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CRI: per gli extracomunitari l’indulto è un male

Massimo Barra chiede che lo Stato garantisca a tutti gli ex detenuti extracomunitari di portare a termine il percorso formativo

di Redazione

Un evidente paradosso scaturisce dall’applicazione dell’indulto: il Presidente Nazionale della Croce Rossa Italiana, Massimo Barra, rileva il rischio di una ?discriminazione per gli ex detenuti extracomunitari che usufruiscono del provvedimento, di fatto perdendo la possibilità di proseguire nei percorsi formativi, sanitari e di assistenza già in corso?. ?Un paradosso – evidenzia il Presidente Nazionale CRI – che vede, come sta accadendo a Roma ad esempio, gli ex detenuti extracomunitari una volta fuori dal carcere, prelevati e trattenuti nel centro CPT di Ponte Galeria, vanificando i tentativi di recupero in atto?. ?Qualcuno più fortunato – aggiunge il presidente Barra – non trattenuto nel centro CPT, sta proseguendo nel tentativo di recupero sanitario e formativo. E’ il caso di un ex detenuto extracomunitario che, all’indomani della notizia dell’indulto, si era rivolto alla Croce Rossa, scrivendomi una lettera accorata nella quale chiedeva aiuto ‘per poter proseguire l’obiettivo’, ribadendo l’intenzione di voler ‘tornare in comunità a Villa Maraini’ per ‘continuare il lavoro interrotto’ ?. Il Presidente Barra chiede, quindi, rivolgendosi ai Ministri dell’Interno, della Giustizia e della Salute, che siano ?esclusi provvedimenti discriminatori per tutti gli ex detenuti extracomunitari e che sia garantita a tutti i detenuti la possibilità di prosecuzione del tentativo di recupero, attraverso percorsi formativi e sanitari già in corso, senza distinguere tra le diverse patologie comprese le tossicodipendenze, per le quali allo stato non esiste una copertura finanziaria da parte del Servizio Sanitario Nazionale, lasciando, per gli ex detenuti extracomunitari, l’onere a carico esclusivamente delle strutture di accoglienza?.


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