Welfare & Lavoro

Dipendenze: la riabilitazione lampo? Una bufala

Parla Pier Paolo Pani, psichiatra e presidente della Societa' italiana tossicodipendenze (Sitd)

di Redazione

Dieci giorni in una clinica a ‘cinque stelle’ per disintossicarsi dalla droga e tornare alla vita di prima. Cercando di cancellare i danni psicofisici che cocaina o eroina hanno provocato sull’organismo e illudendosi che tutto cio’ possa durare a lungo. E’ la chimera che molti personaggi famosi rincorrono nel tentativo di riprendere in mano la loro vita: ma una spiaggia, un’equipe medica disponibile 24 ore al giorno e un personal trainer per fare yoga e rilassarsi, “non bastano per poter affermare che si e’ usciti dal ‘tunnel’ della dipendenza da droga. Gli effetti a breve termine possono sembrare miracolosi, ma e’ come se si fosse tornati da una villeggiatura extralusso: le tentazioni rimangono comunque dietro l’angolo”. Parola di Pier Paolo Pani, psichiatra e presidente della Societa’ italiana tossicodipendenze (Sitd). In queste settimane si moltiplicano sui tabloid di tutto il mondo le notizie e le immagini di ‘vip’ ricoverati in strutture per la riabilitazione da mille e una notte in Australia, Stati Uniti o Inghilterra: dalla celebre cantante britannica Amy Winehouse, che appare ‘rinata’ dopo soli 20 giorni di terapia in una clinica di Londra, alle decine di attrici e attori, da Mel Gibson alla giovane Kirsten Dunst, protagonista di ‘Spiderman’ e ‘Maria Antonietta’, che di loro spontanea volonta’ hanno bussato alle porte di chi promette loro una nuova vita, quasi fosse una moda quella di passare un po’ di tempo in una di queste avveniristiche cliniche. E dall’Italia anche Lapo Elkann, dopo il ricovero in ospedale per overdose, ha preferito trasferirsi in Arizona, dove un team di dottori iperspecializzati lo ha accolto in una struttura segretissima dove il giovane rampollo e’ stato ‘rimesso a nuovo’. “Innanzituttto bisogna dire che l’Italia – dice Pani all’ADNKRONOS SALUTE – non ha nulla da invidiare agli altri Paesi quanto ad assistenza per i tossicodipendenti: esistono infatti 530 strutture pubbliche ‘ad hoc’ distribuite su tutto il territorio nazionale, oltre alle comunita’ terapeutiche e ai centri residenziali. E questa e’ una cosa che non tutti possono permettersi di offrire ai cittadini gratuitamente”.

“Un altro elemento da considerare – aggiunge l’esperto – e’ che l’efficacia dei trattamenti di riabilitazione e’ proporzionale al tempo che si dedica loro. Avere fretta e pensare di uscire dal problema in una manciata di giorni e’ un’illusione, soprattutto se si pensa che per la cocaina, oggi la droga piu’ diffusa, non esistono ancora interventi farmacologici ‘ad hoc’, al contrario di quanto avviene per la dipendenza da eroina, trattata da anni con successo con il metadone e la buprenorfina”. Pani sottolinea che ”la tossicodipendenza e’ una sorta di ‘malattia del ricordo’: davanti a situazioni di stress o anche all’offerta di droga, spesso un eccesso di sicurezza costituisce l’elemento critico nel facilitare la ricaduta che annulla gli sforzi fatti. Non a caso, quando abbiamo un paziente in cura col metadone, prima di diminuire le dosi gli domandiamo quante cose sono cambiate nella sua vita e da quanto tempo, e soprattutto se di notte sogna di usare l’eroina, se si ricorda ancora i suoi effetti”. Ma uno degli ingredienti di un trattamento per la dipendenza da sostanze – ed e’ per questo che le cliniche di lusso per il ‘rehab’ hanno un tale successo – e’ “la distrazione dagli stimoli che richiamano il pensiero della droga: allontanarsi per un po’ dall’ambiente dove si vive e si e’ entrati in contatto con la sostanza – dice Pani – evitando di incontrare quel ‘giro di amici’. Questo puo’ contribuire ad attenuare il rischio di ricaduta di una persona motivata a interrompere l’uso. C’e’ bisogno di tempo e di interventi terapeutici per affrontare il problema della dipendenza: una decina di anni fa usci’ un metodo, chiamato ‘Urod’ (Ultra Rapid Opioid Detoxification), che prometteva di accorciare i tempi della cura, utilizzando l’anestesia generale e in contemporanea la somministrazione di farmaci. Costava circa 20 milioni e molti, vip e non famosi, corsero a farlo: tanti soldi e tanti fallimenti. Non bisogna credere ai sistemi che illudono di poter tagliare i tempi di un percorso che, per sua natura, e’ lungo e difficile”. Il consiglio dell’esperto e’ dunque quello di rivolgersi alle strutture pubbliche, “evitando ‘viaggi della speranza’ all’estero”. E senza aspettarsi miracoli.


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