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Doping: in Italia mezzo milione di assuntori

È questo il quadro della diffusione delle sostanze dopanti fotografata dal dossier di Libera presentato oggi a Roma

di Gabriella Meroni

Anabolizzanti, ormoni, epo, stimolanti, sostanze anabolizzanti e tanto altro. Il mercato delle sostanze dopanti coinvolge 15,5 milioni di persone nel mondo, e 500 mila in Italia, con un giro d’affari stimato attorno ai 600 milioni di euro solo nel nostro Paese. E’ questo il quadro della diffusione delle sostanze dopanti fotografata dal dossier di Libera presentato oggi a Roma (“I traffici mondiali delle sostanze dopanti”) e riportato dall’agenzia Dire. Un’emergenza, quella della diffusione del doping, che coinvolge in pieno gli interessi delle narcomafie, che e’ alimentata da vere e proprie rotte internazionali illegali o semilegali, e trova canali di diffusione specifici anche sulla rete. Ma, soprattutto, un fenomeno che non tocca soltanto il mondo dello sport, ma anche altri settori, in cui anzi dimostra una crescita e delle prospettive inaspettate. I consumatori delle sostanze dopanti si annidano sempre piu’ nell’ambito militare, nel body building, nello show business e nell’uso indiscriminato che alcune aziende farmaceutiche fanno dei prodotti anabolizzanti, ad esempio in Paesi in via di sviluppo. Secondo il dossier di Libera, dal 2003 al 2005 solo nel nostro Paese sarebbero state sequestrate oltre 6 milioni di dosi. Per dare un’idea dell’eccezionalita’ del dato, solo nel 2005 i sequestri hanno riguardato 2 milioni e mezzo di dosi per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro. D’altra parte, secondo stime delle forze dell’ordine, i sequestri riguarderebbero appena il 15% del mercato totale del doping. Ma come si alimenta il business delle sostanze dopanti? Coinvolge sette rotte mondiali, diverse non solo dal punto di vista geografico, ma anche per l’aspetto quantitativo e qualitativo delle sostanze e dei farmaci. La rotta piu’ importante e’ quella che dalla Russia e dalle altre ex repubbliche sovietiche va verso l’Europa occidentale, il nord America e il Medio Oriente, lungo la quale transita il 20% dei farmaci e delle sostanze dopanti trafficanti in tutto il mondo. Il 6-7% del doping smerciato nel mondo transita dalla Thailandia verso l’Europa occidentale, gli Stati Uniti e l’Oceania. Per la rotta cinese transita circa il 10% del doping mondiale, ma tale percentuale e’ in costante e rapido aumento. Perdono quota le rotte che partono da Grecia, Messico e India, mentre resiste e si consolida il traffico di anabolizzanti veterinari destinato ad esseri umani che parte dall’Australia. I Paesi sopra nominati, complessivamente, esportano circa il 55-60% dell’intero mercato illecito mondiale del doping. “Dietro il doping, a livello nazionale e internazionale- spiega Don Luigi Ciotti, presidente di Libera- ci sono le mafie. Si tratta di una vera e propria emergenza economica, sociale e sanitaria che ha bisogno di immediate risposte concrete”. E allora, quali misure adottare per rispondere a questa emergenza? Alessandro Donati, curatore del dossier di Libera non ha dubbi: “Bisogna potenziare l’azione dell’agenzia mondiale antidoping rendendola un ente di diritto pubblico”. Attualmente, chiude Donati, “sono gli enti privati sportivi che dovrebbero contrastare il doping”. Ma serve anche un’azione di prevenzione e di sensibilizzazione sul fenomeno, che e’ in rapida crescita nel settore sportivo e in molti altri settori.


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