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Cooperazione & Relazioni internazionali

Vertice Roma su Libano: come è andata

Nessun accordo su un appello per un immediato cessate il fuoco ma l'impegno a lavorare "con la massima urgenza" per una tregua.

di Redazione

Nessun accordo su un appello per un immediato cessate il fuoco ma l’impegno a lavorare “con la massima urgenza” per una tregua. Come era prevedibile la Conferenza internazionale sul Libano di Roma non ha portato una svolta nel drammatico conflitto che insanguina il Paese dei cedri. Al termine del summit alla Farnesina protrattosi per cinque ore, il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, ha letto una dichiarazione in cui si sollecita “l’autorizzazione” di una forza internazionale con mandato Onu da schierare lungo la frontiera libanese. I ministri degli Esteri di 15 Paesi e i vertici di Onu, Ue e Banca mondiale hanno espresso la loro “determinazione a lavorare immediatamente per raggiungere con la massima urgenza un cessate il fuoco che metta fine alle attuali ostilita’”, che sia “durevole, permanente e sostenibile”. La Conferenza, apertasi con un minuto di silenzio per l’uccisione di quattro osservatori Onu nel sud del Libano, ha lanciato un appello a Israele perche’ eserciti “la massima moderazione” nell’offensiva e ha sottolineato con favore la sua decisione di permettere l’arrivo degli aiuti umanitari anche dall’aeroporto di Beirut. La dichiarazione finale di sette paragrafi non ha raccolto gli appelli accorati del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, e del premier libanese, Fuad Siniora, per un immediato cessate il fuoco in un conflitto che ha gia’ fatto piu’ di 400 morti. Gli Usa si sono opposti perche’, come ha spiegato il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ci vuole una cessazione delle ostilita’ “sostenibile” che non sia un semplice “ritorno allo ‘status quo ante'”: “Questa e’ una regione che ha avuto troppi cessate il fuoco violati”, ha osservato. Ma per il capo della diplomazia Usa si e’ trovata una strada per avanzare nel richiamo alla risoluzione 1559, che chiede il disarmo delle milizie, compresi gli Hezbollah, e il pieno controllo dell’esercito libanese su tutto il territorio. Siniora aveva presentato alla Conferenza un piano in sette punti che prevede un immediato cessate il fuoco, uno scambio di prigionieri tra Israele e Hezbollah sotto gli auspici della Croce Rossa Internazionale e il rafforzamento, sul piano numerico, degli armamenti e del mandato, della missione dell’Unifil schierata nel sud del Libano. La Rice ha esortato Iran e Siria a “fare una scelta” e a dire con chiarezza il ruolo che vogliono esercitare per la pace in Medio Oriente vista anche l’influenza che possono avere su Hezbollah. Anche Annan ha affermato che nella soluzione del conflitto dovranno essere coinvolti i governi di Damasco e Teheran. Nella Conferenza si e’ parlato anche dello schieramento di una forza di sicurezza nel sud del Libano: tutti sono d’accordo in linea di principio ma manca un’intesa su chi dovra’ farne parte e quali saranno i suoi compiti. Il segretario di Stato americano ha spiegato che “il mandato sara’ discusso nei prossimi giorni”: “Abbiamo chiesto una serie di incontri urgenti per mettere insieme la forza di sicurezza”. Da Bruxelles, intanto, il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Sheffer, non ha escluso un ruolo della Nato nella forza multinazionale ma ha precisato che e’ “prematuro” parlarne. Su questo punto va registrata la frenata di Parigi: per il presidente Jacques Chirac la presenza della Nato sarebbe percepita nella regione come “braccio armato dell’Occidente”. Se Francia e Libano non hanno nascosto la delusione per il mancato appello a un cessate il fuoco immediato, soddisfazione per i progressi compiuti e’ stata espressa dall’Italia. “Un bel passo avanti”, lo ha definito il presidente del Consiglio Romano Prodi. Il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, che nel suo intervento aveva chiesto almeno una tregua umanitaria, ha detto che bisogna guardare con “realismo” al fatto che un appello non basta a far tacere le armi se non maturano le condizioni politiche.


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