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Myanmar: Amnesty chiede garanzie per manifestazioni pacifiche

Amnesty International interpella il regime birmano per prevenire possibili violazioni dei diritti umani

di Redazione

Le manifestazioni pacifiche in corso in Myanmar devono svolgersi senza intimidazioni e impedimenti da parte delle autorita?: e? quanto afferma la Sezione Italiana di Amnesty International, preoccupata per i rischi di possibili violazioni dei diritti umani in un contesto di forte e crescente protesta sociale.

Le manifestazioni, che si stanno svolgendo da giorni nella capitale Yangon e in altri centri del paese, hanno avuto inizio il 19 agosto a seguito dell?improvvisa impennata del prezzo del carburante. Lo scorso mese, le forze di sicurezza e i gruppi paramilitari legati al governo hanno attaccato i dimostranti, almeno 150 dei quali sono stati arrestati. Amnesty International sta verificando la loro attuale situazione.

Amnesty International denuncia da molti anni la situazione di sostanziale negazione dei fondamentali diritti umani in Myanmar: Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace e leader della Lega nazionale per la democrazia, e? privata della liberta? da 17 anni; le leggi in vigore criminalizzano l?espressione pacifica del dissenso politico; gli arresti avvengono spesso senza mandato e i detenuti sono costretti a trascorrere lunghi periodi d?isolamento; la tortura e? praticata regolarmente nel corso degli interrogatori; i processi nei confronti degli oppositori politici seguono procedure non in linea col diritto internazionale e agli imputati viene frequentemente negato il diritto a scegliere un avvocato, se non addirittura ad averne uno.

Il Gruppo studentesco denominato ?Generazione 88? ha subito in questi mesi una dura repressione. Molti suoi esponenti sono stati accusati di ?terrorismo e sovversione?, sulla base della legge 5/96, che punisce la pacifica espressione delle opinioni politiche. Alla fine dello scorso anno, la maggior parte delle figure di primo piano dell?opposizione erano in carcere o sottoposte a forme di detenzione amministrativa e il numero dei prigionieri politici era salito a 1185.


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