Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Attivismo civico & Terzo settore

L’età dei narcisi fragili

Pietropolli Charmet immagina come saranno gli adolescenti di domani

di Maurizio Regosa

E’ vero, come sostiene Tito Boeri, che le generazioni non si ?succedono?, ma coabitano anche a lungo. Ma pure è vero che cambiano. Impercettibilmente. Poco a poco, ma in maniera significativa. Vien da chiedersi: come saranno i ragazzi del 2018? «Se sarà confermata la tendenza attuale», spiega a Vita Gustavo Pietropolli Charmet, docente di Psicologia dinamica alla Statale di Milano, «saranno persone che valorizzeranno moltissimo la piena espressione del sé, preoccupandosi quindi del proprio talento, delle proprie capacità più che della sicurezza del posto di lavoro, del potere o del denaro». Vita: Una diversa scala di valori, quindi? Pietropolli Charmet: Sono i valori della modernità liquida, dove sembra essere stato sdoganato il narcisismo, cioè l?impegno e l?assunzione di responsabilità nei confronti del proprio sé, mentre sono passati in seconda linea gli obblighi anche etici nei confronti dell?altro. Può essere vista come una perdita di valori e di impegno, di socialità. Come una cosa molto comoda, egoistica. Vita: Si tratta di un regresso? Pietropolli Charmet: Non sono di questo parere. La famiglia tendenzialmente a figlio unico mette molto l?accento sulla cura, la protezione del cucciolo, l?ascolto del suo linguaggio, il tentativo di intuirne la vocazione. Tutto ciò fa capire al bambino che i suoi genitori preferiscono che lui sia se stesso e non che si metta in vendita o accetti sudditanze. Questo è molto evidente nella scuola, che i ragazzi non leggono in un?ottica etica ma appunto espressiva. Si chiedono: la scuola mi serve per realizzare me stesso? Per trovare la mia indole, per diventare una bella persona capace di esprimersi e realizzare la mia vocazione? Può essere interessante immaginare cosa voglia dire vivere in una società dove è un valore di riferimento il fatto di avere tempo per sviluppare il proprio talento. Vita: È una ricerca consapevole? Pietropolli Charmet: Sì, perché i modelli educativi incitano in questa direzione. Quelli precedenti facevano vivere la soddisfazione del sé come una colpa: i ragazzini vivevano per capire fino a che punto sottomettersi ai valori o ribellarsi dando sfogo a rabbia e contestazione. Di tutto questo nella generazione attuale non si trova neanche la più pallida traccia. Oggi il modello educativo è basato sulla relazione, sugli affetti, sull?obbedire per amore; si dà molta importanza al dialogo, alla contrattazione delle regole, alla libera espressione del sé, all?autonomia. Il che ha favorito la nascita di un nuovo soggetto, meno tragico, che chiede alla società di mettere a disposizione spazi per le esigenze del sé. Anche il lavoro è ricercato in funzione delle relazioni che offre, delle opportunità di realizzazione ? Vita: Però il volto dell?adolescente di oggi somiglia molto a una maschera indecifrabile. Ad esempio in Paranoid Park di Gus van Sant? Pietropolli Charmet: In quel film il fenomeno è radicalizzato, monumentalizzato, anche se è vero che gli adolescenti appaiono opachi, sfuggenti, agli occhi degli adulti. Il fatto è che vivono dentro la cultura del narcisismo, non sentono alcun obbligo di rendersi comprensibili all?altro. Sono chiusi nella loro prospettiva di sviluppo, come Narciso appunto. Sono solitari, hanno relazioni molto intense ma rare. Pensano a mettersi in scena, a intonare il loro canto in vista di un gran teatro sociale nel quale far apprezzare le loro doti. D?altro canto il fatto di non riuscire più a usare la propria esperienza per capire l?adolescenza attuale, mette gli adulti in condizione di dire: non li conosciamo, può darsi siano pericolosi. Vita: Come si concilia il mettersi in scena con la ricerca espressiva? Pietropolli Charmet: Quest?ultima avviene attraverso la ricerca dello sguardo dell?altro, lo sguardo di ritorno, il tentativo di suscitare la tenerezza rispecchiante che tanta parte sembra avere nel costituire la fiducia di base del bambino. Anche all?interno del paradigma narcisistico, è fondamentale la valutazione positiva dell?altro, magari non legata alle competenze ma alla bellezza della persona. Una bellezza che non è esclusivamente delle sembianze, ma dello stile, dell?eloquio, della movimentazione del corpo e della capacità empatica. Vita: Dobbiamo auspicare il consolidamento della società narcisistica? Pietropolli Charmet: Gli svantaggi della società autoritaria, edipica, fondata sul senso di colpa e sull?importanza dei valori e delle regole, li conosciamo: la nevrosi, il disagio della civiltà. Ma pure i vantaggi, cioè la sicurezza di base, il senso etico. Nella società narcisistica gli svantaggi sono pagati dall?individuo in termini di vergogna, di sentimento di inadeguatezza, di paura dell?invisibilità sociale, di una straordinaria sensibilità alle umiliazioni, alle mortificazioni. I disturbi della personalità e della condotta alimentare esprimono una sofferenza di tipo nuovo. È difficile dire se i giovani, liberati dal sentimento di colpa, soffrano meno. Devono sfidare meno l?autorità, sperimentare meno inibizioni, ma incappano in sentimenti di vergogna che fanno loro sperimentare particolari forme di fragilità. Vita: Non è possibile fare paragoni? Pietropolli Charmet: Sono paradigmi diversi. In fondo con la colpa bastava chiedere scusa e riparare: le cose si mettevano a posto. La vergogna invece non riguarda un?azione, ma la persona, che deve vergognarsi e quindi sparire. Ne sanno qualcosa le ragazzine che soffrono di disturbi nella condotta alimentare: si vergognano enormente del loro corpo. Forse il super io era più gestibile ? Vita: Quindi la comunità verrà vissuta in modo diverso? Pietropolli Charmet: È verosimile. Guardando anche al tipo di società che gli adolescenti mettono in piedi quando sono liberi. Mi riferisco a gruppi di amici, non a strutture costuite da adulti come può essere una classe. Tali gruppi sono molto democratici, fraterni, solidaristici. I valori che li governano mi sembrano positivi. Ma manca una leadership e una struttura decisionale, e quindi non possono fare niente. Sono tendenzialmente autoreferenziali e poco operativi. Da questo punto di vista ci potrebbero essere dei problemi nelle comunità di domani. Vita: E poi tra dieci anni sarà ancor più difficile intercettare i sogni degli adolescenti? Pietropolli Charmet: I genitori del 2018 saranno i ragazzi di oggi. È difficile prevedere che tipo di famiglia metteranno in piedi gli attuali adolescenti e quindi che relazione avranno coi loro figli. Saranno probabilmente genitori molto più affettivi che etici. Faranno più bambini e avranno più animali in casa.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA