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E adesso la Cina importa la legge Basaglia

Il 13 maggio 1978 la legge Basaglia, prima al mondo, ha chiuso i manicomi d’Italia. E ora festeggia i suoi trent’anni ripartendo dalla Cina

di Sara De Carli

In Cina ci sono 18 milioni di malati mentali gravi. Nel 2006, secondo la China Disabled People?s Federation, ne sono stati presi in carico 3.480.000 (2.743.000 del 2005): solo il 52% è stato coinvolto nella vita sociale. Secondo Wu Wenyuan, psichiatra di Shangai, nel 2005 solo lo 0,63% delle richieste agli ospedali cinesi riguardavano la salute mentale. Le linee guida approvate nel 2004 mirano a creare un punto salute mentale nel 70% delle municipalità entro il 2010, e raggiungere il 50% dei malati. www.cdpf.org.cn

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La legge Basaglia, che il 13 maggio 1978, prima al mondo, ha chiuso i manicomi d?Italia, festeggia i suoi trent?anni partendo alla conquista della Cina. A giugno infatti sarà siglato un accordo per un progetto di cooperazione fra Trento e Pechino, che prevede di sperimentare a Haidien, un quartiere della capitale, il modello trentino del ?fareassieme? per superare gradualmente il manicomio e sollecitare il protagonismo dei malati e dei loro famigliari. Il colpo di fulmine risale all?estate scorsa, quando il Dsm di Trento e il movimento Le parole ritrovate portarono a Pechino 208 tra malati, famigliari, operatori, con un viaggio-testimonianza in treno. «Sono stati subito molto interessati» ricorda Renzo De Stefani, direttore del Dsm di Trento. «Anche perché nel 2004 la Cina ha approvato delle linee guida che prevedono di superare la logica dell?ospedale in favore di un sistema territoriale. Però gli manca il know how». E così la collaborazione ha mosso i primi passi, con una delegazione italiana andata in Cina a febbraio per conoscersi meglio. In Cina i malati mentali si curano nei manicomi e in reparti ad hoc degli ospedali. Come tutte le prestazioni sanitarie, anche queste sono a pagamento o coperte da assicurazioni private. «I manicomi che abbiamo visto hanno fra i 100 e i 500 posti, con stanze a due letti», dice De Stefani. «Non ho mai trovato un paziente intontito dai farmaci e ci sono anche alcune attività riabilitative come il lavoro e il karaoke. Manca la rete territoriale, però ho avvertito un clima culturale positivo, disponibile al cambiamento». [..]

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