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Famiglia & Minori

Non ci rassegniamo a essere individualisti

È diventato quasi un esercito quello dell’associazione Famiglie per l’accoglienza, nata 25 anni fa a Milano da un gruppo di appena 8 famiglie affidatarie ...

di Chiara Sirna

È diventato quasi un esercito quello dell?associazione Famiglie per l?accoglienza, nata 25 anni fa a Milano da un gruppo di appena 8 famiglie affidatarie. Oggi le famiglie affiliate sono 3.500 in tutta Italia, per un totale di 6mila iscritti, centinaia di ragazzi, adulti e adolescenti affidati, 9 sedi regionali. E radici anche in Svizzera, Spagna, Brasile, Cile, Argentina, Lituania e Romania.

Sono famiglie come tante. Normali. Hanno una casa normale, un lavoro normale e dei figli da accudire. Loro però, le Famiglie per l?accoglienza, hanno fatto una scelta diversa: vivere a porte aperte. «Per noi la condivisione è una ricchezza», dice il presidente Marco Mazzi, «non una fregatura». E qui sta la differenza. In casa propria accolgono minori in affido, adulti in difficoltà, ragazze madri, anziani non autosufficienti rimasti soli.

«Ci battiamo per una cultura che superi l?individualismo», continua il presidente, pluriaffidatario anche lui, quattro adolescenti accolti negli anni, diverse ragazze madri, un ragazzo ora in adozione. «A una società che ti sbatte in faccia l?interesse individuale come orizzonte di vita», aggiunge, «cerchiamo di rispondere aprendoci a chi sta fuori dalle nostre mura domestiche, assumendoci delle responsabilità, dando una mano a chi ne ha bisogno».

Per festeggiare il primo venticinquesimo di attività l?associazione Famiglie per l?accoglienza ha lanciato una collana di raccolta di testimonianze. I primi due libri, Ritratti di accoglienza e La sorpresa della gratuità sono già in libreria, editi da Cantagalli. Il terzo è in dirittura d?arrivo. «Non abbiamo ancora scelto il titolo, ma l?argomento sì», conclude Mazzi, «sarà un testo sull?adozione, ma anche in questo caso, vista dal basso, da chi l?ha vissuta».

Ma se è vero che testimoniare è importante, è anche vero che non basta. Infatti l?associazione ora alza la voce. Alla politica chiede azioni concrete di sostegno: anche per questo ha partecipato al Family Day, alla Conferenza nazionale per la famiglia di Firenze e aderisce al Forum delle associazioni familiari.

«Servono detrazioni fiscali in base al numero dei figli», racconta la vice presidente Rosi Serio, «strumenti di conciliazione per le donne al lavoro, un accesso facilitato ai servizi sociali, a cominciare dagli psicologi, fino agli educatori, più collaborazioni con l?associazionismo e i soggetti protagonisti dell?accoglienza». Ma anche contributi certi alle famiglie affidatarie. «Non è accettabile che in alcune località non vengano erogati. La scelta dipende dai Comuni, ma quando i bilanci sono in rosso ci lasciano soli», incalza Mazzi.

In ogni caso per il futuro ci si rimbocca le maniche. «Si cerca di crescere», continua Rosi Serio, tre figli naturali, due in affido in passato, ora sposati, e diverse esperienze di accoglienza di adulti in difficoltà.

Come? «Lavoreremo sugli affidi lunghi per garantire un?assistenza continuativa, doposcuola e momenti ricreativi», conclude, «affiancheremo di più le famiglie che interloquiscono con i servizi e cercheremo di renderle protagoniste dei percorsi di affido e adozione».


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