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Il boom di Yalla Italia e il flop della sinistra

E’ stato un piccolo ma sorprendente caso il lancio di Yalla Italia, l’inserto scritto da un gruppo di ragazzi immigrati di seconda generazione pubblicato...

di Giuseppe Frangi

E? stato un piccolo ma sorprendente caso il lancio di Yalla Italia, l?inserto scritto da un gruppo di ragazzi immigrati di seconda generazione pubblicato con lo scorso numero di Vita. Come sempre accade quando c?è di mezzo l?Islam, si sente subito elettricità e un po? maliziosità nell?aria. Ma questa volta tutti hanno dovuto fare i conti con una realtà molto, molto diversa da tutti gli stereotipi. E sottolineiamo quel ?tutti?. Una redazione composta per la grande maggioranza da donne era già una sorpresa, trattandosi di giovani musulmani. Ma a sua volta la maggioranza di queste ragazze porta il velo: allegre (sul primo numero hanno raccontato barzellette?), espansive, comunicative eppure così legate a uno stile così ?oscurantista?. Com?è possibile? È possibile perché la realtà, grazie al cielo, non è quella che i media e i loro ispiratori si ostinano a voler rappresentare (e a volerci inculcare nelle nostre teste). L?importante è permetterle di uscire allo scoperto, di raccontarsi. È quello che, con molta semplicità, abbiamo cercato di fare affidando otto pagine di Vita a questo gruppo di universitari milanesi che scalpitavano dalla voglia di raccontare se stessi e il loro modo di guardare il mondo. Il loro slancio, il loro approccio così carico di positività è stato contagioso: innanzitutto per noi e poi per tutti quelli che ?non credevano? che esistessero dei musulmani così. Esistono, eccome se esistono, e Vita continuerà a dar loro la parola (per scombinare le carte a tutti i fanatici).

Questi ragazzi vivono a Milano e dintorni. Sono universitari. Chi lavora è precario, come tutti i ragazzi della loro età. Per quanto abbiano dato prova di ironia, certamente si misurano ogni giorno con il vago razzismo che si respira anche in una città moderna come Milano e che l?atteggiamento dei media in genere non fa altro che fomentare. Eppure – perdonateci il salto mortale – se dovessero votare difficilmente potremmo immaginare che scelgano questa sinistra. Non perché non abbiano una sensibilità di sinistra, ma perché la sinistra nelle terre dove questi ragazzi vivono (e dove vivranno a lungo, visto il loro dinamismo) non sa più parlare a nessuno e tanto meno a chi respira l?aria della modernità.

Quella di cui stiamo parlando è un?efficace fotografia del dramma della politica in Italia; una politica che ha perso i contatti con la realtà, laddove la realtà non è incrostata in corporazioni; laddove non c?è da difendere interessi per altro spesso già abbondantemente blindati di garanzie (la vicenda degli statali di cui parlava Riccardo Bonacina la scorsa settimana da queste colonne ne è testimonianza). La politica, in sintesi, oggi è conservazione: ed è conservazione in particolare quando si ammanta di nobili ideali di sinistra. La politica sogna una società bloccata. Ma è appunto un sogno, perché la realtà è già lontana, è molto più avanti. Ha già pensato ad organizzarsi, a dotarsi di strumenti, a mettersi in rete. Davanti alla pressione (e alle opportunità) della globalizzazione non può stare ferma. Un tempo la sinistra si autoassolveva dicendo che si trattava della secessione della società dei ricchi. Di una rivolta egoista. Oggi anche quest?ultimo alibi è caduto. È tutta la realtà che se ne è andata da un?altra parte. E ha preferito, con percentuali bulgare, anche i candidati più impresentabili pur di non dare il proprio consenso alla conservazione.

A proposito: tra i tantissimi consensi (giornali, case editrici, università, aziende, persino dall?estero) piovuti su Yalla Italia, non uno è arrivato dalla politica. Ovviamente non ce ne siamo stupiti.


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