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Prostituzione: Cnca, autorità non aiutano vittime a uscirne

Pubblichiamo il comunicato dell'associazione, da anni in prima linea contro la tratta di persone

di Gabriella Meroni

Il Coordinamento Nazionale Comunita’ di Accoglienza (CNCA) esprime la propria preoccupazione per alcune forti criticita’ che impediscono di sostenere al meglio le persone vittime di tratta che decidono di fuoriuscire dal racket. Il Coordinamento segnala oggi i punti che sembrano prioritari in un piano di interventi. Su tali questioni, il CNCA chiede che le istituzioni competenti ”diano al piu’ presto una pronta risposta, a cominciare dall’istituzione del Tavolo interministeriale, la sede piu’ adeguata ad affrontare proficuamente tutte le criticita’ del sistema di intervento”. Nell’applicazione dell’art. 18 (tutela vittime di tratta), continua a registrarsi una non omogeneita’ nelle pratiche sui territori che, di fatto, compromette la piena applicazione della legge e, di conseguenza, il godimento di un diritto. Alcune questure si ostinano a rilasciare il permesso di soggiorno solo alle vittime che denunciano i propri sfruttatori, mentre la legge non prevede tale atto come condizione per ottenere il permesso. Tavolo interministeriale sulla tratta: a tutt’oggi tale importante struttura di coordinamento e confronto – in cui devono essere fortemente rappresentati i soggetti che realizzano concretamente gli interventi – non e’ stata attivata. Applicazione art. 13 (pronto intervento per vittime di tratta): i bandi relativi all’applicazione di tale articolo di legge – che permette di assicurare accoglienza protetta e assistenza sanitaria e legale, per tre mesi, alle persone che decidono di uscire dal circuito della tratta in attesa di accedere ai percorsi di protezione previsti dall’art. 18 – rischiano di rivelarsi inadeguati a causa della mancanza di risorse disponibili: alcuni gruppi della nostra Federazione non sono stati in grado di ottenere quel cofinanziamento che il bando prevede come necessario, poiche’ gli enti locali a cui si sono rivolti sono gia’ gravati dai cofinanziamenti necessari per sostenere i progetti relativi all’art. 18. Il sistema art. 13, dunque, sta partendo, ma con tagli consistenti che rischiano di pregiudicare l’efficacia degli interventi. Inoltre, poiche’ il servizio di tutela previsto nell’art. 13 si configura come un ”pronto soccorso” – da attivarsi, quindi, con estrema celerita’ – il Coordinamento ritiene che si debba pensare ad uno strumento di raccordo a livello nazionale che consenta in tempo reale di offrire risposte di accoglienza anche in territori diversi da quelli nei quali avviene la segnalazione. A nostro avviso, proprio la struttura del Numero Verde Nazionale Antitratta potrebbe svolgere tale essenziale funzione. Numero Verde Nazionale Antitratta: occorre predisporre, urgentemente, una approfondita formazione e aggiornamento degli operatori, un sistema efficace di aggiornamento sui dati e sulle disponibilita’ di posti nei diversi progetti territoriali e una copertura economica del servizio almeno sufficiente. Infatti, gli operatori di tale servizio — da poco riattivato – sono ora chiamati a intervenire rispetto a tutte le situazioni di tratta e sfruttamento, e non solo rispetto a quelle legate alla prostituzione, ma non hanno la formazione e le conoscenze necessarie a tali piu’ ampi compiti. Anche le risorse economiche appaiono del tutto insufficienti: in alcune situazioni abbiamo riattivato il Numero Verde esclusivamente grazie alla disponibilita’ e alla professionalita’ degli enti locali e delle associazioni che si sono fatti carico dei costi non coperti. Risorse: ci sembra un tema centrale per il rilancio del sistema. Sia per l’art. 18, sia per l’art. 13, sia per il Numero Verde ci pare importante che la Commissione art. 18 e il Governo assumano un chiaro e ben definito impegno in riferimento al reperimento dei fondi. Questo per garantire i servizi, dare loro continuita’, realizzare una valutazione delle azioni poste in essere. Noi non temiamo la valutazione: temiamo che la selezione avvenga da se’ li’ dove gli enti non profit o gli enti locali che pure garantiscono da anni qualita’, esperienza e capacita’ di rete non siano in grado di coprire i servizi con propri finanziamenti e vengano di fatto espulsi dal sistema degli interventi.


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