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Aids: 33,2 i milioni di malati nel mondo

"Solo un paziete su tre oggi ha accesso alle cure", denuncia ActionAid, per un totale di 4,6 milioni di persone. E' di 42,2 miliardi di dollari il fabbisogno di risorse stimato dall'ong

di Redazione

”Rilanciare la lotta all’Aids” e’ la parola d’ordine con la quale nazioni ed addetti ai lavori si accingono a celebrare domani la Giornata Mondiale dedicata alla malattia. La scorsa settimana, UNAIDS (il Programma delle Nazioni Unite per combattere l’HIV/AIDS) e l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanita’), hanno presentato il rapporto epidemiologico 2007, da cui risulta – un po’ a sorpresa – una consistente riduzione delle stime sulla diffusione del virus dell’HIV nel mondo.
Secondo le nuove stime – rileva l’Osservatorio Italiano sull’Azione Globale contro l’AIDS, rete di 23 ONG italiane e internazionali impegnate nella lotta all’AIDS e nella lotta alla poverta’ attraverso l’attivazione di processi di sviluppo e di interventi umanitari – il numero di persone colpite dal virus nel mondo e’ passato da 40 milioni (nel 2006) a 33,2 (nel 2007 – 16% in meno). Le riduzioni piu’ consistenti si sono registrate in India, Angola, Kenya, Mozambico, Nigeria e Zimbabwe. La variazione delle stime rispetto allo scorso anno e’, in parte, dovuta all’efficacia dei programmi di lotta contro l’HIV/AIDS; ma la maggior differenza verrebbe dalla migliorata disponibilita’ di studi specifici sulla popolazione che hanno permesso di rendere piu’ precise – aggiornandole – le precedenti stime.
In particolare, in Kenya e Zimbabwe, dove anche le ONG Italiane dell’Osservatorio operano con ben sette progetti, la diminuizione dipende dal minor numero di nuovi casi, grazie alla riduzione di comportamenti a rischio, effetto delle campagne d’educazione e prevenzione. ”I nuovi dati – dichiara l’Osservatorio – sono certamente un indicatore che le risorse finanziarie fornite dal Fondo Globale per la Lotta all’AIDS, TB e Malaria; il PEPFAR (Piano di emergenza del Presidente degli Stati Uniti per la cura dell’AIDS ); la Fondazione Bill & Melinda Gates e i donatori bilaterali stanno cominciando a dare risultati positivi in alcuni Paesi. Sono anche il primo segnale di buon auspicio dopo anni di tentativi, e indicano la possibilita’ di rallentare se non addirittura arrestare la diffusione della pandemia ma, proprio per questo, non bisogna abbassare il livello di attenzione nei confronti della lotta all’AIDS”.
Come sostiene anche Peter Piot, Direttore Esecutivo UNAIDS, ”questi dati ci forniscono un quadro piu’ chiaro dell’epidemia di Aids, rivelandoci le sfide e le opportunita’. Senza dubbio stiamo cominciando a vedere il risultato degli investimenti: mortalita’ e nuove infezioni da Hiv sono in calo, ma bisogna aumentare gli sforzi per ridurre significativamente l’impatto dell’Aids nel mondo”.
Secondo l’Osservatorio Italiano sull’Azione Globale contro l’AIDS e’ necessario che tutti i donatori, pubblici e privati, non perdano di vista la realta’. Le stime indicano che nel 2007 oltre 33 milioni di persone nel mondo risultano colpite dal virus HIV, i nuovi contagi sono stati 2,5 milionI e oltre 2 milioni di persone sono morte di AIDS. L’Africa Sub-Sahariana rimane la regione piu’ colpita, con piu’ dei due terzi (68%) delle persone sieropositive a livello globale e piu’ dei tre quarti (76%) di tutte le morti da AIDS nel 2007. Inoltre, a differenza di altre regioni, in Africa Sub-Sahariana degli oltre 22 milioni di persone sieropositive la maggioranza sono donne (61%). Anche in presenza dei primi, positivi, segnali i Governi non devono abbassare la guardia! Per mantenere la promessa fatta a livello internazionale, di raggiungere l’obiettivo dell’accesso universale alla prevenzione, cura e terapia dell’AIDS entro il 2010, le risorse devono essere ancora incrementate, secondo quelli che erano gli impegni.
Soprattutto in Africa, dove l’epidemia e’ ancora forte ma nello stesso tempo e’ stato dimostrato che con gli sforzi opportuni si possono ottenere risultati concreti, mancano le risorse finanziarie per mantenere questo trend, per garantire attivita’ di prevenzione e medicine anche nelle aree piu’ periferiche e nelle zone rurali spesso, lontane dai servizi sanitari gia’ deboli. In particolare in queste aree, lo stigma dei gruppi vulnerabili e’ ancora fortemente radicato e la discriminazione delle donne e’ il problema di fondamentale importanza da affrontare per interrompere il ciclo degli eventi che alimenta l’epidemia. Bisogna quindi – avverte l’Osservatorio – maneggiare con cura i nuovi dati, frutto d’importanti successi nelle metodologie di conteggio e analisi statistica piu’ che indicatori di sconfitta dell’Aids.
“Se la comunita’ internazionale vuole mantenere l’impegno preso al vertice G8 di Gleaneagles di garantire l’accesso universale alle terapie entro il 2010 le cure per l’AIDS dovranno essere a disposizione di 13 milioni di persone e le risorse attualmente a disposizione per combattere la pandemia, consentiranno solo a 4,6 milioni di sieropositivi di poter accedere alle terapie antiretrovirali”. Questa la denuncia di Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, alla vigilia della Giornata mondiale della lotta all’AIDS che, forte delle stime delle Nazioni Unite rilancia: ”Servono 42,2 miliardi di dollari per garantire entro tre anni a tutti i malati la possibilita’ di essere curati e i governi hanno il dovere di mantenere gli impegni presi e di conseguenza rivedere al rialzo il loro impegno finanziario nella lotta all’Hiv”.
Dal 2000 al 2007 l’Italia ha impegnato oltre mezzo miliardo di euro nella lotta all’AIDS e grazie all’aumento progressivo dei finanziamenti, l’ammontare degli interventi in risposta alla pandemia e’ diventato il settore piu’ importante dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo italiano. L’84,6% delle risorse complessive e’ andato ad un unico beneficiario, il Fondo Globale, mentre la restante quota dell’aiuto e’ stata destinata ad interventi bilaterali in Africa Subsahariana, in particolare per Sudafrica e Kenya. Nel giugno 2007 – spiega ActionAid nel suo nuovo rapporto sull’AIDS.
”Ogni promessa e’ debito” – 97 paesi a medio e basso reddito hanno fissato piani nazionali per avvicinarsi all’accesso universale, ma e’ improbabile che i governi dei Paesi piu’ colpiti dalla pandemia potranno finanziare piu’ di un terzo di tutte le iniziative necessarie: il consistente ammanco di risorse, quindi, dovra’ essere coperto da risorse esterne. Nel 2007 – prosegue – l’Italia potra’ versare al Fondo Globale fino 410 milioni di euro, saldando debiti e pagando in anticipo il contributo del 2008. Sebbene il Global Fund dedichi il 55-58% delle risorse ad interventi in risposta all’AIDS, corrispondente al 20% della risposta globale alla pandemia, le sue attuali risorse restano insufficienti a far fronte ai nuovi bisogni finanziari. L’Italia, anziche’ aumentare il suo impegno in favore del Fondo, ha confermato quello degli anni passati. ”E’ sempre piu’ necessario che l’Italia predisponga uno strumento legislativo ad hoc che renda certo e prevedibile l’impegno preso dal presidente Prodi nel corso del G8 tedesco di 4 miliardi di dollari per la lotta alla pandemia nei prossimi 10 anni”
”Attualmente solo un paziente su tre ha accesso alle cure – continua De Ponte – e una delle cause di questa situazione e’ da ricercare nel costo dei farmaci: il prezzo di alcune terapie e’ sensibilmente diminuito, ma al contrario il prezzo dei farmaci di seconda linea, utilizzati con l’aumento della resistenza del virus, resta sempre molto alto”. L’ingresso nel mercato della concorrenza nella produzione dei farmaci generici – si legge nel rapporto di ActionAid – ha fatto ridurre di dieci volte il loro prezzo in un periodo di cinque anni: tra il 2004 e il 2006 il 63% dei farmaci antiretrovirali acquistati nell’Africa Subsahariana erano generici indiani, sudafricani o brasiliani.
Nonostante questo, pero’, il 97% dei farmaci salvavita di prima linea era generico, mentre per quelli di seconda linea il dato si ferma al 3%, poiche’ essi sono in gran parte protetti da brevetti che l’industria dei farmaci generici non puo’ acquisire. ”E’ necessario che il governo italiano sostenga il rafforzamento dell’industria di farmaci generici nei Paesi poveri – spiega Marco De Ponte – promuovendo partnership e trasferimento di tecnologie, anche attraverso il sostegno finanziario alle societa’ a partecipazione mista”.


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