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Media, Arte, Cultura

Gentiloni, non vuole ascoltare il non profit

È sorprendente, ed anche inaspettata la protervia con cui il ministro delle Comunicazioni continui ad opporre il silenzio e le spallucce alle chiare e precise richieste del terzo settore

di Riccardo Bonacina

È sorprendente, ed anche inaspettata (non sempre nomen omen), la protervia con cui il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni continui ad opporre il silenzio e le spallucce alle chiare e precise richieste del terzo settore. Richieste, si badi bene, non di posti ma di discussione sui contenuti del contratto nazionale di servizio stipulato tra il ministero delle Comunicazioni e la Rai per il periodo 1° gennaio 2007 – 31 dicembre 2009.

Richieste fatte a partire dall?estate scorsa con lettere aperte, comunicati stampa degli organismi di rappresentanza, articoli e che mai hanno avuto risposta. Risposta che non è pervenuta neppure questa settimana quando il giornalista di Vita ha per l?ennesima volta chiesto al ministro, non un ragionamento, ma almeno una dichiarazione di fronte al montare di più che giustificate proteste che hanno spinto una federazione di associazioni seria come la Fish – Federazione italiana superamento handicap a paventare addirittura uno sciopero del canone.

Il problema è che il Contratto di servizio tra Stato e Rai è, appunto, è un atto che ha tutta la valenza di un contratto e che definisce la missione del servizio pubblico radiotelevisivo affidato alla Rai definendone i contenuti e le modalità dell?offerta. È il documento in base al quale lo Stato chiede un canone ai cittadini che frutterà nel 2007 più di 1,5 miliardi di euro (70 milioni di euro in più rispetto al 2006 grazie all?aumento di 4,40 euro per apparecchio televisivo). «Il cittadino che paga il canone ha il diritto di essere esigente nei confronti del servizio pubblico», ha dichiarato il ministro in occasione della notizia del suo aumento. Vero, ma se il contratto che regola il rapporto tra Rai e cittadini non offre ?ganci? o ne offre in maniera minore del precedente contratto a firma del ?famigerato? Gasparri, allora ci si sente presi in giro. La stessa sensazione che devono aver provato in Adiconsum, una delle principali e più radicate associazioni dei consumatori, visto che hanno licenziato un comunicato che recita così: «Gli impegni sono stati cancellati o ridimensionati, senza alcuna giustificazione, nel testo del Contratto di servizio inviato alla Commissione parlamentare di vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Inoltre buona parte delle risorse dell?aumento del canone vengono destinate non a migliorare la qualità dei programmi, bensì al pagamento di una sanzione di 15,5 milioni di euro comminata alla Rai dall?Autorità delle comunicazioni per decisioni illegittime da parte del suo consiglio di amministrazione».

Il silenzio sufficiente e stizzito di Gentiloni, ha fatto perdere le staffe anche al Forum del terzo settore che si è lamentato di un testo in cui via via «tutti gli impegni sono stati poi cancellati o ridimensionati, senza alcuna giustificazione», e soprattutto, denuncia il Forum, «manca alle rappresentanze sociali la possibilità di intervenire nelle scelte di palinsesto, nelle strategie di produzione, nella interlocuzione con reti e testate e non sono indicati obiettivi precisi di comunicazione sociale e sanzioni nel caso in cui quegli obiettivi non vengano raggiunti».

Questo, aldilà della pochezza di idee e di impegni contenute nelle 23 pagine del Contratto, ci sembra il punto. Siamo di fronte ad un servizio pubblico che torna ad essere partitocratico con l?unica novità di una spruzzata di tecnocrazia. Per inaugurare la stagione di un servizio pubblico che dia cittadinanza ai soggetti sociali e ai corpi intermedi sui territori, dovremo aspettare un altro governo e un altro ministro.Vero Gentiloni?


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