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Lettera aperta del Naga sulla prostituzione

"A volte la prostituzione è semplicemente un lavoro, ma certo occorre dare un'alternativa a chi la desidera", dice il Naga

di Redazione

Siamo un?unità di strada che da anni si occupa di prostituzione, incontriamo in uscite settimanali ?sul campo? sia donne che transessuali, e attuiamo interventi di informazione e sensibilizzazione sanitaria e legale. Desideriamo esprimere il nostro disaccordo per come l’argomento viene trattato ed inserito in ipocrite campagne moralizzatrici.

Riteniamo sbagliate sia la criminalizzazione delle persone che si prostituiscono sia la loro riduzione a vittime. Siamo consapevoli che molte donne sono oggetto di sfruttamento sessuale e tratta – fenomeni senz’altro da contrastare – ma teniamo a sottolineare come la prostituzione non si configuri in tutti i casi come una costrizione. Vi sono persone che consapevolmente e liberamente scelgono di prostituirsi e non per questo devono essere criminalizzate.

La vera questione morale, se di morale vogliamo parlare, è quanto la “scelta” risulti indotta dalla mancanza di reali alternative per persone senza permesso di soggiorno, provenienti da paesi dove è molto difficile sopravvivere e dove, come nel caso delle transessuali, vi e’ discriminazione anche solo per l’aspetto fisico. Ciò che si vuole a tutti i costi far apparire come una pericolosa devianza o una degradante coercizione, per molte infatti è solo un lavoro, a volte scomodo, spesso rischioso e faticoso, ma un lavoro.

Allontanare dagli occhi queste presenze per salvaguardare il decoro delle nostre città non può che condurre allo spostamento del fenomeno altrove. La prostituzione non svanirà ne’ con la criminalizzazione dei clienti ne’ delle prostitute; ed eventualmente evolverà, adattandosi al mutato contesto sociale. Si sposta il problema, si nasconde come polvere sotto a un tappeto, si preferisce un? ipocrita ?pulizia? di facciata piuttosto di affrontare le vere questioni: contrastare la criminalità che sfrutta la prostituzione e le bande che rapinano, superare lo stigma sociale che emargina nonché eliminare i molti soprusi che subiscono da ogni parte.

La vera sfida non sta nell’alzare muri sempre più alti, bensì nell?accettare che esistono modi diversi di vivere, nel dare un?alternativa per chi la desidera e nel consentire la possibilità di scegliere, senza ipocrisie ne’ discriminazioni.


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