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Carcere dei tossici, flop da indulto

L'istituto sperimentale è già al capolinea. Il provvedimento di clemenza ha svuotato il penitenziario modenese, fiore all’occhiello della politica del centrodestra

di Daniele Biella

Senza precedenti. Doveva essere il carcere più riabilitativo d?Italia, quello in cui i detenuti tossicodipendenti avrebbero scontato la pena imparando una professione e smettendo per sempre con la droga. Era il fiore all?occhiello delle politiche di prevenzione del governo di centrodestra, e la sua inaugurazione in pompa magna era avvenuta nel marzo 2005. Ma, al carcere a custodia attenuata di Castelfranco Emilia, provincia di Modena, spetta un record ben diverso da quello a cui era predestinato: è l?istituto più ?saccheggiato? dal recente indulto. Della quarantina di detenuti presenti all?avvio del progetto (che a pieno regime doveva contarne 120), ne sono rimasti solo sette. Un colpo di spugna che ha spiazzato tutti, dall?amministrazione penitenziaria alle associazioni coinvolte. Tossicodipendenti cercasi «Effettivamente c?è stato un calo di detenuti», ammette senza sbilanciarsi Rosa Anna Casella, direttrice pro tempore del carcere emiliano. Usa ben altri toni Claudio Ferretti, direttore del Sert di Modena: «L?indulto ha cancellato il nostro lavoro». Lo scarso numero di detenuti ha significato l?arresto delle attività speciali. «Il nostro intervento prevedeva laboratori e incontri di gruppo, gestiti da un?équipe di sei persone, tra medici, psicologi, assistenti sociali», spiega Ferretti. Sei operatori per sette detenuti. Un?emergenza al rovescio. Tanto che «il provveditorato regionale», continua il medico, «ha contattato tutte le carceri d?Italia per far arrivare nuovi detenuti a Castelfranco». Se l?appello non dovesse dare risultati, andrebbero in fumo anni di lavoro. Tornano gli internati E non è tutto. Per Castelfranco al danno si è aggiunta la beffa. A fianco del nuovo istituto, infatti, c?è una seconda sezione, che ospita gli internati: persone che hanno scontato la pena, ma che, per misure di sicurezza, devono passare le loro notti in carcere. Questa sezione, che prima dell?estate ospitava 15 persone, doveva essere chiusa in breve tempo, proprio per dedicare gli sforzi degli operatori al nuovo progetto. Ebbene, molti dei tossicodipendenti liberati dall?indulto sono rientrati proprio come internati, e ora il loro numero totale si aggira sulla cinquantina. Uno sproposito: «L?istituto doveva diventare unico nel suo genere perché dedito esclusivamente alla riabilitazione dei rei tossicodipendenti con pena da scontare», rincara Ferretti, «a questo punto, ce ne chiediamo il senso». E pensare che, poco prima del provvedimento di clemenza di agosto, tutto stava andando per il meglio. A fine maggio era terminata la formazione per i dieci agenti penitenziari del carcere, organizzata dal Sert in collaborazione con tre associazioni della zona: Ceis, Comunità l?Angolo e Lag. «Per una volta, il tessuto sociale si stava coordinando alla perfezione con le istituzioni», conclude Ferretti. Poi con il ciclone indulto, il supercarcere voluto dal centrodestra è finito ko.


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