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Leggi & Norme

Per noi cacciatori solo divieti. Sulle regole serve confronto

Intervista/ a Franco Timo (Federcaccia).

di Elisa Cozzarini

Cosa ne pensano i cacciatori delle norme che regolano l?attività venatoria in Italia? Ecomondo l?ha chiesto all?avvocato Franco Timo, presidente di Federcaccia, storica associazione venatoria, nata già nel 1900.
Ecomondo: Iniziamo dalla legge 157 del 1992: è adeguata?
Franco Timo: È un buon impianto normativo, ma ha ormai 16 anni e merita un aggiornamento anche se l?impostazione di base è ancora valida. Servono più che altro interventi chirurgici qui e là. In particolare va rivalutata la figura del cacciatore come gestore del territorio e della fauna selvatica. La legge 157, con gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) e i Comprensori alpini (Ca), stabilisce già uno stretto legame dei cacciatori con il territorio, che va ancora approfondito.
Ecomondo: Come?
Timo: Assieme agli agricoltori, i cacciatori sono i cittadini più presenti nelle campagne. Le conoscono bene e quindi possono essere utili per attività di protezione civile, ad esempio contro gli incendi. Non a caso Federcaccia ha di recente siglato un protocollo d?intesa con la Protezione civile. In dicembre abbiamo modificato lo statuto per sottolineare una volontà di collaborazione con le istituzioni. Questo impegno nel volontariato, secondo noi, dovrebbe essere inserito esplicitamente nella legge.
Ecomondo: Passiamo alle direttive europee, per cui l?Italia viene bacchettata dall?Ue.
Timo: Sulla gestione delle zone di protezione speciale (Zps) e la Rete Natura 2000 dovevamo muoverci da tempo, ma non come ha fatto ora il governo. Non siamo soddisfatti del cosiddetto decreto Pecoraro, che ha imposto divieti, obblighi, sanzioni di ogni tipo, senza venire a chiederci niente. Le regole devono nascere da un confronto, non devono essere imposte. Insomma, lamentiamo più che altro l?impostazione culturale, che ha ignorato la necessità di un maggiore coinvolgimento dei cacciatori e degli agricoltori.
Ecomondo: I calendari venatori sono spesso anticipati dalle Regioni in deroga alla legge nazionale: in quei casi i cacciatori vengono ascoltati.
Timo: Le deroghe sono uno strumento serio e come tale devono essere utilizzate. Vanno applicate rispettando la legge e non usate per permettere di cacciare specie non cacciabili.
Ecomondo: Federcaccia ha partecipato al recente tavolo di confronto con ambientalisti, agricoltori e Corpo forestale dello Stato contro il bracconaggio, giusto?
Timo: Sì, proprio perché intendiamo dimostrare la nostra volontà di collaborare per la tutela e il rispetto del territorio. Non siamo più la categoria carente e inadeguata degli anni 80. Siamo cambiati e l?Italia deve allinearsi al resto dell?Europa, dove i cacciatori vengono interpellati dalle istituzioni. Pensi che in Francia, appena eletto, il presidente Sarkozy ha voluto incontrare i rappresentanti dei cacciatori. Vorrà pur dire qualcosa…


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