Media, Arte, Cultura

Il Gran Moghul e papa Ratzinger

L'editoriale/ C'è una parola la cui doppia etimologia è la chiave dei giorni che stiamo vivendo. è la parola “media”

di Riccardo Bonacina

C’è una parola la cui doppia etimologia è la chiave dei giorni che stiamo vivendo. è la parola ?media?. Nell?accezione più antica, media è la radice di mediare, ha origini latine e indica lo stare in mezzo, il conciliare i diversi. Nell?accezione più moderna, che abbiamo ereditato dall?inglese, quella parola indica i mezzi di comunicazione di massa, quei mass media che hanno rivestito in questi giorni una funzione diametralmente opposta: quella di attizzare gli estremismi, di esasperare le differenze, nel chiudere gli spazi a ogni lavoro di ?mediazione?. La prima accezione implica tempi lunghi, la seconda vive del cortotermismo, accorcia tempi e spazi per sua costituzione. Lo abbiamo visto nel caso del discorso di Ratisbona di Papa Ratzinger con il comportamento uguale e parallelo delle tv arabe e dei quotidiani dei talebani del pensiero teocon. Lo abbiamo rivisto in occasione del dibattito sull?eutanasia, quando proprio l?enfatizzazione politico-mediatica ha creato un?accelerazione che rende proibitivo ogni dialogo, e facendo arbitrariamente prevalere le ragioni di chi vuole morire rispetto a quelle, maggioritarie, dei malati che chiedono di poter dignitosamente vivere (come dimostra la ricostruzione di Riccardo Bonacina a pagina 5). Lo spirito di mediazione, invece, ha avuto un testimonial straordinario nel Papa (e non c?è nessun a priori fideistico in questo giudizio): per ben tre volte, nel giro di pochi giorni, si è affrettato a chiarire il suo discorso e a scusarsi dei fraintendimenti che aveva creato. Lo ha fatto senza esitazioni e con uno spirito di umiltà che è una vera lezione per noi tutti, credenti e non. Domenica 17, all?Angelus, si è pubblicamente e umilmente ?rammaricato?. Mercoledì 20, all?Udienza generale, ha ribadito la stima e l?amicizia per i musulmani ed ha ammesso che forse quella citazione poteva «prestarsi ad essere fraintesa». Lunedì 25, infine, ha accettato di incontrare gli ambasciatori dei paesi a maggioranza musulmana che in molti casi avevano chiesto chiarimenti ufficiali. Magdi Allam dalle colonne del Corriere della Sera (mass media, appunto) non ha gradito, dimostrando quanto sia strumentale l?uso che della Chiesa fanno i falangisti dell?Occidente. Tra le due accezioni di media c?è un?altra differenza, culturalmente e umanamente fondamentale: ed è l?uso della ragione. Chi media, chi ricuce con pazienza le fratture e i conflitti deve sempre far leva sulla ragione, usandola rispettosamente, facendone strumento di persuasione e di pacificazione. Amartya Sen nel suo ultimo bellissimo libro (Identità e violenza, ed. Laterza) va anche oltre. E scrive che persino il «pensare l?identità e prendere decisioni sull?identità implica l?uso del ragionamento», un uso che è, tra l?altro, condicio sine qua non della democrazia che nient?altro è che una «discussione pubblica». L?identità, così come viene concepita e brandita dai fanatici di tutte le sponde per dimostrare l?ineluttabilità dei conflitti, è quindi un?astrazione; una definizione artefatta che violenta la nostra comune natura d?uomini. Questa identità, scrive Sen, non è altro che un «arte marziale» atta ad eccitare gli animi, una corazza di cui forzosamente e irragionevolmente ci vogliono vestiti. All?opposto, è quanto invece suggerito dal Gran Moghul Akbar, imperatore musulmano nell?India del XVI secolo, che invitava ogni individuo a giustificare tramite la ragione la fede ereditata, perché neanche la fede può avere una priorità sulla ragione. Il Papa, nelle parole e negli atteggiamenti, si è dimostrato il prezioso Moghul per l?uomo del nostro tempo.


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