Attivismo civico & Terzo settore

Il sorriso del ministro e il 5 per mille

Vita, insieme alle 60 associazioni del non profit italiano ha deciso di incontrare la politica sulla vicenda del 5 per mille, andando a Roma lo scorso 10 ottobre ...

di Riccardo Bonacina

Poche settimane fa, proprio in questo spazio, scrivevamo che c?è una battaglia culturale oggi più urgente delle altre. Dicevamo che nel nostro Paese sembra esserci una sorta di avversione al bene. Lo si guarda, lo guardiamo, con fastidio, quasi con scandalo, come ad una cosa superflua, un accidente, una cosa buona per gli scout. Come se la pace nel mondo, la costruzione di un Paese più giusto e più umano non dipendesse ultimamente da noi, dal nostro essere un poco più buoni, dalla nostra iniziativa capace di costruzione positiva. Perciò, ragionavamo, dobbiamo difendere con forza la possibilità di bene senza cui nessun ?bene comune? è possibile.

Anche per queste ragioni, Vita, insieme alle 60 associazioni di primo e secondo livello del non profit italiano riunite nel Comitato editoriale, ha deciso di incontrare la politica sulla vicenda del 5 per mille, andando a Roma lo scorso 10 ottobre guardando in faccia Palazzo Chigi. Un incontro che presupponeva un?iniziativa e una fatica ?buone?, una dose residua di fiducia nella politica e nella sua capacità di ascolto. L?obiettivo era quello di chiedere conto dell?assenza, in Finanziaria, di qualsiasi riferimento al 2008 per una misura fiscale che nella prima edizione (dichiarazione dei redditi 2006) ha avuto il consenso attivo di quasi 16 milioni di italiani. Un trend in crescita: come scriviamo in questo numero, si stima infatti che nella dichiarazione dei redditi di quest?anno 70 contribuenti su 100 abbiano indicato una destinazione.

Ad ascoltare le ragioni del non profit, espresse da numerosi responsabili delle associazioni, il senatore Giorgio Benvenuto (presidente della Commissione Finanza), Giorgio Jannone (FI), Angelo Bonelli (Verdi), Maurizio Lupi e Luigi Bobba per l?Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà. E, per il governo, Alfiero Grandi (sottosegretario all?Economia) e il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero.

Il bello è che la capacità di dar conto delle nostre ragioni sino alla mobilitazione ?buona? di tanti presidenti e direttori, non solo ha ottenuto dei risultati concreti, come l?emendamento del governo che ripristina il 5 per mille nella Finanziaria 2008 (depositato mercoledì 17), ma anche culturali. Andate a pagina 7 di questo numero e guardate il sorriso di un Paolo Ferrero oggi davvero convinto di una norma che un anno fa aveva visto solo come una fastidiosa eredità del governo precedente.

«Non ho dubbi», ha detto il ministro, «la coesione sociale, che è il bene più necessario, prezioso, e che viene prima d?ogni sforzo statalista e di ogni politica sociale e redistributiva, la si incoraggia liberando energie dal basso e incoraggiando il rapporto tra i cittadini e le organizzazioni della società civile. Come fa il 5 per mille».

È proprio così, la coesione sociale, o come oggi s?usa chiamare, il capitale sociale, è questione di iniziativa dal basso, di iniziativa persino personale (sino all?indicazione di un codice fiscale). Un?iniziativa che si può incoraggiare o deprimere, guardare o ignorare, liberare o imprigionare. E questo sì, tocca anche alla politica e ai decisori.Ma oggi, il sorriso di Ferrero, ci rende più ottimisti.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA