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Sostenibilità sociale e ambientale

Bali: raggiunto l’accordo, ci sarà il Kyoto 2

Oggi, dopo 13 giorni di negoziato e una maratona notturna, i ministri degli ambienti e i delegati di 190 Paesi hanno definito a Bali una roadmap che apre la strada a un accordo senza precedenti

di Redazione

Ci sono state lacrime, scoppi d’ira, negoziati estenuanti, ma alla fine il risultato e’ stata raggiunto: la Terra oggi puo’ guardare al suo futuro con maggiore fiducia di ieri. Nella tarda mattinata ora locale, dopo 13 giorni di negoziato (uno in piu’ del previsto) e una maratona notturna, i ministri degli ambienti e i delegati di 190 Paesi hanno definito a Bali una roadmap che apre la strada a un accordo senza precedenti su come far fronte alla battaglia contro il surriscaldamento climatico. Quando i negoziati sembravano sull’orlo della rottura, gli Stati Uniti, che chiedevano un maggiore impegno ai Paesi in via di sviluppo, hanno fatto un’improvvisa marcia indietro: apparentemente convinti dal breve intervento della delegata di Papua Nuova Guinea, la delegazione Usa, guidata dal sottosegretario Paula Dobriansky e ormai rimasta assolutamente isolata, ha dato il via libera al documento. E La sala e’ scoppiata in un enorme applauso. Il documento finale, poco piu’ di tre fogli, non fa alcuna menzione a limiti obbligatori, ma contiene l’agenda e i principi che devono tracciare il cammino da qui al 2009, quando sara’ firmato un nuovo protocollo di Kyoto, che continui e sia piu’ ambizioso di quello attuale. Del resto la Conferenza sponsorizzata dall’Onu non aveva l’obiettivo di fissare misure stringenti, ma doveva definire obiettivi e tappe per i prossimi piu’ concreti negoziati. Il ‘Kyoto 2′, che sara’ negoziato nei prossimi due anni, sara’ firmato a Copenaghen nel 2009. Il nuovo trattato avra’ effetto a partire dalla fine del 2012. La ‘roadmap di Bali’ e’ stata approvata per consenso dai delegati dei 190 Paesi presenti. I tre blocchi opposti – gli Usa, l’Ue e le nazioni in via di sviluppo guidate da Cina e India- hanno alla fine attenuato le loro differenze per concentrarsi su alcune questioni chiave. Si sono accordati per attivare un ‘fondo di adattamento’ per aiutare i Paesi piu’ poveri, come le isole del Pacifico, che stanno gia’ patendo gli effetti del surriscaldamento climatico; hanno deciso di dare appoggio tecnologico e finanziario ai Paesi in via di sviluppo, in modo da aiutarli a ridurre le emissioni di gas responsabili dall’effetto serra; hanno riconosciuto indennizzi ai Paesi poveri perche’ tutelino il proprio patrimonio boschivo.


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