comune, diventa una enorme e moderna torre di babele. Lingue diverse si accavallano, si spalleggiano, si provocano. Le opinioni travolgono e trascinano non si sa ancora dove. Le preoccupazioni passano per minacce, le promesse per verità assolute. La droga viene camuffata di colori diversi e innalzata sull’altare del protagonismo assoluto. La droga continua nella sua persuasiva opera di divisione negli uomini e tra gli uomini. E come una grande ??mirrorball??, quella bella sfera di specchi colorati che vivacizzava le discoteche negli anni 70, sfuma i confini e allontana dalla realtà. La realtà dei tanti giovani e giovanissimi che anche in questo momento, sommersi e confusi dai nostri litigi, si avvicinano per la prima volta alla droga e ne rimangono prima affascinati e poi forse intrappolati. Finchè si rimane dentro la torre di Babele lo scambio frenetico di parole rallenta la comprensione. Forse bisognerebbe avere il coraggio di uscire per un momento dalle parti così da ritornare, insieme, e arricchiti da più saperi, all’origine e alla natura del problema. Siamo tutti d’accordo sul voler contrastare la diffusione delle droghe tra i nostri giovani? Siamo tutti consapevoli che oggi più che mai abbiamo il bisogno di costruire un sapere condiviso ed una strategia di prevenzione e d’intervento sanitario e socio-educativo, libero da momentanee lotte ideologiche e stabile nel tempo? Se questo fosse davvero ciò che ci unisce, perché stiamo consentendo che ciò che ci divide prevalga diventando il movente delle nostre scelte? Don Mimmo Battaglia Presidente FICT


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