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Famiglia & Minori

Ecco iL welfare mix versione austriaca

Collaborazione tra pubblico e privato, con una netta distinzione dei ruoli, stabilita per legge. Così il Paese alpino ha voltato le spalle al modello scandinavo...

di Maurizio Regosa

In Austria il rapporto fra pubblico e privato è molto diverso rispetto all?Italia. Più certezza delle competenze, maggior condivisione, leggi più moderne: sono alcuni dei fattori che consentono a questo (relativamente piccolo) Stato di vantare ottimi risultati nelle politiche sociali. Ne abbiamo discusso con Erwin Buchinger, titolare del ministero per le Politiche sociali e dei consumatori, a Roma per un seminario organizzato da Volkshilfe Austria, un?organizzazione non-profit con 5.500 dipendenti. «Abbiamo scelto di rilanciare il rapporto con il privato che si manifesta in quattro settori. Pensioni, non autosufficienza, politiche attive del lavoro e lotta alla povertà».

Vita: Il pubblico che compiti ha?
Erwin Buchinger: Di coordinamento, ma non solo. Per esempio la gestione delle strutture residenziali è per lo più pubblica, mentre l?assistenza domiciliare è fatta dalle organizzazioni non profit con personale che ha il medesimo contratto dei dipendenti pubblici. Per le politiche attive del lavoro e la lotta alla povertà, il pubblico gestisce le indennità mentre il privato fa formazione, interventi per l?inserimento e la risocializzazione.

Vita: La divisione funziona bene?
Buchinger: Sì. È regolata da un contratto molto preciso. Abbiamo cinque associazioni riconosciute: Croce Rossa, Caritas, una che fa riferimento alla Chiesa evangelica, una al partito cristiano democratico e la Volkshilfe, più vicina ai socialdemocratici. Ciascuna sa esattamente quello che deve fare.

Vita: Sono associazioni o imprese?
Buchinger: Associazioni, che secondo il nostro codice civile possono svolgere attività d?impresa.

Vita: E il volontariato?
Buchinger: Ce n?è meno che in Italia. Queste organizzazioni, alla cui guida ci sono spesso dei volontari, coprono con i loro dipendenti professionalizzati tutti i settori, tranne quelle funzioni non calcolabili che sono svolte appunto dai volontari. Ci sono anche gruppi di auto-aiuto, ma sono considerati qualcosa di diverso dal volontariato. In autunno avremo un incontro con il governo italiano per capire la vostra legge sul volontariato.

Vita: Tornando al rapporto con il territorio: è sempre stato così?
Buchinger: No. Fino agli anni 70 c?era un?impostazione socialdemocratica in cui il pubblico svolgeva una funzione totalizzante, sul modello scandinavo. Poi c?è stata una svolta: abbiamo intrapreso la strada del welfare mix.

Vita: L?Austria ha buoni risultati nelle politiche familiari…
Buchinger: Da noi il tasso di natalità raggiunge l?1,43%. Una posizione intermedia tra Francia e Italia. Puntiamo sulla conciliabilità fra lavoro e famiglia anche in termini di strutture. Stiamo però ripensando il sostegno economico. Fino a oggi tutte le donne – lavoratrici casalinghe o disoccupate – godono di un?indennità di 430 euro per 36 mesi. Dal primo gennaio 2008, lo stesso denaro sarà distribuito in 18 mesi: ci siamo resi conto che 36 mesi sono troppi perché escludono le donne dal ciclo produttivo.

Vita: L?Austria ha recentemente alzato l?età della pensione. Avete avuto resistenze?
Buchinger: Attualmente l?età pensionabile è 65 anni per gli uomini, 60 per le donne: è prevista la parificazione completa dal 2032. Però il nostro governo ha creato un regime transitorio per chi ha una base contributiva già consistente: costoro possono andare in pensione secondo il vecchio sistema.


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