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Politica & Istituzioni

Prostituzione, Apg XXIII: no alle case chiuse in formato cooperativo

Riceviamo e pubblichiamo la presa di posizione dell'associazione Papa Giovanni XXIII a seguito delle dichiarazioni di Daniela Santanch

di Chiara Sirna

L?Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, in merito alle dichiarazioni dell?on. Santanché pubblicate oggi sul quotidiano Libero espone quanto segue:

?Restiamo costernati dalla notizia apparsa oggi secondo la quale l?on. Santanché avrebbe individuato una soluzione al dannoso problema della violenza sessuale della donna sfruttata sulle strade della prostituzione, con la riapertura delle case chiuse.
La nostra comunità già più volte, con fermezza, si è espressa e continua a dichiararsi nettamente contraria a questa ipotesi che non è una soluzione al problema sottendendo invece un compromesso che disorienta e si presta ad essere usata dalle persone senza scrupoli, fragili o disperate. Tipologia di individui sempre più diffusa nell?attuale contesto sociale.

Si tratterrebbe di opporre alla violenza una specie di pseudo-legittimazione della stessa, alimentando atteggiamenti non civili, disonesti, non rispettosi dell?altro. Stupisce che in un momento di generale disagio e di sfiducia nei confronti dello Stato, da parte di chi rappresenta le istituzioni si pretenda di contrapporre ad un male un male ancora più grande perché la legittimazione del mercificio non può che produrre ulteriori e dilaganti forme di violenza.

Vendere il proprio corpo per denaro è comunque una grandissima offesa alla dignità della persona che è sempre una, sacra, inviolabile, indipendentemente dallo stato sociale e dall?etnia di appartenenza. Le leggi vigenti e l?inasprimento di quelle volte a colpire la domanda potrebbero, se applicate con vigore, fronteggiare e abbattere il dilagare di un fenomeno gestito dalla criminalità organizzata.
La proposta, pertanto, di riaprire la case chiuse non offre a nessuno la possibilità di un lavoro rispettabile ed onesto alimentando invece umiliazioni, mortificazioni, pericoli e rischi di ogni genere anche gravi. Mette inoltre in crisi il senso della famiglia già indebolito per la caduta di valori che la nostra società registra.

Inoltre viene da domandarsi con quale criterio sarebbero da individuare le figure femminili che dovrebbero prestarsi a tali atti, comunque di sfruttamento, e chi ne sarebbero i fruitori: i mariti, i single, gli anziani soli o i giovani così fragili e bisognosi di certezze?
Pertanto chiediamo all?on. Santanché e a tutti coloro che sostengono la sua tesi di riflettere su tali proposte, non rispettose di una moderna società civile e del dovere che questa ha di legiferare per la continua crescita della persona?.
– Per l?Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Il Responsabile Generale
Giovanni Paolo Ramonda

– Per l?Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
L?animatore Generale del Servizio Antitratta
Roberto Gerali


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