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Legge Merlin: la Santanchè chiede un referendum per abolirla

La richiesta depositata oggi dalla portavoce della Destra in Cassazione per "abolire la nuova schiavitù del nostro tempo"

di Redazione

“Questa e’ una battaglia doverosa, per il nostro Paese, contro la nuova schiavitu’ del nostro tempo”. Con queste parole il portavoce della Destra, Daniele Santanche’ presenta l’iniziativa referendaria per l’abolizione della legge Merlin sulla prostituzione, il cui quesito ha appena depositato in Cassazione.
Una battaglia per la quale chiama a raccolta personalita’ e movimenti trasversali: “Oggi stesso -annuncia- avvieremo i contatti con il ministro dell’Interno, con tutte le forze politiche, con le associazioni e con i comitati di quartiere delle varie citta’, perche’ questa non e’ una battaglia di parte o di partito ma e’ una battaglia del popolo, di tutti gli italiani che sono stufi di avere sotto le loro case questo spettacolo e di tutte le donne che sono stufe di questa nuova forma di schiavitu’, che vede molte minorenni e quasi sempre cittadine non italiane, sul cui corpo campano sfruttatori che guadagnano fino a 10-15 mila euro al mese”.
Denuncia la Santanche’: “sul tema della prostituzione, nel nostro Paese si fa troppa ipocrisia. La legge Merlin ha oramai 50 anni e la mappatura della prostituzione e’ oggi completamente diversa rispetto a quella di allora. Le istituzioni e la politica hanno finora dimostrato di essere totalmente ipocrite, parlando di sicurezza come emergenza del Paese e poi rifiutandosi di risolvere un problema come quello della prostituzione che e’ fondamentale per la sicurezza dei cittadini”. La portavoce della Destra non nasconde che “questa battaglia referendaria e’ molto coraggiosa perche’ non manchera’ di dividere l’opinione pubblica. Ma dobbiamo smettere di stare dalla parte dei furbi per cominciare a stare dalla parte dei giusti”.
Intanto sono 8 le proposte di legge depositate in Parlamento dall’iniizo della legislatura per fermare il traffico della prostituzione: cinque alla camera e tre al Senato. Il Pdl ne ha depositate quattro, 3 sono della Lega, una del Pd. In alcuni dei provvedimenti di legge a prevalere e’ la filosofia del pugno di ferro, come nella proposta presentata dal deputato del Pdl Tommaso Foti, secondo il quale “le proposte volte a riaprire le case chiuse non sono da prendere in considerazione, restando validi i presupposti che nel 1958 spinsero il legislatore alla loro chiusura”. “Si tratta oggi di promuovere una iniziativa legislativa -aggiunge Foti- che combatta seriamente la prostituzione attraverso norme di tipo repressivo. Repressione che, oltre a perseguire e punire veramente lo sfruttamento, impedisca non solo a chi pratica la prostituzione, ma anche ai clienti che la alimentano, il perpetrarsi dello spettacolo degradante ‘della strada’”.
Nella scorsa legislatura le pdl sulla prostituzione erano state 13. E avevano spaccato il Parlamento tra ‘legalizzazione’ e tolleranza zero. Anche tra le file del centrosinistra c’era chi prevedeva addirittura il carcere per i clienti delle prostitute, come il trentanovenne bolognese Alessandro Naccarato, convinto sostenitore di una battaglia senza quartiere contro la prostituzione. Il parlamentare ulivista alla sua prima legislatura proponeva che divenisse fuorilegge sia l’esercizio della prostituzione in luoghi pubblici o aperti al pubblico, sia la richiesta di prestazioni sessuali in cambio di denaro.
Le sanzioni pecuniarie arrivavano, nella proposta di Naccarato, fino a 5mila euro per entrambi i ‘contraenti’, e per il cliente c’era anche il sequestro dell’auto per 3 mesi. La mano si faceva piu’ pesante se il cliente aveva a che fare con una minorenne o con una persona extracomunitaria non in regola: carcere da uno a tre anni e fino a 50mila euro di multa. Naccarato e’ stato rieletto, ma, almeno per ora, la sua pdl sulla prostituzione non e’ stata ripresentata. La Lega, con la proposta depositata da Carolina Lussana, dice di no all’esercizio della prostituzione in luoghi pubblici o comunque aperti al pubblico, ma la consente nelle abitazioni private. “Ne discende -spiega Lussana- che non sono piu’ punite le case di tolleranza”. Molto importante, per l’esponente del Carroccio, e’ la parte che riguarda i controlli sanitari, su richiesta delle persone che esercitano l’attivita’ di prostituzione, ma anche quelli obbligatori, con cadenza semestrale. Poteri “importanti”, infine, sono demandati alle Regioni, alle quali e’ affidato il compito di disciplinare i progetti e le misure di sostegno a favore delle persone che vogliano chiudere con la prostituzione. La prostituzione, propone la senatrice del Pd Donatella Poretti, sia riconosciuta some attivita’ lavorativa e come tale sia tassata. Ma chi esercita deve rispettare precise norme igieniche e sottoporsi a controlli sanitari. Inoltre, sono indispensabili regole di sicurezza per i locali in cui si esercita.


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