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Adozioni nazionali: se le conosci le eviti?

La notizia è di quelle che sembrano paradossali: le domande di adozioni nazionali frenano con l’aumentare di servizi sociali dedicati...

di Chiara Sirna

La notizia è di quelle che sembrano paradossali: le domande di adozioni nazionali frenano con l?aumentare di servizi sociali dedicati. Non solo: il numero di aspiranti genitori si assottiglia in maniera inversamente proporzionale al benessere economico. In altre parole, non sono le regioni e i territori più ricchi ad avanzare più richieste, ma i più poveri, con il Sud in testa.

Sono davvero poco scontati i risultati della fotografia scattata dalla ricerca statistica Domande di adozione: i fattori sociali che ne influenzano la distribuzione svolta dal professor Fabio Antonelli, matematico, docente all?università dell?Aquila, per l?associazione Genitori si diventa onlus.

Il caso più eclatante è quello dell?Emilia Romagna. Qui nonostante la presenza di 98 équipe adozioni, il numero di domande inoltrate ogni 100mila residenti è di appena 17,01 (dati del 2003, come tutti gli altri contenuti nell?indagine).

Quadro altrettanto deludente in Sicilia, dove le 133 équipe presenti hanno ?prodotto? 27,78 adozioni ogni 100mila abitanti. In Lombardia (63 équipe) si è arrivati a 19,06 domande e in Campania (40) a 14,67, così come pure in Toscana (34) a 18,93. Chi invece di équipe ne ha appena una, come il Molise, può vantare 64,97 richieste ogni 100mila residenti (record assoluto). Quattro équipe in Umbria hanno prodotto 33,96 domande per 100mila abitanti e le 7 in Trentino, invece, ?appena? 39,38.

Come è possibile tutto ciò? Non dovrebbe forse essere il contrario?

«Non vuol dire che i servizi siano controproducenti», chiarisce, mettendo le mani avanti, Antonio Fatigati, presidente dell?associazione Genitori si diventa, «ma semplicemente che fanno il loro lavoro e lo fanno bene. È infatti meglio avere meno domande, ma buone, cioè presentate da coppie consapevoli e preparate, piuttosto che tante domande da parte di genitori impreparati e pressapochisti». «La sola interpretazione possibile di questi numeri», conferma il professor Antonelli, «è che i servizi facciano bene il loro mestiere. Come in Emilia Romagna: qui le domande prima di arrivare al Tribunale passano per le équipe adozioni, e la preselezione è netta».

Ma questo non è il solo aspetto sorprendente della ricerca. L?uso di internet favorisce senza dubbio il picco di domande; la lettura dei quotidiani, al contrario, ne determina un abbassamento. E ancora. Più è alto il tasso di incidenza della povertà, e più le domande di adozione nazionale schizzano alle stelle. La Sicilia, ad esempio, dove si registra il tasso di povertà più preoccupante (26,70), ha 27,78 domande ogni 100mila residenti. In Basilicata, con una povertà al 24,70, se ne contano 55,37, mentre il Molise, con un?incidenza della povertà del 22,40 detiene sempre il record di richieste.

E lo stesso si potrebbe dire per Puglia, Campania e Sardegna. Lombardia e Veneto, che registrano i più bassi livelli di povertà (rispettivamente 4,70 e 4,20), arrivano a 19,06 e 15,96 domande ogni 100mila abitanti, così come pure la Toscana (4,80 per 18,93).


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