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La legge Merlin compie 50 anni domani

Era il 20 febbraio 1950 quando il Parlamento italiano approvava la legge 75/58 che serrava definitivamente le porte delle 'case chiuse'

di Redazione

Cinquant’anni di prese di posizione, discussioni, manifestazioni; cinquant’anni di ‘pro e contro’, di conservatori, nostalgici e di proposte di modifiche; cinquant’anni di legge Merlin insomma, che proprio domani compie mezzo secolo. Era il 20 febbraio 1958, infatti, quando il Parlamento italiano approvava la legge 75/58 che serrava definitivamente le porte delle ‘case chiuse’. Prima firmataria Angelina (detta Lina) Merlin: veneta, classe 1887, insegnante scolastica, socialista e antifascista, eletta nell’Assemblea costituente, unica donna tra gli scranni del Senato nella prima legislatura repubblicana. Con quell’idea di importare la battaglia di Marthe Richard, l’ex prostituta che guidò in Francia la crociata contro le ‘maisons closes’ d’oltralpe. “E’ vietato l’esercizio di case di prostituzione nel territorio dello Stato e nei territori sottoposti all’amministrazione di autorità italiane”; “le case, i quartieri e qualsiasi altro luogo chiuso, dove si esercita la prostituzione, dichiarati locali di meretricio dovranno essere chiusi entro sei mesi”, dettavano gli articoli 1 e 2 firmati dalla Merlin. Finiva il ‘meretricio di Stato’, una rivoluzione per i costumi culturali e sociali dell’Italia alle porte del boom economico. La legge, in verità, entrò in vigore solo sette mesi dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica: alla mezzanotte del 20 settembre di quell’anno chiudevano oltre 560 luoghi di piacere in tutte le regioni. Molti si riconvertirono in enti di patronato per l’accoglienza ed il ricovero delle ex-prostitute, altri cambiarono nome e insegna ma non la sostanza delle attività. Per i più, però, la chiusura dei ‘casini’ non fece che spostare quegli affari sulla strada e assecondare il dramma legato al traffico della prostituzione.


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